Le partiture della materia prima…. Filippo Stella e Gianna Benassi

Montagnana di Serramazzoni. A pochi kilometri da Maranello. L’Appennino, a causa del troppo spazio, diventa pianura, ritorna a essere collina, e non si lascia nemmeno catturare, decentemente, in un pranzo. Curve su curve, tornanti che non diventano mai rettilinei e fretta mi hanno sconsigliato una ripetizione delle strade sbagliate. Troppe. Anche perchè la vista, il silenzio e quella natura meriterebbero un fruitore diverso, forse migliore. La pianura è molto vicina, la montagna si estende attraverso creste, valli tributarie e pendici. I boschi ricoprono tutto, lasciando poco spazio alle rocce. Le pietre miliari segnano il passo. Arrivati a 10 km e 400 metri da Serramazzoni, in prossimità di una curva, una stradina porta verso il Museo della Rosa: pochi metri prima abitano e lavorano Filippo Stella e Gianna Benassi. Continue reading Le partiture della materia prima…. Filippo Stella e Gianna Benassi

Padri putativi e alpeggio… Sonia Spagnoli

Gianico. Bassa Val Camonica. Sul confine con Artogne, in quel pezzo di terra dove la pianura domina ancora nettamente. Tra l’alto Lago d’Iseo e Darfo Boario Terme, le Prealpi Bresciane, prima di diventare boschi, lasciano spazi aperti dai castagni e dal ciliegio selvatico. Qui, abbastanza lontano dal paese, a due passi da Le Frise, con un pezzo di montagna a completare il quadro, sorgono caseificio, stalla e abitazione di Sonia Spagnoli e della sua famiglia, antica stirpe di malgari. Continue reading Padri putativi e alpeggio… Sonia Spagnoli

Quelle circostanze che rivoluzionano… Gualberto Martini

Artogne. Qualche anno fa. Seguendo il consiglio di Vittorio Fusari, mi spingo oltre le sponde del lago d’Iseo e arrivo, al termine di una mulattiera stretta e paesaggistica, all’agriturismo Le Frise. Qui, un casaro mi ha aperto le possibilità di un mondo. Chef, stellati e botteghe del gusto avevano fatto il loro tempo. Gualberto Martini è stato uno dei mentori inconsapevoli del mio percorso. E fino ad ora, sempre con una deferenza refrattaria fatta di continui incontri e promesse, di viaggi senza padrone e di pranzi al sacco su tavolini in legno, ho procrastinato quello che era ineluttabile. Sono passati quasi duecento incontri, quasi duecento artigiani, milioni di parole, vaneggiamenti e contestualizzazioni. Grandi personaggi e rosei futuri, ma per Gualberto non era ancora giunto il tempo. Ora la mia forza è la mia paura di fare una frittata. Ci provo comunque… Continue reading Quelle circostanze che rivoluzionano… Gualberto Martini

Una cascina che ha corretto il passato… Lucio Martino e Paola Grandoni

Caraglio. Dove c’era l’industria ora c’è l’agricoltura. E quando te lo spiegano, indicandoti un castello, edificato intorno alla fine del’600, la faccia continua a mostrare incomunicabilità, manco fosse di Monica Vitti. La spiegazione è stupefacente: un filatoio, una delle fabbriche di seta più antiche d’Europa. La filanda, il coke, la ciminiera in mattoni rossi, l’immagine delle operaie sporche di fuliggine sono più tardive, più vicine. Qui siamo molto più indietro, l’architettura industriale aveva la forma delle sottane e dei balli di palazzo. Continue reading Una cascina che ha corretto il passato… Lucio Martino e Paola Grandoni

Un panificatore francese in prestito… Nicolas Verdickt

Cuneo. Su quell’altopiano triangolare da cui ha preso il nome, ruota la prospettiva, alzando gli occhi verso un cielo che domina un territorio fatto di diversità e lontananza. Nonostante la Francia sia vicina, così come la mervaiglia delle valli e il mare da “un tanto al kilo”, la sua distanza dal resto del Piemonte, e mi verrebbe da genuflettere anche il termine civiltà, è siderale. Continue reading Un panificatore francese in prestito… Nicolas Verdickt

Nostalgica norcineria piemontese… Giuseppe Dho

Centallo. In mezzo ad una piana tra Bra e Cuneo, dove gli allevamenti di bovini piemontesi, lasciano spazio a meleti, filari di peschi in fioritura rosata, vigne e campi di granoturco. Appaiono cespugli nel verde di un’erba curata e quasi malinconica. Il paese è una schiera di anziani che tagliano delle abitazioni di retaggio contadino, frammiste ad altre palazzine dai vetri bassi, figlie dello sviluppo edilizio degli anni ’70. La pianura ha portato ad investire nell’allevamento del suino, vittima inconsapevole di aziende insaccate dietro finestre macerate da anni di conservanti ed edulcoranti, e nella costruzione di fabbriche. Le montagne, la cui eco in lontanza riflette ghiacciai perenni e roccia nuda, non hanno persuaso la vista alla placida contemplazione di se stessa, con tutto quello che avrebbe potuto comportare in termini di vocazione, espressione ed unione artigianale. Continue reading Nostalgica norcineria piemontese… Giuseppe Dho

Mieli d’alta montagna… Floriano Turco

Peveragno. Placida collina alle porte di Cuneo e nell’ombra della Bisalta. La montagna, nelle giornate di sole, dissolve i pensieri e li abbassa al livello della vista. Quando rimane una sdraio e un prato, il resto è un decadimento capillare dei bisogni finanche dei desideri. Le valli si sentono, sono dietro l’angolo, i boschi si comprimono verso il fondo, lasciando l’erba e le fioriture in fieri a farla da padrone. Le strade abbandonano la linea retta e incominciano una tortuosità plumbea, scavando ombre e inoltrandosi in quello che ha ancora le fattezze di bosco. Continue reading Mieli d’alta montagna… Floriano Turco

Capre, possibilità, abbandono e sostenibilità… Marco e Debora Valtolina

Galbiate. Il paese dei demagoghi. Suddiviso tra la poesia volgare manzoniana, con quel lago di Garlate ad imprimere educazione, con i suoi conventi, i suoi moli e i suoi barcaroli, e la poesia eco-manichea di Adriano Celentano, che di questi boschi civilizzati ha fatto il suo quartier generale. Si respira aria di divise scolastiche e forni da merenda. Molta educazione, molta formazione, quel po’ di snobismo applicato alla perfezione ad una voglia di catechizzare. Qui, la chiesa, insieme ai suoi poeti, ha costruito ed erudito. Gli artigiani rimasti, quelli con voluttà da fuga dal mondo, non hanno trovato il selvaggio ma un selvatico edulcorato dall’urbanizzazione, dal conto in banca gonfio e dallo scialle di lino intorno alle spalle. Continue reading Capre, possibilità, abbandono e sostenibilità… Marco e Debora Valtolina