Borgomanero. Un luogo tipico, un’Italia più stretta, dal multiculturalismo inespresso e dalla voglia di fuga. C’è una normalità stringente che ha fatto di luoghi come questo un rifugio settimanale, dove produrre e continuare a dormire senza sogni, dove lasciarsi catturare da tutto quello che è afa e noia. Svuotato di un senso di passaggio e di borghesia, in quella conca pianeggiante che non è città, non è lago e non è montagna, figlio e vittima di un capoluogo di confine che non ha saputo imprimere null’altro che una morale. E così è tutto molto pulito e tutto molto nascosto. I negozi sono aperti in mezzo alla crisi e i clienti centellinano la possibilità di consumismo tra le mani callose. Paese di rivalutazioni, di scoperte, di momenti timidi e di sguardi che han cercato di riportare il concetto di bar su una strada meno untuosa. Ecco, lì in mezzo, una gelateria è stata la fugace presenza di un giorno qualunque poco prima di un pranzo qualunque.
I fratelli Casali sono una buona espressione di cosa dovrebbe essere l’artigianato nella contemporaneità. Una storia di scelte e una comunicazione a supporto di un prodotto che rimane principalmente per il paese perché nel paese bisogna cercare la sublimazione. Marco e Sauro hanno preso in mano il bar di famiglia, un bar di paese, delle anime sepolte e di quelle dissepolte, con le solite facce e con gli avventori incollati al tavolino per tenere lontano un domani che comunque verrà. Probabilmente un bar qualunque di un paese qualunque di una pianura qualunque. Tempo e assenze hanno portato ad una sfida. Raccolta lontano da qui, attraverso corsi e presunti maestri, attraverso il gelato naturale di pedagoghi balneari dalla critica facile e dalla forma mentis ancora più facile.
Ma Marco e Sauro non sono rimasti supini, hanno colto le innovazioni, lasciando da parte le fissazioni. Sono spariti in parte gli addensanti, sono rimaste fibre e proteine, i semilavorati passano da cutter casalinghi che necessariamente ossidano ma sicuramente permettono un rapporto diretto con produttori e artigiani. E lì loro devono fare la differenza.
I gelati sono cremosi, a posto, con un overrun equilibrato. Il limone è aspro nonostante l’aspetto poco freddo, le frutte sono tutte ben fatte, la nocciola è molto tostata e il pistacchio ha una bella sapidità. Il gelato è un buon principio, il loro modo di rispondere alle difficoltà e al paese anche. Perché queste sono storie che han sostituito la codardia al coraggio, in luoghi che sono comunicazione ma fino a un certo punto. Perché rimanere a casa propria non funziona sempre e con tutti. Sauro e Marco sono due artigiani rimasti che provano a ritoccare l’Italia che è sempre stata… semplicemente…
GELATERIA SAN GOTTARDO
CORSO ROMA 116
BORGOMANERO (NO)