Orti integrati in un fondovalle che è rappresentazione… Alessio e Mattia Nicoletta

Fenis. Cinte murarie merlate, autostrade, privazione e depravazione. Un fondovalle aostano non interessato alla sua difesa, organizzazione agricola, hotel d’accoglienza, vicinanza approssimativamente a tutto e una montagna che non è così necessità come da altre parti. L’antico lignaggio non va oltre quelle case sparse al bordo del bosco, qui si seguono strade sempre più piccole per vedere come agricoltura e urbanistica possano andare d’accordo, come l’autostrada, spauracchio imperante in mezzo a selve di cemento, qui sia qualcosa di sbadato, che attiene ad un percorso di affrancamento più che d’impedimento. In luoghi così non ti aspetti nulla proprio perché i dietro l’angolo sono pieni di sorprese. Oltre il caso, trovo la famiglia Nicoletta.

Au potager de grand mere (che in italiano suona in un più prevedibile l’orto della nonna) è il progetto che Alessio e Mattia hanno messo in piedi sui terreni di famiglia. Un agricolo ed un enologo, dopo formazioni svariate tra Institute agricole, scienze agrarie e aziende vitivinicole in Piemonte, riprendendo i terreni di famiglia ad indirizzo foraggero, hanno deciso di allargarsi nell’envers della Dora, fino a prendere tutti quei raggi del sole che nelle zone più svantaggiate arrivano quasi paralleli al terreno. Tre ettari e mezzo in aumento, tunnel riscaldati e pieno campo, qualche vite per farsi il loro vino, filari di susine in attesa della fruttificazione, qualche fragola e un orto che è un racconto dell’Italia dalla Sicilia al Monte Bianco, in una ricerca territoriale che non passa dalle mode e dal folklore ma dalla concretezza di un terreno da coltivare, in agricoltura integrata, e che deve produrre per dare un reddito, una soddisfazione e un futuro di applicazione ad una terra che non sia solamente sfruttamento ed affitti altalenanti, ma soprattutto possibilità agricola di rendere la valle un luogo di diversità.

Dai datterini ai cuori di bue, dai pixel alle zucchine trombetta, passando per melanzane violette e zebrine, sedani, zucche, patate quarantine e patate rosse, insalate, erbe aromatiche, cavoli, peperoni, peperoncini, cipolle, carote, meloni, cetrioli, fagiolini, porri, coste, aglio ed erbette. Sostanzialmente un orto senza soluzione di continuità dove le stagioni si accorciano e si allungano e dove, attraverso aperitivi didattici e collaborazioni con produttori più montani, Alessio vuole raccontare la serra e il pieno campo come due facce della stessa medaglia, come qualcosa di salvifico dove la necessità diventa volontà tracotante per non soccombere alle condizioni climatiche. A tutto ciò hanno pensato bene di aggiungere un piccolo (in espansione) allevamento di galline ovaiole e di colli nudi da carne, per completare quell’agreste orizzontale che in Valle d’Aosta sembra andare contro le leggi di quella fisica fatta di mele, patate, piccoli frutti, vigneti e Fontina.

Alessio ha deciso di lavorare pulito ma con delle licenze. Leggi, regolamenti e autocertificazioni non l’appassionano, così come le mode. Pochi trattamenti, pacciamature e sostenibilità. La sua maniera è quella della serietà, del lavoro, della vendita diretta e dei mercati. Con cultura. Sguardo limpido e spedito, affabilità contadina, maniere raffinate. Il punto d’incontro tra l’aia della nonna e la scientificità delle nuove zappe non può che correre su questi fili e tra queste giunture. Alessio è rappresentazione e memoria…

AU POTAGER DE GRAND MERE

FRAZIONE LES CRETES

FENIS (AO)

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