Il vino della Valcamonica e i suoi straordinari tesori… Andrea Bignotti

bignotti

Piamborno. Uno dei nuclei abitativi di Piancogno. Fondovalle e molta ombra. Transito nostalgico di stradine che ormai sono state messe fuori gioco, questo è un luogo dove i vigneti, appesi alla montagna, vivono nella speranza di una strada del vino nel freddo di un inverno dove non passa nessuno. La famiglia Gheza ha segnato il passo in maniera indelebile tra ville arabesche a Breno e quella Casa rosa antico ispirata alla Spagna moresca, tra cantine sepolte e le cornici delle bizzarre aperture che lasciano offuscato il segreto di un luogo chiuso dirimpetto alla mia meta. Piamborno non avrebbe da ridare indietro che foschia se non fosse per quell’angolo di follia dove, tra eccentricità svolazzanti e ruralità da disseppellire, appare la dichiarazione d’intenti di un luogo quasi magico…

Andrea Bignotti è un ingegnere meccanico in una famiglia di ingegneri meccanici che producono vino, un po’ per passione, un po’ per lavoro, un po’ per territorialità. Hanno l’agio dell’ascolto e l’imprenditorialità del bottegaio. Il padre forgia ancora tutto con le mani, ricostruisce strade, divide terreni, rimette in piedi stanze… la sua immagine sfocata è una stretta di mano in mezzo ad una fucina imperlata…

La cantina si snoda tra pietra antica e legno, archi e volte, in quegli anfratti camuni che non hanno altro da raccontare che nascondimento. Lì in mezzo potrebbero maturare vini come stagionare formaggi, l’ambiguità del passato è fatta di attrezzi recuperati, legno di rovere e quell’incomprensione terrena che lascia la Valcamonica all’interno della Valcamonica, una Valtellina post-litteram… Al di fuori c’è l’inatteso.

Recupero archeologico di una vecchia struttura di corte dove il blasone degli interni cede il passo alla ruralità delle stalle, ai dipinti sui soffitti, ai vecchi fienili e ai refettori bui. Tutto su un cortile a cui manca una fontana per imprimere deferenza. E così il recupero artistico sarà anche un recupero culturale. Andrea e la sua famiglia hanno la possibilità del possesso, quell’apparenza da Relais & Chateaux e quel mercato medievale dove dare sfoggio ai produttori della valle.

Viticoltori con mani e mezzi e una montagna inesplorata. I vigneti salgono pendenti così come gli ulivi. I vini sono in fase di ricerca, di corpo più che di profumi. La vinificazione è giovane ma senza superbia. Così quelle rupi del vino rimangono da monito ad un’opportunità da sfrondare principalmente attraverso il prezzo. Chiusura non significa lusso e nemmeno poche migliaia di bottiglie. Significa serietà e assoluta coscienza del lavoro che si sta facendo. Il Muller Thurgau è una facile fragranza. Prendere o lasciare. E così gli spumanti (Brut già in produzione e Dosaggio zero pronto ad accadere) sono fortemente fruttati e aromatici mancando un filo di acido e un filo di struttura. L’uvaggio della Valcamonica (Merlot, Barbera e Marzemino) è minerale e piacevolmente fresco. Poco tannino e poca astringenza. C’è di tutto in bocca ma per troppo poco.

Il tempo del vino non è lo stesso della chiacchiera. Dove ci sarà da lavorare, da mettere a posto, da scioccare il borghese e anche il critico enologico, è parte di un progetto interessante ma che non converge con i miei ideali. Il vino è un dovere e non una critica e così preferisco rilassarmi fantasticando sul futuro di questa valle e di questi produttori. Luoghi come questi ti portano via il salmastro dal naso, lasciano intatte credenza e speranza, perché Andrea è uno schietto, una persona con delle possibilità che devono essere condivise. La valle diventa la casa e l’economia torna a essere un’azienda domestica…

 

CULTIVAR DELLE VOLTE – CANTINA BIGNOTTI

VIA XXIV MAGGIO 7

PIAMBORNO (BS)

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