Brescia. Una città che non dovrebbe richiamare ma che rimane faro, insieme ad una provincia straordinaria, dell’eccellenza artigianale lombarda, se ne esiste una. Con una fierezza a volte eccessiva. Qui, appena sotto alla collina e tra le vie di un centro squadrato e attraente solo per chi ha il tempo di non guadagnare, gli autonomi pensatori non hanno il timore di provarci, guardano il territorio, non indugiano troppo nei luoghi del format e in quelli del marketing, e s’inerpicano su sequenzialità poco ovvie. Un turismo meno determinato non lascia troppo spazio al tanto al kilo, in città si deve lavorare con le stesse facce del lunedì, del mercoledì e del sabato. Accontentarsi e non accontentarle è una forma di riflessione non richiesta per riutilizzare il futuro. E così chi decide che accenti più stretti possano andare comunque bene, si è trovato in una sfumatura dove il lievito ha preso il posto dello spiedo e la fermentazione quello del tondino. Qui Cesare Rizzini ha deciso di far esplodere il suo passato… Continue reading Alimento: fermentazioni contemporanee… Cesare Rizzini e Michele Valotti
Mese: luglio 2017
Armonia Verde o follia biologica?… Andrea Tessadrelli e Elisa Bonatti
Pozzolengo è uno di quei luoghi della provincia bresciana che riesce ancora a stupire nonostante la produzione. Qui le fabbriche sono diventate vigneti e relais per i riposi lavorativi, i frutteti appaiono dietro accenti teutonici e lo zafferano si è trasformato, andando oltre la comunicazione altezzosa, in coltura simbolo di queste latitudini. Nonostante gli sforzi per levare la patina, nonostante retaggi relazionali non proprio entusiasmanti e nonostante la vigna come forma naturale mi abbia sempre entusiasmato zero, trovare un difetto estetico a Pozzolengo è roba per palati ghibellini… qui veramente la Lombardia perde le sue chiazze e acquista un’armonia, cominciano le colline, le strade si stringono, le aziende agricole iniziano a fare vendita diretta e il paese dei pozzi e delle torbiere mostra se stesso molto oltre il Garda, il castello, il Lugana e il benessere. Mettere in opera zone così, al di là delle piscine e delle camicie bianche, attiene alla persuasione e alla perversione. E così un sabato mattina, fuori da uno di quei palloni pressostatici che solitamente ospitano i campi da tennis al chiuso, trovo Elisa, una sensibilità antica, un’umanità debordante, l’anima gentile che molti auspicherebbero… Continue reading Armonia Verde o follia biologica?… Andrea Tessadrelli e Elisa Bonatti
Il pane è un retaggio polveroso… Aristide Sbardellotto
Vigevano è una città pedissequa eccezionalmente evidenziata nel rinascimentale di piazza Ducale, in quella passeggiata, sempre uguale a se stessa, che attira ancora il fuori porta e incide sul sentimento locale sotto forma di fama in giro per la penisola. Il tutto lì della pavimentazione e dei ciottoli non porta altro che dintorni, pianura, risaie e distanza da Milano. Quella voglia di fuggire intransigente che si mostra sotto forma di motorini, di treni e di lavori. Chi può evitare il “va e vieni”, mostra la piazza nelle foto con orgoglio, ma la mancanza è un sentimento nostalgico post ubriacatura caricaturale. Origini altisonanti, industrializzazioni precoci, patria dei calzaturifici, prima in Lombardia insignita del titolo di città, declinata tra merlature, opifici e ciminiere, Vigevano mostra i segni di un tempo che non è mai diventato scalpore. Qui tutto scorre placido, anche la lamentela. E così, appena terminata la natura, ci si ritrova in quelle zone artigianali dove i soviet produttivi sono diventati lentamente piccole attività imprenditoriali, posti in cui l’uomo ha dovuto mostrare senza cautela la sua funzionalità. Pena la segregazione. Affrancato dalla catena, l’artigiano ha cominciato a mostrare muscoli e cervello, a creare e a salvaguardare. Aristide Sbardellotto è l’emblema di un retaggio polveroso e lontano… Continue reading Il pane è un retaggio polveroso… Aristide Sbardellotto
L’Oca di Sant’Albino è radicata in un ritorno… Davide Gallina
