Cremeria Capolinea: un freddo appagamento… Simone De Feo e Monica Fantuzzi

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Reggio Emilia. Ci sono delle somiglianze nella borghesia cittadina italiana che non possono lasciare indifferenti. Quello che accade non accade per caso: le stesse torri, i portoni simili, gli absidi sporgenti nella stessa maniera e i campanili nella medesima posizione lasciano indifferenti. È un abbandonarsi lascivo delle stesse persone agli stessi riti e agli stessi miti. C’è un’impostazione borghese che raglia la pianura padana, rimandando sempre la stessa immagine. Continue reading Cremeria Capolinea: un freddo appagamento… Simone De Feo e Monica Fantuzzi

Una pasticceria tenue… Anna Sartori

Erba. La base delle Prealpi. Nessuna facile definizione. Molte rotonde e passaggi a livello e nessuna tipologia fascinosa, neppure nelle file davanti alle botteghe. Che rimangono casalinghe. La Brianza operosa e un po’ sbiadita lascia traccia nelle ciminiere e nelle macchine nero-flessuoso. Erba è una buona base di partenza. Per i laghi, per i boschi e per i quadri impressionisti, quelli che traslitterano castagne, canne di fiume e campanili a mezz’aria in definizioni da pianta delle streghe. Continue reading Una pasticceria tenue… Anna Sartori

Ciacco: un ex collettivo tra il convenzionale e l’anarchico… Stefano Andrea Guizzetti

Parma. Quando il centro non ha ancora preso possesso di borghesie, botteghe storiche, griffe, occhiali da sole a specchio e gonne colorate su acciotolati nascosti da battisteri e chiese, a dimostrare la vacuità di un posto distante. Dalla crisi, dalla necessità e dal fermento metropolitano. A pochi passi da quelle vie cristallizzate nel benessere di una qualsiasi città ducale italiana, l’anti-Parma appare come irriguardosa e assolutamente convenzionale. Ordinata, sia nelle costruzioni che nella viabilità, dotta, gentile e con l’umanità trasudata e trasognante di chi ha messo in testa le scelte personali. Continue reading Ciacco: un ex collettivo tra il convenzionale e l’anarchico… Stefano Andrea Guizzetti

Portare qualità in mezzo ai boschi… Vittorio e Sonia Squaranti

Bosco Chiesanuova, amministrativamente. Cerro Veronese, geograficamente. Il resto è una strada che collega due paesi, pochi kilometri di distanza e un incontro inaspettato.

L’anticipo è sempre foriero di imprevisti. Così da una malga troppo lontana da raggiungere, da una voglia di formaggio, da un deserto fatto di vista, abeti, altopiani e vette abbassate in quella mezza montagna chiamata Lessinia e definibile in un’identità silenziosa, poco turistica, quasi solitaria, di una solitudine trovata più che scelta, quasi connaturata ad una personalità distante e definita dalle tradizioni, mi ritrovo, per merito di due passeggianti anziani incontrati per strada, alla corte di Flavia e della sua Terra Cimbra. Continue reading Portare qualità in mezzo ai boschi… Vittorio e Sonia Squaranti

Il futuro del gelato milanese è nelle mani di una silfide… Vittoria Bortolazzo

Milano. Tra Porta Venezia, Centrale e Corso Buenos Aires. Il nuovo angolo dei viziosi. Tra parcheggi impossibili, vicoli non adatti al transito e sensi unici immanovrabili, continuano a crescere luoghi gourmet senza accenno a meditazione o buon senso. Questa rinnovata zona, alle spalle dello Spazio Oberdan e del tamarrismo del fine settimana, attrae pensatori del gusto e artigiani in rinnovamento, nel mito della ritualità e della facilità. Perchè uno esce e l’altro entra, creando convergenze, snodi e connessioni, rilasciando quel po’ di radicale che ancora presenziava nelle tavole e tra i palati. Continue reading Il futuro del gelato milanese è nelle mani di una silfide… Vittoria Bortolazzo

La granita come non la fanno più… (o quasi…). Aurelio Licata

Sciacca. Maioliche, medioevo, facciate barocche, odore di pesce, puzza di porto, casermoni tinta unita, posizione strategica, pesca, cultura e agricoltura. È tutta una questione di prospettiva. Qualunque sia il punto di approdo, Sciacca riveste colori e luci diversi, a volte lontani, a volti deprimenti, nella maggior parte dei casi interlocutori. Culla del dolce far niente. Venendo da Menfi, la città appare sovietica e periferica. Interpretata dal cuore, dalle sue viuzze, dalle ringhiere infiorate e dagli azulejos sulle scalinate, riluce di una bellezza segreta. Continue reading La granita come non la fanno più… (o quasi…). Aurelio Licata

Un pezzo di storia che ogni tanto si rinnova, ogni tanto no… Santo Musumeci

Randazzo. Qui ci troviamo di fronte ad un mistero. Vicoli deserti, turisti latitanti. Certo, il mare non è vicinissimo, ma la bellezza sì. Te ne accorgi, percorrendo i tornanti che diradano da Floresta. Il greto del fiume Alcantara, chiaramente vuoto, lo cinge, lasciando scoperta la roccia che si confonde con la pietra, al cui crepuscolo appaiono le antiche abitazioni. Un’immagine rinascimentale con le finestre riverse nel vuoto e nell’abbandono.
Randazzo è la città dei campanili. In un non quantificabile passato, erano centotre, quasi uno ogni cento abitanti. Dio era l’espressione cacofonica di centinaia di scampanii.  Continue reading Un pezzo di storia che ogni tanto si rinnova, ogni tanto no… Santo Musumeci

Un pomeriggio, per caso, un gelato… Alberto Piscini

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Nascosto nelle maglie della Franciacorta, nel mio solito cantuccio fuori dal tempo, mentre mangio un panino, con il broncio per i continui temporali estivi, mi rimbalza addosso una riminiscenza. Brescia, Philippe Leveillè, gelato alla crema. Invito. Ed eccoci in viaggio.
La gelateria è assolutamente dentro la moda. Carapine d’ordinanza, schermi al plasma che mostrano creatività, una commessa non particolarmente attratta dal dialogo e pochi clienti. La città, a dire il vero, è sul vuoto andante… Continue reading Un pomeriggio, per caso, un gelato… Alberto Piscini