Cascina Capanna: il benessere sembra così semplice… Lorenzo Bonadeo

capanna

Montegioco è un incrocio di frazioni con nomi improbabili, popolazione dispersa, straordinari birrifici e ritrovi al benzinaio di personaggi inattendibili spersi in lande texane, cappelli di paglia e lenti movimenti di macchina. A riprendere l’orizzonte e quella Val Grue che si apre e che si chiude in una rapsodia discontinua che non mostra mai la stessa faccia. Qui il paesaggio ha lo spazio del dissenso, il salame è una religione laica e l’agricoltura si basa da sempre sulla vite e sul maiale. In quella filologia, cercare l’apocrifo è un intento che sprofonda. C’è tanto terreno, troppo terreno che ha concesso la noia al prezzo. E così chi ce l’ha, se lo tiene, lasciandosi marcire dietro ad una sussistenza fatta di norcini infreddoliti, di rituali invernali e di un’estate troppo lunga da far passare. Perché quando la polvere non rimane in mano ad un Faulkner ma ad un settebello, la vecchiaia incrosta anacronismo senza diventare esempio. E così i giovani si ritrovano per parlare, maledire e tenere il più lontano possibile la sorte non avversa. Perché è sì in luoghi come questi che si fa l’Italia ma è altresì che il cerino corto della scelta non lo vuole nessuno. Perché l’indefinito è sempre più facile. Salame, vino e qualche salma. I rivoluzionari ci sono, profumano di lievito e auto-sostengono con una scuola una delle agricolture più incredibili di questa terra acre.

Cascina Capanna è il luogo dell’aspirazione e Lorenzo Bonadeo il suo tenutario. Il tempo della famiglia è sempre stato un tempo agricolo che ha permesso ai figli di studiare, formarsi e poi decidere se rientrare in azienda. Gli ettari non erano quelli di una normale azienda del posto. La vigna, per ora preda delle cantine sociali, riempiva ma lasciava spazio e così l’allevamento è sempre stato un percorso necessario per mantenere la qualità del prodotto, di un prodotto e di quel prodotto che avesse un nome e una faccia. Noi mangiamo quello che mangiano le bestie. E così Lorenzo, insieme alla famiglia, ha deciso che la filiera non poteva avere buchi. Le maglie strette dell’auto-produzione sono l’eufemismo del contadino contemporaneo. Qui si apre il ciclo e si chiude il ciclo. Parte tutto da un pisello proteico.

Mangimi (proteine, orzo e favino) e fieno. Fassoni piemontesi a stabulazione più che libera, vitellone che non arriva quasi mai ad un manzo e mai ad un bue, qui non c’è la cultura dei culoni, maiali rosa/fulvo (LargeWhite, Landrace e Duroc) allo stato brado tutto l’anno in una delle più fredde province italiane. 30 ettari di pascolo per loro, per le galline, per gli asini, per i cavalli e per qualche vacca. E l’impatto sensoriale è subito stordente. Maiali puliti, nessun olezzo, solo delle trebbie di Riccardo Franzosi (Montegioco) appena arrivate e appena regalate. Così la qualità viene portata ben oltre i 200 kg dove l’animale diventa veramente pesante e il salame può impreziosirsi realmente di nobiltà. Macello interno, norcineria, salumeria e agriturismo. Cascina Capanna sublima il suino attraverso i tagli pregiati (coscia e culo) in salami stagionati blandamente in cantine non particolarmente umide che seccano un filo troppo, ridando indietro gusti sopiti e straordinari retrogusti fungini, e attraverso quelli meno pregiati che tra lardo e pancetta realizzano veramente il sogno dello stato brado per i suini pesanti. Se si tratta di acido oleico o linoleico non è dato sapersi almeno per ora, l’insaturo lo decide la bocca che scioglie una meraviglia all’improvviso. 5-6 centimetri di grasso quasi leggendari. E così sulle carni, prezzi periferici e tagli eleganti per clientele periferiche con moglie ubriache e botti piene. Ma l’etica e l’estetica del vitellone sono un’altra cosa, perché qui non si gonfiano e non si aiutano. È tutto tempio mediano di vista e qualità estrema.

Eppure, anche assecondando l’ultimo desiderio di Lorenzo, che è quello di mettere in piedi la propria cantina per vinificare il proprio prodotto, Cascina Capanna rimarrà un luogo silenzioso, dove la Merla diviene una rappresentazione perfetta per dischiudere l’efficacia. Lorenzo s’infervora per la serietà… ecco tutto… probabilmente ha sbagliato contingenza e si è ritrovato in una provincia del nord Italia nel 2015… speriamo che il suo linguaggio lo parlino sempre più non addetti al lavoro e semplici commedianti…. qui si fa veramente l’artigianato…

CASCINA CAPANNA

FRAZIONE CAPANNA 2

MONTEGIOCO (AL)

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