Se la macinazione avesse un futuro… Michele De Cristofaro

mais

Albano Sant’Alessandro è un paese a metà strada tra l’hinterland e la fuga. Sulla strada verso il selvaggio, è rimasto un cenno di storia, attraverso le pievi che sono diventate sagrati e che son ritornate chiese. È un paese di resti e di rogge, di un clima modesto e di colori appiattiti dove il tanto al kilo si mette in luce sotto forma di agrituristici porti per matrimoni e dissuasioni dalla realtà. La provincia italiana è un luogo comune dove le antitesi didattiche si consumano dietro le mura di camerette indipendenti che rimangono svezzate dalla voglia di diverso. Ed è da lì che bisogna attingere, da quel bisogno di un verosimile che sembri quantomeno accogliente per una vita senza luci, in mezzo a nebbie che non riescono più nemmeno a stagionare un salame. Perché se i donnaioli sono diventati caprai per ritornare donnaioli, in una sintesi molto più determinante della cultura, il genius loci è rimasto comunque un tamarro da marmitta truccata e da musica che non è più nemmeno un atto di convenzionalità tanto è assimilabile alla merda. E così i tavoli di nozze con i titoli delle canzoni d’amore di periferici commerciali gruppi italiani campeggiano nefasti sulle possibilità di un giovane, che ha studiato lo sviluppo del design agricolo, e che a venticinque anni ha le idee oltremodo chiare: vuole fare il mugnaio, coltivare i suoi campi e recuperare le pietre francesi della sua famiglia.

E così l’Agriturismo Sant’Alessandro gli sta dando una mano. Suo padre, prima di lasciare questa terra avida, ha combattuto per l’agricoltura e per le sue pietre, ha insegnato un mestiere ai figli ed è stato preda dei tribunali. Così il mulino di Paladina è stato abbandonato al suo destino, almeno per ora, e Michele ha provato una strada di collaborazione per mantenere i clienti e per portare una cultura nella coltivazione del granoturco della pianura bergamasca.

Per ora deve accontentarsi degli agglomerati di selce e di smeriglio di Partisani ma il futuro prossimo lo vedrà, insieme al fratello, tornare a lavorare con le macine antiche e la rabbigliatura. È partito per Rovetta e per Gandino alla ricerca del Rostrato Rosso e dello Spinato, ha visto la gravitazione folle dei prezzi ed è tornato al “suo” agriturismo per coltivare mais di alta qualità (dal Quarantino al Nostrano dell’Isola fino al Rostrato) che diano una linea di prodotto, dal fumetto al fioretto fino al bramato, con il granoturco come ritorno ad una cultura fatta di polente e di biscotti, di sbrisolone e di pane. Il suo mais, anche nel taglio con il grano saraceno, è sapido e dolce insieme. Le macine a pietra non fanno altro che esaltarlo, perché in queste terre dove la dimenticanza è un sabato sera con un booster impennato, il tradimento è il primo dei peccati. E così Michele ha una gioventù appassionata e disinteressata alla contemporaneità del danno. L’obiettivo prossimo è quello di iniziare a macinare antiche varietà di frumento, in modo da dare completezza ad un ciclo molitorio che nel mugnaio vede solo la possibilità di una saga familiare e possidente. Perché certi lavori non sono mai scomparsi e scrivere di recupero, di passato, di antichità, di anacronismo, equivale a fuffa per riempire pagine di giornali qualunquisti. Ma noi siamo apoti e senza riguardo e se qualcuno fosse alla ricerca di un mugnaio senza rughe e senza mulino sa dove trovarlo…

MICHELE DE CRISTOFARO C/O AGRITURISMO SANT’ALESSANDRO

VIA DON CANINI 6

ALBANO SANT’ALESSANDRO (BG)

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