Bibite territoriali e un non luogo… Matteo Borea e Pierangelo Rossi

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Albenga. Quella terra di mezzo che è più residenza che vacanza, volti scanzonati che si riconoscono per le strade e raccolte fondi che guardano il turista e lo vedono più restio a rimanere. Questo è il classico paese di caruggi e persiane verdi ma con un’identità più protetta, meno abbandonato alle spore della conquista e ancora meno al grido del miracolo come forma di apertura al mondo. Adesso che i milanesi si son stancati di riportare a casa il ragazzo selvaggio per dirozzarlo a dovere e farlo scoprire al mondo, luoghi come Albenga rimangono meno manifesti, più vocati a mostrare chieste stupefacenti, giardini immaginifici e cieli poco tersi. I negozi han deciso di non vendersi l’anima dall’ingresso e così le insegne che li rappresentano mantengono tutte lo stesso stilema, un po’ storico e un po’ rispetto. La spiaggia è un’attrazione che si è persa, che è stata schiavismo e che adesso è segregazione. Per conservare dignità e non identificarsi sempre con il pezzo di focaccia da portare a casa a fine weekend per gli strilli di una cena tra borghesi esausti, Albenga (ma andrà nel capitolo secondo: La Vendetta ndr) ha mantenuto ancora uno straordinario artigianato di sistema e di territorio. Qui in mezzo è rimasto anche spazio per qualche novità.

Matteo Borea è cresciuto tra gli aromi del caffè dell’azienda di famiglia. Suo cugino Alessandro è tostatore ed esecutore, lui si è sempre occupato del commerciale, del contatto con i clienti e di una comunicazione che potesse trovare nella gioventù l’appiglio giusto. Così, insieme all’amico Pierangelo, ha provato a mettere giù un progetto. Han girato un po’ di fiere per proporre dei cocktail a base di basilico. Sostituto della menta, limone, zucchero di canna et voilà.

Problema: a Genova ci avevan già provato e il naufragio non s’era fatto attendere. Bisognava trovare qualcosa di meno frammentario, di meno aleatorio. Bisognava puntare su piacevolezza e conservazione. Pierangelo con la sua azienda di piante aromatiche e di piante erbacee diventava il trait d’union fondamentale tra la tradizione agricola di questo luogo immaginifico e la contemporaneità del bartender.

Avevano bisogno di una bevanda sorprendente, di qualcosa di legato al luogo, senza troppi convenevoli ma con un interesse subitaneo. E così il basilico. Prescindendo dal nome Basilichito, che richiama un mondo di spiagge e di pettorali scolpiti a cui non sono mai stato avvezzo, l’idea erompe comunque dal taschino. È interessante. Fuoriesce da quell’artigianato di farinate e grassi idrogenati. Mettere in piedi la produzione è un mestiere da sguardi diversi e così hanno trovato un laboratorio chimico che gli mettesse a punto gli estratti alcolici e un’azienda che gli completasse la lavorazione e gli imbottigliasse il prodotto finale. Uno sparkling leggero e una conservazione troppo conservata. Bei profumi, come in tutte le loro bibite, in bocca gli acidi e gli agrumati a volte coprono troppo. Ma la suadenza contemporanea è a posto.

Le erbe officinali di Pierangelo han portato alla creazione di un altro paio di bevande, la salvia e il timo (aromatizzate con arancia e pompelmo), fresche e un po’ complesse da portare a fondo senza contesto, mentre i chinotti di Parodi han messo in piedi probabilmente la bevanda più interessante del lotto. Trasparente, senza caramello, fragrante ed estremamente piacevole. Qualcosa di diverso da cui partire alla ricerca di un mestiere e di una strada propria…

Matteo ha da poco aperto un caffè in centro al Albenga, dove, attraverso la somministrazione di bibite e caffè specialty, spera di riuscire a segnare una strada nella degustazione e nella ricerca di una qualità al di là dell’abbronzatura. Il tempo potrebbe pendere per una professione e per un artigianato… sospensione del giudizio e moto ventoso…

BOREA E ROSSI

VIA VITTORIO VENETO 13

ALBENGA (SV)

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