L’aristocrazia dell’olio… Vittoria Piccolo

Ficarra. Pochi kilometri dal mare direzione Nebrodi. Di quei paesi rimasti in calcinacci, Ficarra non ne porta i segni. La sua storia è rimasta nei ciottoli, nelle viuzze e nei balconi barocchi che si guardano da vicino sulla strada principale. Ha un alto, un basso e una vista che investe olivi e noccioleti. Le piazze sono nascoste in fondo alle scalinate e l’asfalto lascia sovente spazio alle pietre. Pare che gli artisti ne abbiano fatto un luogo di rottura. Così. I locali dall’occhio bieco, nell’abitudine all’eccesso, hanno iniziato a sussumere la stravaganza sotto la categoria della normalità. Poche chiacchiere, pochi abiti scuri su sedie di paglia, poche “taliate” dall’effetto mummificatorio. Un fascino antico avvolge il paese. E qui, su questi monti, dove il verde è il più verde della Sicilia, nulla è dato per scontato. La natura è estremizzata senza logica. Ci sono catapecchie-agri-macellerie-ante-rivoluzione-gourmet, dove gli agnelli, di derivazione ignota, sono “carne di crasto” già accatastata a kili dopo tipici e inesorabili antipasti “caciocavallo congelato-olive piccanti, finocchietto-in-pasta-di-salame e pane-digestione-nel fine-settimana” e poi ci sono meraviglie da girato l’angolo, zone di relax da amaca tra gli astragali, da viste sconfinate e oblique dall’Etna all’Eolie, ci sono apicoltori e venditori di granite, agriturismi in fondo a strade dissestate e mondo civile estinto su volti color ottone antico, arsi da camicie, bastone e sole sempre uguali a loro stessi. Continue reading L’aristocrazia dell’olio… Vittoria Piccolo

Trapani, le sue saline e i suoi tramonti… Famiglia Culcasi

Trapani. Saline. Se esistessero, sarebbero il posto più bello del mondo. Invece non esistono. Non esiste il lavoro e la fatica del paludiere, non esiste la necessità di raccogliere un prodotto così basilare e la necessità delle famiglie di dedicare preoccupazioni e spasmi, non esistono nemmeno i tramonti, le isole Egadi contro luce e il desiderio di passeggiare sul ciglio dell’acqua. Esistono solo alcune foto, le rotte turistiche lontane, un relais, un ristorante, il paradosso di Zenone e la felicità per Truffaut “che si racconta male perché non ha parole, ma si consuma e nessuno se ne accorge”. Ecco. Le saline sono l’attimo più bello del mondo. Qualcosa che non è Sicilia e non è tramonto. È vecchiaia, gioventù, malessere e perfezione. Continue reading Trapani, le sue saline e i suoi tramonti… Famiglia Culcasi

La rinascita della cooperazione… Tommaso Alessi

Valledolmo. Ottocento metri sul livello del mare. Terra del siccagno. Estremo lembo della provincia di Palermo, senza una connotazione geografica definita. Le Madonie, con la loro cultura e la loro terra così ricca di tradizioni e di fertilità, si adagiano dall’altro lato della vista, così come il nisseno con le sue sfumature di giallo e di terra. Qui, lontano dagli itinerari turistici e dagli occhi indiscreti, la Sicilia ha potuto innescare la sua modernità: pale eoliche e pannelli fotovoltaici. Deturpando il territorio per alcuni, ponendosi all’avanguardia per altri.

Di questo luogo, a suo modo attraente, gli abitanti ne han fatto un centro di trasformazione. Le industrie artigianali occupano risorse, e per la Sicilia questo è già molto. Le colture sono differenziate e qualche reticente alla banalità ha provato ad unire, nel nome della sua produzione più importante: il pomodoro siccagno. Continue reading La rinascita della cooperazione… Tommaso Alessi

