Un allevatore iconoclasta in mezzo a terre irriconoscenti… Armando Bronzini

bronzini

Bleggio Superiore. Tra Fusine e Balbido. Streghe e croci di ferro, strade che diventano sempre più anguste e frazioni che riportano al silenzio e alla superstizione. Scene di vita quotidiana, fontane sempre aperte e chiese sempre chiuse, l’asfalto lentamente cede spazio alla terra e la vista si chiude in valli più strette con approdi dello sguardo che non spaziano più e rimangono balocchi su quelle vette che fan venir voglia di raggiungerle senza mezzi e con troppe speranze. Una fantasia di alberi di noce e meleti molto più che accennati, di patate di montagna e di apparenze molto oltre il rigore. Finché non metti piede a terra, fuoriuscendo dall’incanto delle curve, l’altopiano del Bleggio sembra molto più nascosto del mistero, e così la mia propedeutica la devo sudare su un campo volo improvvisato in mezzo ai frutteti.

Lì sta girovagando Armando Bronzini, tra velivoli monoposto e ospiti della Valcamonica arrivati fin lì in volo. Sta tagliando un violino di capra, stagionato benissimo, con una struttura perfetta e quell’aroma non confortevole di cantine e ricordi di chiuso. Si sposta, iniziando a narrare la storia di una valle e di un allevamento che non è mai sceso ai compromessi di un Trentino chiuso nei salumifici, dove gli allevamenti certificati sono solo due e tutto il resto arriva da quell’indefinibile composto da camion mattutino e protesta sul Brennero. Così ci spostiamo all’allevamento di maiali al chiuso più contestualmente bello d’Italia. Il suo. Armando è un allevatore iconoclasta, che ha fatto a pugni, poi si è rimesso all’ironia e alla beffa, per ritrovarsi sulla dita di mezza mano a portare avanti maiali, per tutti quei salumi tipici sbiaditi in un tempo senza ritorno. Dalla ciuiga fino alla murtandela, passando per la luganega, sono pochi gli eroi che si sono schierati a favore della filiera. Per un periodo sono anche rimasti presidiati, poi c’è stata la diaspora, le rivelazioni e la rimessa del mandato. Così adesso è più facile guardare alle noci del Bleggio, intense e speziate, tentando la strada di un associazionismo blando, di una forma consorziata dove l’individualismo e la capacità in campo devono preservare la bontà e l’assiduità. Armando, in mezzo alla vista meravigliata che si è costruito per ogni giorno, non fa folklore. Coltiva patate che vende agli storici antagonisti della Val di Non, che non trovano pace con il loro Tortel, e mette in pentola a bollire per completare l’alimentazione dei suoi maiali, che vengono allevati in porcilaie senza forzature, con sfarinati macinati direttamente in azienda, con fieni in parte prodotti e ingrassi oltre i duecento kilogrammi.

Armando è un allevatore che deve continuare a fare l’allevatore, perché zone smerigliate come queste non perdano quel po’ di selvatico addomesticato in cui ancora possono specchiarsi. Il macello è tirato a lucido, antitesi di quelle piccole cantine dove riposano ancora quei pochi speck che qui si producono e lontano da qui vanno a svernare, in quella filiera d’obbligo e senza senso precipuo che bisogna soggiogare con la forza dell’impedimento. Le sue luganeghe sono da rimettere a posto, ma questi non sono luoghi di norcini. I violini sono ottimi, le murtandele ortodosse, appena affumicate e lontane dal fumo come tecnica coprente, come si faceva nel Trentino atavico dei salumi un tanto al kilo, e più vicine al salvifico conservatore, dove la disidratazione superficiale del prodotto e la presenza di composti alifatici ed aromatici (i fenoli), acidi acetico e propionico e formaldeide, aiutano a tenere lontano il futuro. Armando deve continuare a fare l’allevatore e l’innovatore, ad illuminare queste valli e a trovare nella collaborazione di abili norcini come Corrà e Cis la possibilità della sua filiera, quel processo che dal meraviglioso contesto potrebbe rilasciare il testo in una forma di apparenza appena accennata. Pochi prodotti ben delineati. Per il resto non c’è che affidarsi e sperare che la sua tracotanza continui sempre a travalicare gli argini del “benpensato” e del puritanesimo…

AZIENDA AGRICOLA BRONZINI

FRAZIONE BALBIDO 1 LOC. FUSINE

BLEGGIO SUPERIORE (TN)

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