Casoni Sant’Albino. Mortara. Una Lomellina di concetto e di fruizione, dove i cimiteri sono ancora strutture da glorificare, le cascine comprese da un presente che non le ha rese dormitorio, le case tipiche strutturate ad elle rimangono nel decadimento delle facciate e in famiglie che rispettano ancora i tempi del lavoro e del riposo, e le piantagioni di bambù estemporanee non tolgono nulla al fascino di orti dove la vite e il fico fanno ombra a piccole coltivazioni per contadini rugosi che dell’oltre non hanno mai annusato l’esistenza. Queste frazioni, che si dividono tra i fossi delle nutrie e le fioriture della camomilla, passano inosservate perché fuori dalla produzione al di qua del desiderio. Qui c’è una congerie di personaggi che arrivano e se ne vanno, si siedono su sedie di plastica, prendono seghetti per intagliare il legno e passano per vedere se quel qualcuno che c’è sempre stato continua ad esserci. Davide Gallina non poteva che definirsi qui. Continue reading L’Oca di Sant’Albino è radicata in un ritorno… Davide Gallina
Quando le osterie di montagna accendono la luce… Patrizia Pensieri e Alberto Lambertini
Corniglio è stato anche un luogo attrattivo, dove si costruivano ville e dove la borghesia cittadina veniva a tirare il fiato e a prendere l’aria. La Toscana ad un passo ne faceva un passaggio quasi picaresco, incedendo verso quel selvatico che era bastone, passeggiate, animali allo stato brado e una popolazione gentile vittima e carnefice di prodotti tipici che non hanno fatto altro che schierarsi. I cento laghi fomentano la voglia di raggiungimento e così la natura, tra una mazzata e l’altra, si è sempre mostrata insindacabile e fiera nel porre tutti al di dentro. Qui si raccoglie, si alleva, si caseifica, si elabora e si somministra, la gastronomia viene facile, basta guardare fuori dalla finestra… ma il fin troppo blandisce gli arti intorpidendoli, rendendo il di più non necessario e il complimento un vezzo attraverso cui specchiarsi. Quei pochi che sono riusciti a lasciare il cuscino, hanno raggiunto sorprendenti risultati, condividendo e attualizzando. Continue reading Quando le osterie di montagna accendono la luce… Patrizia Pensieri e Alberto Lambertini
Ca’ Mezzadri: suini neri parmensi nel paese di Bengodi… Silvano Gerbella
Vestana Inferiore. Corniglio. Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Strade che vanno oltre, dissesti, frane che si portano via generazioni e produzioni, ponti romani in buono stato e ponti italioti disastrati, frazioni distanti centinaia di curve e un territorio che è rimasto fermo, bloccato, ancestrale, al momento esatto in cui le pievi erano ancora pievi, le parrocchie parrocchie e gli allevamenti una forma di crescita controllata e serena. Qui c’è del selvatico sincero, sguardi che non cadono mai dal cielo, disfide paesane dove le tipicità diventano egide da portare fino in fondo alla notte e alla premura, Corniglio sale e scende, si guardano costruzioni che distruggono le costruzioni che sono rimaste a cingere una piazza, delle panchine bloccate sull’infinità delle rughe e un acciottolato che resta per chi si vuole spingere più in profondità. In quelle frazioni, i boschi si sono impadroniti della diversità e così qualche maledetto allevatore ci ha dovuto porre mano, con il biasimo dei pochi refrattari al cambiamento, mettendo a dimora suini e pecore. Continue reading Ca’ Mezzadri: suini neri parmensi nel paese di Bengodi… Silvano Gerbella
Macelleria Orsi: salumi di pecora nella culla del prosciutto… Luciano Orsi
Lagrimone. Tizzano Val Parma. Poggi incolti e boschi di querce, finestre aperte e prosciutti a prosciugare il proprio tempo all’interno di salumifici che hanno preso il posto di case e persiane grigie e che, in questo lato della valle, hanno trovato l’origine e la salubrità. Questi sono declivi dolci di frazioni lontane e intervallate da strade tumulate sotto anni di lacerazioni, frane e dimenticanze. Qui Parma e la sua food valley hanno creato la propria leggenda, a metà tra la montagna e la pianura, in una collina refrattaria ai cambiamenti mostrati ma assolutamente devoluta e manipolata, dove le rughe accennate sono una maniera di comunicazione e la gioventù che se ne va, ritornando perché la famiglia non può essere messa in ripostiglio, prova a divulgare socialmente stagionature, stalle e balle di fieno che diventano sempre un desiderio mascherato. Ma qui ci sono artigiani che nel diverso hanno messo a punto il loro prodotto. Continue reading Macelleria Orsi: salumi di pecora nella culla del prosciutto… Luciano Orsi