Le vie del grano e l’aridità del pomodoro… Francesco Di Gèsu

Tra Marianopoli e Villalba. Tra la provincia di Caltanissetta e la provincia di Palermo. In quelle discese senza scampo e senza un approdo turistico. Le cicale tornano a spadroneggiare all’interno di una valle solcata dal fiume Bilici e dalla ferrovia per il lontano ovest, coi suoi miraggi di zolfatare ormai scomparse, con le sue ginestre, espressione massima di una mortalità fiorita, con le sue mandorle e le sue mandorle amare, così poco corrive all’astuzia umana della raccolta, ma soprattutto con quei colori che del giallo hanno in mano la definizione estrema: grano, paglia e ancora grano. Una Sicilia da amare senza condizioni e senza repressioni. In mezzo a quella natura troppo scura e troppo calda per un’accoglienza patinata e sintetica, un baglio appare come una mitologica oasi. Di una bellezza conturbante, impressionista nelle aperture tra cielo e pietrame. Continue reading Le vie del grano e l’aridità del pomodoro… Francesco Di Gèsu

La razza maltese è illuminata… Luca Cammarata

Tra Caltanissetta e San Cataldo. Dove non può nulla neanche il GPS. Mancanza di segnaletica, strade dissestate che diventano crateri, sole allo zenit che toglie il fiato, miraggi all’orizzonte e colori così netti e così precisi da diventare quadro. L’amore per la Sicilia non può prescindere da queste terre, con le gradazioni di marrone che degradano dall’argilla al grano. Colline ricoperte di mandorleti e olivi e assenza: nella sua espressione totalitaristica, quasi violenta. Dominazioni e sottomissioni. L’origine e il futuro di un popolo che rimane sempre uguale a se stesso. Continue reading La razza maltese è illuminata… Luca Cammarata

La quotidianità della pasta… Famiglia Vicidomini

Castel San Giorgio. In quel lembo di Agro Nocerino Sarnese senza orizzonte. Un paese di collegamento e di serenità. Quella Campania un po’ stinta, in attesa del pittoresco e del ruffiano. Il turista è lontano e l’ibridazione vicina. La gentilezza dei volti e la difficoltà a trovare una coltivazione di San Marzano restano tra le righe come quel retaggio da resa alla competitività. Tutto viene sostituito, le colture e i pastifici. L’arte bianca, in questa cerniera di terra assolutamente espressa dai profumi, è ormai rappresentata esclusivamente dal Pastificio Vicidomini: la presenzialità di un territorio di pastai, almeno nella memoria. Continue reading La quotidianità della pasta… Famiglia Vicidomini

La Toma Aigra: uno di quei formaggi per cui vale la pena fermare tutto… Luciano Serra

Campertogno. Caldo soffocante in pianura. Refrigerio a Varallo. Acqua pesante e abbastanza gelata. L’abbandono del pranzo e il sole secco mi fanno percorrere la Valsesia alla ricerca delle nuvole. Il Monte Rosa è totalmente nascosto. Alagna è un cartello stradale che non si adatta bene al turismo. Le sponde del fiume sono colme, le persone restanti sono un gommone in mezzo alle rapide. I paesi soffrono dell’abbandono milanesiano, quello dei tetti spioventi a ciglio strada, del Gioco delle coppie e dei mefistofelici anni ’80. I nomi delle frazioni, di quelli che sono paesi solo per necessità, spaziano dai lascivi Scopa, Scopello, Scopelle, Scopetta, ai sintomatici Muro, Isola, Piana, Bettola e Chiesa, dove il primo impatto è anche l’ultimo. Eppure la roccia, i campanili, la montagna diroccata e quel rumore di fiume in piena non riescono a non rilassare. I baracchini pro-colesterolo e i caseifici da cagliata congelata non sfuggono nemmeno questa valle, dove la tipicità è rimasto un vezzo di pochi. Continue reading La Toma Aigra: uno di quei formaggi per cui vale la pena fermare tutto… Luciano Serra

Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra

Cantù. Mobili e Merletto a tombolo. Conclamato e conosciuto il primo, conclamato e conosciuto il secondo, ancorchè il tempo si sia trasformato in rughe e cenere. Nella mia praticità, affascinato dalle Fiandre e da Calais, ignoravo la Brianza più produttiva. In quella conca dove l’artigianato si è trasformato in industria e in crisi economica, esistono ancora poche e rispettose botteghe, disperse in un mare di rotonde e accenti sprezzanti. Il paese è un ordito di zone industriali, capannoni e vie senza uscita. In una di queste, in mezzo ad asfalto e produttività, l’oasi locale assume il nome di Pasticceria Marra. Continue reading Famiglie artigiane integrate e futuribili… Alessandro Marra