Piossasco. Pedemontana torinese con immagini selvatiche e riluttanti in trasparenza verso l’obiettivo di giornata. Qui, al di là delle rotonde, delle tangenziali, dei fuochi notturni e delle fabbriche che sembrano private del segreto militare, c’è una campagna inframezzata senza alcun tipo di fascino che non risieda nelle case basse e nel lontano sentore di montagna. Soprattutto nelle sere di freddo e soprattutto avvicinandosi ai laghi di Avigliana, si sente un’influenza da domenica pomeriggio e da anni da buttare via. Questi sono i luoghi dove l’artigiano può predisporre e disporre di un tempo creativo e di un tempo sgombro. E allora produrre, mettere in forma e mettere in opera diventano la sostanza di una giornata altrimenti lontana da qui, in qualche fabbrica o in qualche multinazionale del recupero. E così la più classica delle storie di questa pianura è riuscita ad arrivare fino ad oggi grazie alla collaborazione e alla genealogia. Continue reading Comunicare l’origine… Marco Ramassotto
Categoria: Artigiani del gusto
Un pizzaiolo sotto traccia… Simone Tricarico
Ciriè è un luogo chiuso in se stesso. Gira attorno alle logge, ai vestiti borghesi del fine settimana, ai sagrati trasformati in mancanza di rispetto e a fabbriche che non sono altro che una via lontana verso le Valli di Lanzo. Storie tipografiche e immaginifiche inframmezzate all’ignominia, in questi paesi che non sono quasi più hinterland e non ancora tempo morto, l’artigianato può scorrere placido, può nascondersi tranquillamente dietro le abitudini del buon cibo che in questo angolo di mondo si sono trasformate in continue domande e terrore verso il fuori controllo. E così i portici continuano a dirimere la stessa giornata da probabilmente troppi anni. Ciriè lascia veramente il tempo che trova e quando la vai a riprendere anni dopo, l’accorgimento è sempre quello di un ritorno alle origini, di un posto placido senza più nemmeno deferenza. Un paese di un tempo che fu, costretto a vivere la contemporaneità. Continue reading Un pizzaiolo sotto traccia… Simone Tricarico
Brisaola dei Crotti: uno sguardo fuori… Mattia Giacomelli
A Chiavenna bisogna andarci fuori stagione. Ha una bellezza decadente, vive di anfratti, di crotti e di svendite. Il fiume Mera regala quel sapore fortificato composto da orride pietre, situazioni pruriginose e un cumulo di vertigini che l’acqua non riesce a lavare del tutto. Il centro storico è un florilegio di passeggio, di accenti deterrenti e di milanesi prestati alla brisaola. Macellerie e prodotti tipici si alternano senza soluzione di continuità e senza un reale peso su quello che si sta comunicando. È un’accozzaglia di ferri battuti e locali dediti alla cazzuola, nonostante una percezione di potere assolutamente corroborante. Quando scende la sera, la gente conta i passi per ritornare alle proprie macchine e il torvo diventa l’unica maniera in cui percepire il fragore dell’acqua. Chiavenna ha un fascino straordinario e venduto male. Si fanno feste e si nascondono le profondità. I crotti stan diventando disarmonie edilizie anni ’60 e i ristoranti un guazzabuglio di menù tipici. Però c’è un’anima sovversiva, c’è qualcosa che odora di vissuto, Chiavenna è uno di quei paesi lombardi che tenderei sempre a far vedere. Qui ci sono tradizioni, usi e bellezze profondamente misconosciute. E così ad uscire è quasi sempre solo la bre(i)saola. Continue reading Brisaola dei Crotti: uno sguardo fuori… Mattia Giacomelli
Valgerola: il Bitto fino alle origini…
La Valgerola d’autunno ha quella magia rara che spiega meglio al mondo la sua chiusura, quella bellezza racchiusa in colori che non sono più passeggiate e fatica, ma cominciano a mostrarsi come lunghe attese dietro un vetro innevato e non realizzato, tempo su tempo per aspettare l’alpeggio e i pantaloncini corti. L’autunno è luogo di lunghe discussioni, di analisi, di lunedì mattina senza speranza e senza economia. Qui si va in letargo, perché la chiusura deve essere prima di tutto tepore e in seconda battuta conservazione. E così le labbra nascondono i denti e l’introversione può tornare a dominare la maniera di accoglienza. Il fiume Bitto scorre fin che ancora ne ha possibilità e su Gerola Alta si chiude un cielo di sfumature arancioni. Abeti, larici e faggi non lasciano spazio all’immaginazione. È tutto lì, scritto, ma con fascino. Senza parola e lontano dalla commercialità che però un luogo del genere è come se reclamasse. E così ci hanno pensato Meister Ciapparelli e i suoi dissidenti a creare una corte bagnata alla fonte. Continue reading Valgerola: il Bitto fino alle origini…
Biscottini di Prosto: quello che era e quello che è ancora… Sorelle Del Curto
