Il silenzioso cammino della nocciola di Lu… Ferdinando Trisoglio

 

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Sempre Lu ma questa volta campi. I colori sono sempre gli stessi verdeggianti della primavera inoltrata. La svendita è sempre la stessa degli stessi paesi. Il Monferrato è sempre lo stesso e continua a non essere Langa. Il turista è lo stesso che continua a non essere. Perché latita o perché non c’è mai stato. Il tartufo è stato rubato, il vino è stato privatizzato, i cereali sono stati dati in concessione poco regia e le nocciole sono arrivate per dei motivi poco filologici e molto economici. Qui, non ci sono le macchine decappottabili, non ci sono i foulardHermès e gli occhiali Dior, qui ci sono facce solcate e facce rilassate. Lo stress non è del mestiere e non è dell’accoglienza. Chi passa, potrebbe anche non fermarsi o non riuscire a trovare un posto patinato con scritte in inglese e inviti lascivi. Qui, si coltivava la nocciola già nel 1500 ma il suo dogma salutistico è stato lentamente oscurato dall’ebbrezza. Così qualche decina di anni fa, Luigi Meda è stato il primo che ha creduto in una nuova conversione economica (i finanziamenti erano molto più che interessanti…) e geografica.

Dall’uva alla nocciola.

Nella teoria, meno teorica, viti e noccioli hanno bisogno di un’esposizione opposta. Ma qui, sulle colline di Lu, dove umidità e sole si alternano e si abbassano, le nocciole sono andate a sostituire l’uva. Qui, si coltiva in convenzionale con un’attenzione febbrile verso la tecnologia e verso il futuro. Raccolta, potatura meccanica, concimazione e mappatura con tecnica satellitare, macchinari all’avanguardia ma soprattutto collaborazioni universitarie e con tecnici altamente specializzati. La nocciola di Lu è una trilobata gentile, dentro nella grande famiglia langhetta, con uno sguardo catalizzato dalla diversità, e Ferdinando Trisoglio è un tecnico, una persona che non lascia molto alla poesia del terreno, ma assolutamente certo di investimenti fatti e dell’unione tra agricoltori. La nocciola di Lu è già una cooperativa che lavora i propri ettari territoriali, a breve diventerà una trasformatrice e una comunicatrice.

Cortemilia ha ancora un’ingerenza decisiva almeno per altri tre mesi. I capannoni si sono allargati, le celle di stoccaggio sono quasi pronte, così come le sgusciatrici, i forni, i tostini, le raffinatrici, le selezionatrici, i mulini e il punto vendita, ma per ora Ferdinando, con i suoi soci, è “costretto” ad affidarsi a La Gentile per le operazioni di sgusciatura, tostatura, pelatura e per la produzione di creme spalmabili con tutto quello che comporta in termini di pulizia del prodotto. La torta, prodotta da un pasticciere di San Salvatore Monferrato, con il solo utilizzo di farina di nocciole, è umida e bilanciata nei sapori. Le nocciole tostate sono buone, hanno delle potenzialità, per ora, minimamente esplorate. Le creme sono assolutamente sofisticate: sapori di latte condensato, l’ossidazione ammazzata dalla tostatura, colori deformi, oli vegetali non bene identificati, aromi coprenti e una nocciola che muore in mezzo a materie prime da delirio di coscienza. Cortemilia è un luogo che fa i conti stringenti col mercato. Le voci sulla nocciola turca sono confermate da Marchisio (Mollea), il deus ex machina degli sgusciatori. Il clima ha mandato a donne di facili costumi gran parte del raccolto. Il rimanente è schizzato alle stelle. Così la richiesta di nocciola di Langa (turca) non ha precedenti ma non avrà seguito. Gli improvvisati della nocciola saracena torneranno in mezzo al Mediterraneo e la bolla scoppiata toglierà nuovamente territorialità.

Ferdinando è una persona appassionata, che gestisce i rapporti (è presidente del Consorzio Nocciola Piemonte Igp) con tutti gli agricoltori, le Langhe, Cravanzana, Cortemilia, i raccolti. È un comunicatore e sta cercando di dare un’identità alla nocciola e al suo paese: quelle olofrastiche due lettere disperse nel marasma dei paesi italiani. Per l’Inps, è stato per anni abitanti di Lucca. In questo luogo, che esiste solo se ci sei stato, su uno di quei colli dove la vita scorre nell’abitudine di un giorno qualunque, dove coltivi, crei o impazzisci, bisogna fare le cose seriamente, ripulirsi dai commercianti e provare a portare fuori un prodotto tipico, anche nell’assenza di un nome e di un cognome. Impresa quasi impossibile ma così necessaria da rischiare l’ennesima delusione…

 

CORILU

REGIONE FONTANINO

LU (AL)

 

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