Asparago violetto, zucchina trombetta e carciofo spinoso. Il mondo di Marisa Parodi Montano

Asparago-violetto-di-Albenga

Ceriale. Confine territoriale, la passione della spiaggia spostata di qualche centinaio di metri e un incedere di serre, salvezza e cruccio per decine di agricoltori che in questa terra hanno trovato una forma distesa di ragione sociale. Luoghi adatti per svernare, dove le rughe mantengono il proprio tenore e l’avvizzire è più tra gli alberghi e i giochi condivisi che nella realtà convenzionale dell’inverno nel mite. Lusinghe audaci si disperdono presto nell’idea di consumo, nei volti abbronzati e nell’incapacità di andare oltre il rilucere del sole. In luoghi come questo, la ferrovia è un punto di non ritorno, qualcosa che spacca, che mantiene nascosta e che nella manifestazione non cede mai a se stessa. Dietro ci sono le orchidee ammansite e una cattività “di chi s’arrende per poco”, perché in questa Riviera delle Palme, che disseppelisce facilmente il formidabile contemporaneo, sotto forma di colori e sapori, persone come Marisa Parodi sono il fondamento del mio lavoro e di qualunque lavoro.

I suoi suoceri (Bruno e Franca) hanno sempre lavorato la terra e continuano tutt’ora a lavorarla in maniera indefessa, lasciando per strada il tempo della sapienza, rivolgendosi agli occhi e trasformando le credenze in qualcosa di conservativo e rispettoso. Negli anni ’80, quando l’asparago violetto era rimasto solamente un ricordo post-bellico di un’infanzia senza necessità al margine, Bruno ha ricominciato a coltivarlo nell’indifferenza di paesi, associazioni e gastronomi. E così l’ha portato a fondo, l’ha trasmesso a suo figlio e a sua nuora e ha continuato imperterrito a fare quello che ha sempre fatto. Anche negli sconforti e nelle assenze.

Marisa, che è diventata un’agricola per necessità, si è ritrovata con un’eredità da non poter tradire. Ha trovato in Daniele il compagno giusto e, insieme, stanno provando a dare una sferzata ad una comunicazione restia e ad un associazionismo che non vuol vedere il candido, refrattario nelle sue rughe e intemerato nella percezione del commercio. In pochi han seguito il Presidio, perché della vendita, in queste terre di turisti e abitudinari, non ce ne è mai stato bisogno. Quei pochi chef, punti a vaghezza, son andati direttamente in campo. Dalla Francia alla riviera, le zucchine di Marisa son arrivate fino a Parigi.

Un vivaio della zona ha trovato il gene alchemico, quello resistente, quello che può essere venduto solo in piantina e non in seme. Sterili, le trombette hanno un accrescimento rapidissimo, vengono appese in serra con fili pendenti dall’alto e ramificano per diversi metri sul “pergolato”. Primavera, il fiore di zucca inizia a chiudersi e le zucchine ad essere raccolte. Dolcezza rara, morbida, anche cruda, perfetta appena scottata, è una zucchina senza ritorno, difficile da spiegare, Marisa per mantenerne al meglio l’integrità utilizza l’atmosfera modificata, accortezza per un cliente assente.

“Pieno campo e sotto terra” vengono lasciati per l’asparago. Colore bianco, coltura del verde. Tre anni per la piena produzione, turioni evidenti, sfumature viola, genetica unica. Non ci sono importazioni transalpine, questa era una specie selvatica fuoriuscita dalla sabbia vicino al mare e messa a dimora. Addomesticamento di un colore. Più di tre mesi di raccolta manuale (senza nemmeno la vanghetta) e un prodotto estremamente delicato che, nonostante un cromatismo da talent show, è incredibile: cotto e crudo. Il resto sono abbinamenti che riguardano l’azzardo o la tradizione più da blog di cucina che da peripatetiche lezioni sull’ecumene.

Il resto lo fanno i carciofi spinosi, amarognoli e dolciastri, le fave povere, da merenda e brezza, e quelle erbe officinali che da queste parti non possono mai mancare.

Qui è tutto un susseguirsi di violetto tendente al viola, l’asparago, il carciofo, la borragine, non c’è una poesia d’accatto per spiegare il tutto, c’è solo il mostrarsi di un territorio attraverso un colore, attraverso quel fare ligure poco conosciuto, del quale Marisa, Daniele, Bruno e Franca sono un’origine prima che un’appendice, un fare silenzioso e timido di porsi dietro la vendita a tutti i costi, di incidere attraverso il luogo e attraverso la brama di spingersi fino a qua, in questa Liguria da lacrime agli occhi e da artigiani abissali che hanno interiorizzato la maniera dell’antitesi per opporsi a tutti i luoghi comuni che perseguitano (in molti casi a ragione…) questi abitanti. Perché il verosimile si combatte con la verità…

(foto crediti: Slow Food)

AZIENDA AGRICOLA MONTANO

VIA PRAE 1

CERIALE (SV)

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