Apicoltori provveduti… Linda Chiletti

CHILETTI

Dinazzano di Casalgrande. A pochi kilometri da Sassuolo, a metà strada tra Reggio e Modena, e unica frazione non intaccata dalle rotonde e dai capannoni. Le carreggiate si restringono, i dossi diventano naturali e le curve si inoltrano all’interno del Parco Le Riserve. Pedemontana o collina che sia, qui c’è l’abbandono di non riuscire a guardarsi indietro, a quei vigneti di Lambrusco che sembrano messi lì a caso e a quelle strade che sembrano talmente uguali che non perdersi non sarebbe nemmeno giusto. Ben guidato, arrivo comunque dove devo arrivare, confondendomi tra le diramazioni, gli errori e un’umanità che ha messo dello spazio tra dirimpettai, degli animali come deterrente e un’intimità che difficilmente qui verrà scalfita. Il luogo giusto per fare l’artigiano, per provare a non portare a fondo il principio economico della congruenza, dove tutto è sovrapponibile nel tempo e nelle persone. Anche sforzandomi, non ricordo di aver visto né case né volti. Eppure il distretto della ceramica è così manifesto…

Linda Chiletti e suo marito Daniele hanno deciso di dedicare la propria vita all’apicoltura. Il passato è un buco nero senza domanda, la passione è talmente disarginata da non aver nemmeno bisogno di un abbrivio. “Vuoi parlare del miele o delle api?”. Perché a Linda interessano sì la smielatura, la monoflorealità, la bontà del prodotto e il nomadismo, ma una cosa le ha portato via quasi tutto il “saper fare”: l’allevamento delle sue api regine. Sono pochi i piccoli allevatori che ancora percorrono la strada della selezione ma i motivi sono più palesi dell’aspettativa.

Ape ligustica italiana, rinnovamento continuo, mantenimento ove possibile delle famiglie omogenee, traslarvo (trasferimento delle larve operaie nella cella della regina che verrà svezzata a pappa reale) e miglioramento delle caratteristiche delle colonie. La selezione dei caratteri rappresenta l’anima del suo lavoro: mantenere le peculiarità trasmissibili, cercando vieppiù di creare dei ceppi produttivi e al tempo stesso resistenti. Le linee genetiche hanno la crudeltà darwinista. Anche senza aiuti. E il cliente è il più spietato. Perché se la ripresa primaverile non è adeguata, c’è poco da fare.

Le giornate tra la primavera e l’estate sono senza sosta, dal miele fatto in Toscana alla smielatura fino all’allevamento. Daniele fa tutto a mano, non passa nemmeno attraverso le pompe e la miscela finale è assolutamente poco stressata. Quattro o cinque mieli in totale, un po’ di polline e un po’ di pappa reale: millefiori, acacia, melata, castagno e un tiglio straordinario, cristalli grossi, tra bianco candido e beige, fresco e balsamico, ha qualcosa di agrumato e qualcosa che ricorda la salvia, nessun riflusso trigeminale e una meravigliosa persistenza, nota anche del millefiori.

In quei luoghi è tutto molto benefico, oltre che buono, in mezzo al gelido retaggio di febbraio tra casupole in legno e alberi da giardino, in quella collina nascosta che degli apicoltori crea un’immagine distante, vittima del tempo e di un’economia che non fa sconti. La serietà senza miscele e senza pastorizzazioni, che mantiene intatto l’organolettico e che ridà indietro un prodotto animale non sofisticato dalla contemporaneità dei prodotti caleidoscopici, è quel plus silenzioso che tutto ammanta di giustizia… non serve molto di più… e ogni tanto anche la poesia del miele, mercificata dai panel test, può riprendere il suo spazio…

 

L’APE LINDA

VIA COLATORE 13

CASALGRANDE (RE)

 

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