Cascina Battivacco: il riso di Milano… Lucia Nordio e Angelo Fedeli

battivacco

Milano. Quartiere Barona. Dove l’edilizia popolare ha cominciato col mangiare qualche campagna, ha riempito i pomeriggi dei ragazzi, ha creato associazionismo, si è dovuta difendere dalla delinquenza e si è presa in carico il mesto compito di tenere le campagne ancora più lontane. Qui in mezzo, per caso, è difficile arrivarci, magari una passeggiata pomeridiana, così, per annusare un po’ di libertà del Parco Agricolo Sud Milano, per dimostrare come una delle città più agricole d’Italia (se non la più agricola) possa aver perso, nel tempo, quella condivisione, quel sistema-cascine visto da lontano come il passato, con cui barattare una conquista futurista e metropolitana dove non sentire più il peso delle distanze e dei silenzi. Qui gli olezzi delle stalle permangono stantii, son sparite le marcite, stan sparendo i fontanili, le stalle rimangono sempre legate ad un’estetica del nascondimento e Cascina Battivacco indugia come espressione poetica di un luogo domenicale e prosaica di un luogo che non ha sofferto l’abbandono ma la normalità della burocrazia.

Angelo Fedeli e sua moglie, Lucia Nordio, stanno provando a portare il più lontano possibile quella cascina a corte, simbolo di una Pianura Padana mai stata così esigente e dimentica insieme. La famiglia di Angelo viene dal lodigiano e si stabilisce alla Battivacco a metà degli anni ’60. La cascina era ancora un sistema, l’allevamento è entrato gradatamente, riso, foraggere, marcite erano la base della sussistenza, l’aia aveva ancora un senso sociale. In questi luoghi di ameno c’eran solo le feste, qui il riso era un cultura, una coltura e un’abitudine che non poteva essere disattesa. E così il tempo ha guardato oltre e Angelo ha trovato in Lucia quella necessità estetica di sopravvivenza.

Il riso lo si fa da sempre e da sempre sono continuate quelle varietà originarie che hanno portato la Pianura alla soglia delle legislazioni, a quelle possibilità di fare Carnaroli con scibile più ampio e amidi più stabili. Ecco, su questo Angelo non transige, si guarda all’origine, all’Arborio, al Baldo, al Carnaroli, nella loro forma meno contemporanea. Niente invecchiamenti e niente essiccazioni sull’aia. Un riso più fresco, che rilascia meno amido e sgrana maggiormente. Qualcosa che guarda più alla povertà che all’impiattare, che racconta storie di frontiera, di comunità e di comunicazione. L’algido fotografico è lasciato ad aironi e risaie più condizionanti. Selvatico, biologico, naturale sono schemi vuoti. Il riso si fa meglio di come si dovrebbe fare, ma la produttività non deve essere lesiva della fatica che Angelo, Lucia e i loro figli fanno sui trattori tra la Barona e il vigevanese.

E nella comunione l’interesse non può prescindere dai vicini di cascina, quelli che lavorano bene, quelli con cui scambiarsi i prodotti, dai formaggi ai salumi, e con cui trattare è sempre stata una forma coeva di abitudini riottose e salvifiche. Il canonico “ciclo completo” è necessario ma non può essere sufficiente. Le uova all’aperto, la carne di Limousine (macellate una o due volte al mese su ordinazione), allevate a stabulazione libera, con un toro da monta, e macellazioni sui 600 kg e 16-18 mesi di vita, i fieni e il mais totalmente autoprodotti, il benessere sobrio, senza estremismi e senza divulgazioni, le fattorie didattiche, quelle camere fuori dall’ordinario con vista sull’aia e colazione all’aperto in mezzo alle risaie, quell’impossibilità di farcela sempre e comunque, perché il tempo non è più una forma economica, sono il processo di normalizzazione a cui sono sottoposte le cascine nella loro struttura più elementare. Per la prima volta da tempi senza memoria, stanno chiudendo le aziende produttrici di latte, l’agricoltura è diventata schiava dell’alimentazione, perché non riesce più ad indirizzarla. Così se non ci si vuole inventare la coltura dell’anno, corroborandosi attraverso conniventi studi parascientifici o diete a cui vendere l’anima da novelli Faust, bisogna continuare a fare un’agricoltura di sistema e di retroguardia, attardandosi al di là dei fienili. Traccia e testimonianza…

CASCINA BATTIVACCO

VIA BARONA 111

MILANO

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