Galliera 49: collettivo, idee, gelato … Maurizio Bernardini, Jacopo Balerna, Fabio Nanetti e Valerio Alfani

galliera

Bologna è una città che ridà indietro. Umanità, calore, professionalità, diaspore e relazioni. Che permette conversazioni ed associazioni. Il collettivo è una forma di pensiero condiviso e di ritualità apotropaica. E mettere da parte il male, attiene al pudore più che all’orgoglio. Perché qui si riesce a creare antologia non prescindendo dal centro. Gli artigiani rimangono dentro e provano a creare fucine, cercando la concorrenza più che rifuggendola. Il dispaccio nascosto e surreale è quello di lavorare meglio, di provare a rendersi estetici senza dimenticare l’etica, a riempire il non riempibile della cucina contemporanea, sempre più “minimalisticamente” imperversata a giustificare la propria assenza. E così Bologna si riempie, diventa barocca, quasi pantagruelica, di forme e contenuti, accettando la sfida di essere sempre la Grassa. Perché questa è la nevralgia dell’Italia e così deve essere mostrata al mondo. Ghiotta e saporita, con quel saper fare che non è mai prepotenza ma sempre capacità di rimettersi in gioco. La retroinnovazione delle forme in questa città parte ancora dagli ingredienti, dalle materie prime. Dalle radici al demiurgico, non si può prescindere dagli stati di creazione, da quel mondo ipnagogico che è illusione e realtà. Continue reading Galliera 49: collettivo, idee, gelato … Maurizio Bernardini, Jacopo Balerna, Fabio Nanetti e Valerio Alfani

Sapì: osti, cuochi e artigiani…Mauro Vielmi e Daniela Foppoli

sapi

Esine. Inizio della Valgrigna. La collina della SS. Trinità sovrasta rocce rimaste nude, un fiume quasi in secca e un crogiolo di professioni chiuse dentro case dove agli sguardi presenti non rimane altro che rifugiarsi nella tranquillità del disinteresse. Questi sono paesi di resistenza, a metà strada tra il produttivo e il pudore, in quella diramazione camuna che vede nel soprannome (scutum) la realizzazione definitoria. Così per sempre, in quel procedere del tempo che è molto al di qua del giudizio e del pregiudizio, in quella direzione familiare che non può essere rinnegata. A meno di non volersene andare o di non arrivare, per caso, in maniera sperduta o in maniera provvida, per metter mano a delle circostanze, trasformandole in certezze. Sapì è il soprannome della famiglia Foppoli e questa è una storia rara e territoriale. Continue reading Sapì: osti, cuochi e artigiani…Mauro Vielmi e Daniela Foppoli

Un luogo ideale in trasformazione… Francesco Bedussi

bedussi

Brescia è la sua borghesia, con quel fare un po’ spento sempre alla ricerca di un classicismo da raccontare al vicino di appartamento, il naso spostato sui profumi ghiotti che circondano le passeggiate e che obbligano gli artigiani a trasformarsi in raffinati mercanti. E così i centri storici si svuotano di pasticcieri e si riempiono di costruttori edili mentre le periferie girano intorno al discorso degli affitti, puntando sempre più sul grande, sul caffè da rotonda, preconfezionato, prefabbricato e pronto ad allungare i tempi della dissolutezza fino a sera inoltrata, garantendo colazioni, pranzi, merende, aperitivi, cene e plausibili e futuristici letti a castello per ripartire l’indomani carichi a molla. Così chi percorre la strada totalizzante dell’offerta globale, si scontra con compratori congelati e compulsivi dell’acquisto unico, parvenu dell’estetica e figli di benestanti che alla fatica han preferito la ricreazione. Questa indubbiamente è la strada più difficile, è l’impostazione sartriana dell’egemonia intellettuale, di tutto un po’. Criticato dai filosofi, dagli sceneggiatori, dai romanzieri, dai letterati e dai drammaturghi ma sempre punto di riferimento. E così la famiglia Bedussi nasce in gelateria ed esplode i suoi confini su tutto lo scibile gastronomico. A Brescia! Continue reading Un luogo ideale in trasformazione… Francesco Bedussi