Prosto. Frazione di Piuro. Valchiavenna. Vicino al confine con la Svizzera. Appena prima della cascata dell’Acquafraggia. Pochi kilometri dopo Chiavenna, poco dopo l’acciottolato a ridosso della montagna, dove terminano i turisti e i curiosi. Torchi, palazzi antichi, stalle, ponti e pietre ollari come indice di un luogo che il buio del fondovalle si prende a sé per sette mesi l’anno. Un fiume arrotondato. Delle vette intorno che non soddisfano nemmeno più in stagione, delle facciate tenui e un continuo decadere di sassi, pietre e muri. Prosto è di una bellezza indefessa, al di là della strada principale, nascosto, tra vecchi conventi, mulini e chiese, rimane un luogo inesausto di quattro case che al posto di un borgo tiran fuori l’immagine della perdizione. È tutto estremamente placido ed estremamente manicheo. Da un lato villette e la contemporaneità del colore, dall’altro un anacronismo dove il tempo si è fermato e dove un’unica bottega ha provato a catturarlo per sempre. Continue reading Biscottini di Prosto: quello che era e quello che è ancora… Sorelle Del Curto
Castagna essiccata nei tecci: la rappresentazione della decadenza
Calizzano è una rotta impossibile, quasi isolata, è un luogo casualmente ligure a due passi da un Piemonte più che operoso. Qui il selvatico resta selvatico e la struttura delle persone è una faccenda che non si può risolvere in un’identità. Ogni paese e ogni frazione hanno i loro idiomi, le loro scorrettezze, la loro voglia o impossibilità di aprirsi ad un mondo che li richiede e che li richiude. Come se non ci fosse altro che un unico motivo, quel motore che spinge fino a queste curve, tra i boschi di Murialdo e Calizzano, in quell’incomprensione montana che ha nascosto le persiane verdi e i muri tenui-pastello. Perché qui gli anni edilizi li hanno subiti e a scuola si è continuato ad andare percorrendo i sentieri e portando giornalmente un ceppo di legno a testa per scaldare l’edificio. L’isolamento ha caratteri endemici impossibili da trasportare e impossibili da trasmettere. Si rimane qui, tra porcini e castagne, come se non ci fosse mai un domani a venire in soccorso. Perché chi cerca la pace, trova la pace, i ghiri mangiano i libri, le “boscoteche” permettono l’estraniamento, i pazzi in bicicletta trovano il loro profeta delle piste in mezzo agli alberi e chi ha ancora un minimo di pudore, per provare a mettere fuori la testa da quella Val Bormida battuta e beata, si è accorto che l’unicità ha portato molti viandanti fuori dalla porta. Ecco, uno di quelli che ha capito le regole della comunicazione è stato Giuseppe (Raffaele) Corrado. Continue reading Castagna essiccata nei tecci: la rappresentazione della decadenza
Bagoss: dalla leggenda alla realtà … Famiglia Buccio
Bagolino. Nella Valle Sabbia dello spiedo, degli uccellini, delle trappole, del selvatico, dei cacciatori e delle castagne. Qui, dove i laghi sono rimasti laghi e non approdi turistici, l’arrivo della contemporaneità è un silenzioso e quotidiano svolgersi delle cose sempre allo stesso passo. A pochi centimetri dal Bengodi (leggasi Trentino), queste diramazioni, tra il Crocedomini e il Maniva, son sempre state terre di straordinari formaggi, di carnevali rutilanti, di zucchero amaro e di alpeggi incontaminati ormai sempre più vezzo di fotografi inesperti alla ricerca dello scoop o della volgarità. Bagolino è un posto remoto, dischiuso tra la nebbia grazie a strutture medievali e tetti rossi. Qui, boschi, brume e acqua rendono il reale una sovrapposizione di stati d’animo. Non c’è molto da indagare, è tutto una curva a gomito e una preghiera per tenere lontano il dirupo. Fare le cose seriamente, in un luogo senza lussuria, è sempre una sottile forma di ritorno. La morte è più festosa della resurrezione. E così, a Bagolino, per prevenire l’oblio, si portano perfino i celeberrimi campionati italiani di Braccio di Ferro, perché l’inverno che arriva è talmente una condanna da non lasciare per strada nemmeno le voci. Qui dentro, senza confini precisi, la comunità è ancora una comunità. Si respira all’unisono, al di là della ricerca economica. Continue reading Bagoss: dalla leggenda alla realtà … Famiglia Buccio
L’olio in mezzo ai compromessi… Nicoletta Manestrini
Soiano del Lago. Appena al di là del romanticismo turistico delle colline gardesane. Dove il turista vede e il venditore di ciarpame provvede. Qui devi solo sperare di andare avanti e di trovare qualcosa o qualcuno che reintegrino la tua voglia di semplicità. I menù turistici, le pizze, gli spaghetti, i locali tipici sono l’anima marcescente di un luogo che ha mietuto vittime bionde, memoriali e silenti approdi al lago. Squallidi sottoprodotti edilizi lasciano spazio a bellezze efferate, a resort in mezzo agli ulivi e ad antichi conventi rimessi a lucido per dare quel po’ di misticismo che lascia sempre un effetto di sopraffazione. Però qui c’è una luce diversa, c’è molta apertura e molto spazio, il lago affascina ma non angoscia, calma il pregiudizio, ti riporta bambino con un grasso e colorato gelato in mano e la voglia di guardare anatre e cigni dibattersi alla ricerca di una pace. Qui il turista tedesco è diventato ricco e coscienzioso, ha conosciuto la vacanza e il sole, lasciando spazio ai cugini più ad est, da quelle repubbliche fuligginose che hanno sempre visto nel colore della propria pelle l’unica percezione di appartenenza. In mezzo a questi luoghi, la famiglia Manestrini sta portando avanti dall’alba dei tempi il proprio lavoro agricolo. Continue reading L’olio in mezzo ai compromessi… Nicoletta Manestrini