Agli albori della coltivazione… Valter Cavalli

CAVALLI

Casalbellotto. Frazione di Casalmaggiore. Estremo lembo della provincia cremonese, in quella zona senza definizione a cavallo tra il Po e l’Oglio, dove tutto è più rarefatto, dove le industrie si nascondono sotto terra e dove l’agricoltura è sempre stata il punto di approdo della povertà più profonda. Questi luoghi sono appannaggio di contadini e di piccole divisioni territoriali, dove ognuno si è sempre coltivato il suo, guardando il vicino come la normalità. Terre argillose che han sempre ridato indietro angurie e meloni, meloni e angurie, angurie e meloni. In uno scandire di stagionalità che non ha dato molto tempo al pensiero. Anche perché il convenzionale era già un mezzo dileggio e chi provava a fare qualcosa di diverso non veniva nemmeno preso in considerazione. Luoghi della memoria di un sistema cascina che val bene una giornata fuori dal pensiero. Perché qui, al di là della quotidianità, il tranquillo è ancora l’unica forma di coscienza. C’era la cooperazione per il potere e adesso è rimasta quella per arrivare alla fine del mese. Il tutto senza troppe preoccupazioni, con gli sguardi sbigottiti dalla vendita diretta e da quella contemporaneità che prova a respingere le grandinate con i teloni.

Qui in mezzo, la famiglia Cavalli ha creato il proprio percorso, portando con sé le stratificazioni economiche di anni irripetibili. Ca’ Vecchia in contrada Case Sparse è stata il raggiungimento del padre di Valter, che ha portato lì la famiglia, ha cominciato a comprare ettari di terreno e a coltivare i propri prodotti. Eccezion fatta per l’anno di militare e le velleità spiritualistiche di partire per l’India, Valter ha passato lì tutta la vita, con uno studio rapsodico di modi, libri e territorio e con quella famiglia allargata che aveva bisogno di braccia per portare a fondo il dovere. Ma non si è mai sottratto alla cultura e alla possibilità che i suoi genitori capissero le sue scelte. Così sono arrivati gli anni ’80 e il primo affacciarsi dell’agricoltura biologica.  Lo sberleffo era dietro l’angolo ma Valter aveva cominciato a crearsi una sue verità e delle certezze sempre meno intransigenti. In Lombardia, durante le prime riunioni certificate, erano in tre. Avere un modello di riferimento era il primo dei problemi. E così i contadini ordinari guardavano la stregoneria senza capacitarsene. Così, come una perdita di tempo. La convinzione di adesso e gli epigoni trovati per strada, allora, erano l’ingenuità della gioventù.

Valter non ha paura del confronto e nemmeno di andare contro il dogmatismo. La grandine gli ha distrutto una buona parte di angurie dell’ultimo raccolto e l’etichetta non ripaga la rabbia. Così il suo progetto, e quello di suo figlio, molto più talebano di lui e assolutamente convinto della scelta di suo padre, è quello di riuscire a mettere al riparo quegli undici ettari di coltivazione che non hanno bisogno d’incantatori di serpenti. Angurie, pomodori, melanzane, zucche, peperoni, patate, cavoli, uva lambrusca, zucchine ma soprattutto varietà antiche e moderne di meloni. Lì si sublima l’azienda di Valter. In quelle produzioni assolutamente fuori logica e nelle quantità che sono più che soddisfacenti per il nascondimento bio. Qui non ci sono strane credenze, Steiner è rimasto tra le pagine e il letame viene usato per concimare. Pacciamature e sovesci si possono fare senza ricami e  le varietà antiche dei meloni sono straordinarie, eticamente, esteticamente e organoletticamente. Il Rospo visivamente sembra una zucca ma la filologia porta fuori strada. Ai tempi dei Gonzaga, l’America era lontana e così quel melone presenziava ai banchetti più luculliani. Moscatello tondeggiante e schiacciato, polpa sul giallo e profumo incredibile. Ramparino retato, intenso e verde chiaro. Banana, allungato pasta verde,  rinfrescante e croccante. Poi ci sono le modernità del Capitol e dell’Hondey Moon.

Le sue angurie sono ottime, piene, così i peperoni mantovani da mangiare crudi.

Valter ha 62 anni e cammina ancora scalzo in mezzo a nutrie e pietre. Si fa ancora il suo lambrusco crudo ma l’atteggiamento non è quello dell’oltranzista rimasto in ritardo di quarant’anni sulla contemporaneità, la terra è una conversione naturale delle cazzate. Pezzature del genere non ti permettono di coltivare con il pensiero, ogni mattina estiva, alle cinque e mezza, bisogna entrare in serra per anticipare la canicola, non ci sono scorciatoie e nemmeno intellettualoidi dalla danza facile, qui in queste lande si lavora oppure si finisce nel fossato. Perché lui crede nel biologico ma non dimentica gli anni post bellici in cui il chimico ha salvato migliaia di persone dall’indigenza più assoluta. In queste terre dove la cascina era già una conversione d’intenti…

 

AZIENDA AGRIGOLA CAVALLI VALTER

VIA CASE SPARSE 10 CASALBELLOTTO

CASALMAGGIORE (CR)

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *