Prosto. Frazione di Piuro. Valchiavenna. Vicino al confine con la Svizzera. Appena prima della cascata dell’Acquafraggia. Pochi kilometri dopo Chiavenna, poco dopo l’acciottolato a ridosso della montagna, dove terminano i turisti e i curiosi. Torchi, palazzi antichi, stalle, ponti e pietre ollari come indice di un luogo che il buio del fondovalle si prende a sé per sette mesi l’anno. Un fiume arrotondato. Delle vette intorno che non soddisfano nemmeno più in stagione, delle facciate tenui e un continuo decadere di sassi, pietre e muri. Prosto è di una bellezza indefessa, al di là della strada principale, nascosto, tra vecchi conventi, mulini e chiese, rimane un luogo inesausto di quattro case che al posto di un borgo tiran fuori l’immagine della perdizione. È tutto estremamente placido ed estremamente manicheo. Da un lato villette e la contemporaneità del colore, dall’altro un anacronismo dove il tempo si è fermato e dove un’unica bottega ha provato a catturarlo per sempre.
Simonetta e Monica Del Curto lavorano sotto volte antiche dove giravano le macine e dove ancora l’affaccio da finestrelle di clausura riporta al bosco e al bosco solamente. In quella candida prigione estiva da cui i pascoli familiari sono un ironico richiamo e in quel candore invernale dove il soffice, il freddo e il languore fermano qualunque tipo di avversità. Ecco, lì dentro, le due sorelle hanno deciso di continuare la tradizione della famiglia (da parte di zia) ed impastare e tagliare a mano i biscottini di Prosto, una delle leggende locali con più imitazioni.
Monica e Simonetta si alternano tra il banco e la pasticceria, hanno una conoscenza necessaria e non vanno mai al di là della critica. I loro prodotti sono tre e resteranno tre, nonostante le possibilità estreme di una passione nascosta. La terza sorella continua il lavoro dei genitori, vacche da latte, pascolo, alpeggio e azienda agricola invernale. Loro, un po’ per scelta un po’ per bisogno, han creduto che il biscotto potesse avere ancora tre ingredienti e da lì, senza quelle sovrastrutture aromatiche da pasticciere edotto, non si sono mai mosse. Biscotto di Prosto (farina, zucchero e burro, senza uova), torta Fioretto e dei cookies con aggiunta di uvetta. Il resto è rivendita di prodotti altrui.
La Fioretto è una pasta di pane fatta lievitare ulteriormente con aggiunta di zucchero e burro e ricoperta da finocchietto selvatico, aromatica, mattutina, assolutamente umida, una versione rivisitata della classica spugna chiavennasca e rimessa in piedi con coerenza e capacità. Un burro bavarese fa il resto. Soprattutto nei biscotti, pressoché perfetti. Puliti, friabili, croccanti, pieni, senza aromatiche, perfettamente contestuali. Come deve essere un biscotto, senza falsificazioni e e mitologie su speciali cotture “crudiste”. Qui si esplica il racconto di Simonetta, la sorella maggiore, colei a cui è stato tramandato quel verbo che ogni tanto si trasforma in macigno. Il tempo è scandito dagli impasti a mano, da quelle volte ridipinte che riportano ad un passato molitorio, a quella finestrella diafana in mezzo al fondo valle, dove a novembre forse affacciano i caprioli. E così, lì a Prosto, in mezzo agli amanuensi contemporanei, sempre in grado di contraffare qualunque prodotto crei un minimo di interesse, due sorelle continuano silenti una tradizione senza troppe domande e senza troppi giri di parole…
BISCOTTI DI PROSTO
VIA DELLA CHIESA 3 PROSTO
PIURO (SO)