Feisoglio è uno dei tanti comuni dell’Alta Langa tra curve e noccioleti. La vista spazia e trova filari, un po’ di boschi, qualche rotonda e molte aziende agricole. Gli abitanti del paese, da oltre cinquant’anni, tendono pericolosamente verso lo zero. È un paese di passati, di contadini, di lavoratori che hanno abbandonato i campi per andare alla Ferrero, di venditori di nocciola in guscio, di presente limitato e senza un futuro, né auspicabile né paventato. Trecento abitanti e spicci, una fetta di collina, una campagna che non ha accenti stranieri a cui vendere e una bellezza depressa sempre ottenebrata dal luogo d’elezione. Una letteratura spiccia, molto coerente, fatta di nuvole basse, verde insostenibile, rugiade, piogge sporche, crinali sospesi, affacci marini, una quantità incontrollabile di coltivazioni, di possibilità di coltivazioni e di aborti di coltivazioni, cascine diroccate, cascine dismesse e cascine riprese. L’Alta Langa è un luogo dove tutto è concesso, perché non è più “Langa”, non è ancora Liguria e i ristoranti sono ancora bar-trattorie. In questo luogo da pagina sbiadita e da Olivetti 22, l’accettazione della modernità è qualcosa di familiare dai tempi biblici.
Ha iniziato la famiglia Canaparo a Cravanzana, poi lentamente i coltivatori si sono stufati di svendere i loro prodotti agli sgusciatori di Cortemilia (i tempi di Caffa e Marchisio che occupavano tutto il mercato sono, fortunatamente, finiti) e hanno cominciato a trasformare il proprio prodotto. Togliendo il guscio, pulendo la nocciola, incominciando a tostare, comprandosi un mulino o dei palmenti ammodernati, creando creme, dolci, granelle, nocciole pralinate e torte. Così, il produttore si è sottratto dal verbo muto e dalla fattura semplice da sonni tranquilli e sguardo indirizzato verso le bizze del cielo, e si è incarnato nell’esecutore finale. Da contadino ad artigiano. Dalla vita grama alle possibilità.
Qui, Rita insieme alla famiglia di suo marito, i Moreno di Feisoglio, tenutari di Cascina Azii, un luogo dove alla semplicità dovrebbe tornare indietro la semplicità, ha deciso di provare a fare da sé. Tre figli, due in azienda, uno in tostatura e l’altra a coadiuvare il passaggio dei dolci e a mettere a punto, nel tempo non dedicato al lavoro per cui ha studiato, la crema di nocciole, con il miele e il cacao, il resto sono dieci ettari di terreno coltivato a nocciole, una sgusciatrice, un torchio per produrre l’ormai raro olio, una raffinatrice, una decorticatrice, una cucina dove provare a standardizzare l’improvvisazione e un forno a legna per tostare. Unici tra gli unici. Con Alberto, il figlio di Rita, insieme alla sua agronomia applicata, sempre più convinto della scelta fatta, molto al di qua dei miei dubbi, della patina, dell’utilità comunicativa, molto al di là della reale funzionalità e molto oltre tutti questi pensieri. Avversori del tostino, hanno trovato nel forno a legna l’idealità che unisce fascinazione e qualità. La nocciola, tra i 12 mm e i 16 mm di calibro, è tostata alla perfezione, non c’è molto da aggiungere. Alberto ha trovato la quadratura del cerchio di un prodotto che ha bisogno di assaggio e non di asfissia.
Rita ha provato a creargli un contesto, perfette torte margherita con l’aggiunta di farina di nocciole, una buona pralineria, una pasta di nocciole assolutamente equilibrata, materie prime (vedi cioccolato…) non particolarmente adeguate, commistioni di sapori un po’ oltre, delle tagliatelle di nocciole, combinate con i grani di Langa, a cui trovare il giusto proscenio, olio di nocciole determinato ma con poco mercato, almeno in Italia, la crema con il miele da rivedere nelle bilanciature e nelle tostature, e un florilegio di biscotti, su cui spicca la meliga di nocciole con il mais Marino.
Cascina Azii è una fucina di prodotti, a metà strada tra il contesto e la ritualità, quella per i turisti teutonici che vogliono toccare con mano l’artigianato, quell’artigianato per cui noi esistiamo, per cui possiamo continuare ad andare fieri e per cui la terra non è solo un orpello di privilegio. Quando Rita abbandona il copione, si rilassa, lascia che l’assaggio possa diventare domanda, dà al racconto il respiro dell’ascolto, i suoi prodotti cominciano a distendersi, ad avere un gusto, a mostrare quel troppo della passione e quei pregi che andrebbero portati fino in fondo, rivisitati e comunicati. Cascina Azii ha superato l’osceno trivio, è arrivato al bivio commerciale, ora deve prendere in mano la radice del nocciolo e sussurrarla, farla bramare, tenerla un filo nell’ombra. Salire di livello senza abbandonare il prodotto, recependo il fermento di qualcosa oltre la cerimonia, di qualcosa che è solo palato, fatica (quella del marito di Rita che fa il contadino da una vita e non vuole smettere di farlo…) e comunicazione. Nient’altro…
CASCINA AZII
LOCALITA’ BOIOLO 3
FEISOGLIO (CN)