L’azoto come mezzo e non come fine… Marios Gerakis

GERAKIS

Bergamo bassa. Quel luogo a metà strada tra l’oltranzismo nichilista di chi si trova ad essere capofila delle sue valli, con un pensiero tanto prosaico quanto progressista, e il disorganico borghese che in quelle valli cerca formaggi e verdure biologiche, ma che pesta i denti dal freddo dell’assimilazione. Così rimane un reticolo di viali sospesi, portici dalla multa facile e attività imprenditoriali in attesa dell’arrivo del passeggio pomeridiano. Bergamo ha l’atteggiamento bobo del parigino annoiato e del borghese che ha venduto tutto ai russi. La bellezza estrema, di una città antropicamente nata sui suoi borghi e quindi filologicamente destinata ad avere una puzza di canfora sotto il naso, lascia sempre per strada i suoi figli minori, con gli anziani dal cappello in mano e pianoforti antiteticamente privi di senso. E così si continua a passare e a trovare artigiani che artigiani fino in fondo non sono. La colpa dell’invidia non è più neppure conforme. C’è stato bisogno della provincia, di una comunicazione patinata e di una novità da naso storto per farmi ritornare sui miei passi. E sono partito con delle premesse da rissa al centro del ring… Continue reading L’azoto come mezzo e non come fine… Marios Gerakis

La Pasqualina: un progetto originario… Riccardo Schiavi

pasqualina

Almenno San Bartolomeo. Tra l’Adda e il Brembo. In quella provincia orobica che non ha nulla da offrire più di qualche giallo e di qualche tempo reale, tra l’abitudine, il già visto e le rotonde. Qui è tutto equidistante, come se non ci fosse un neppure. Eppure una volta c’erano fabbriche identitarie, tetti a shed e mattoni refrattari, eppure questi erano territori dove si produceva, si coltivava e si allevava. Ore le stalle sono nascoste e gli orti sono confinati a voluttà private e a momenti pre-televisivi. Ecco il classico paese di qualunque hinterland fatto di misteri, di digressioni, di compagnie in motorino, di centri commerciali e di strade che fuggono via dalla noia. Così i giovani, prima dell’età da capoluogo di provincia e da ragazzette attaccate alle vetrine, devono districarsi tra la nebbia e i campi di quello che era granoturco, nella speranza di sopravvivere all’incedere della notte. Ma la tinta fosca è solo uno dei due punti di vista, l’altro parla di imprenditorialità, benessere e bellezza. E così, Riccardo Schiavi ha tirato fuori, dalle congerie confusionarie e padane, la storia della Pasqualina. Continue reading La Pasqualina: un progetto originario… Riccardo Schiavi

Chimici gelatieri di provincia… Giovanni e Simona Samuelli

samuelli

Usmate Velate. Un paese che rappresenta perfettamente il termine della tangenziale est. Dove le corsie da due diventano una, dove s’iniziano ad intravedere le boscaglie dei ricchi imprenditori che si nascondono alle masse, dove la strada che taglia impregna tutto di locali, negozi, centri commerciali e realtà cittadina, e dove, soprattutto, non ci sono più lati della fantasia che vadano oltre le coltivazioni a bordo carreggiata e la fissità sui temi della sicurezza e della propaganda. Usmate è un paese molto più che di passaggio, ha quell’irrazionalità da campagna senza lodi di cui ne ha fatto quasi un effigie. Però qui si potrebbe fare di più, si potrebbe dare una possibilità ulteriore alla fuga, perché in questa Brianza di reticoli si rimane inevitabilmente legati ma non deve mancare il tempo per pensare a come scansare le brutture. E così, in mezzo alla crisi che chiude e non paga gli stipendi, Simona e Giovanni Samuelli hanno deciso di creare una nuova opportunità di bellezza. Così… per conoscenza… Continue reading Chimici gelatieri di provincia… Giovanni e Simona Samuelli

Concettuali gelatieri di frontiera… Paolo Brunelli

brunelli

Agugliano. Quella collina da cui ti aspetteresti di più. Il cuore delle Marche è una definizione d’intenti e di urbanizzazione. Le strade lasciano posto alle corsie uniche, alle curve e alla natura più contaminata, quella degli agricoltori. Ulivi e vigne, i Monti Sibillini in lontananza, il Conero sullo sfondo e un paese che non ha provato a schivare la modernità. Unico luogo rimasto ai tempi di Philippe Noiret, con le sedie portate da casa, è il cinema che è insieme circolo sociale, ritrovo per anziani, sede del Festival del Gelato, probabilmente conciliabolo politico ma soprattutto luogo dove innalzare a leggenda le proprie virtù: dalle carte al sesso fino al cortile. Continue reading Concettuali gelatieri di frontiera… Paolo Brunelli

Esistono ancora i gelatieri… Alberto e Anna Sogaro

SAN GIUDA

San Donato Milanese non è un luogo, è una comunità di dipendenti, ex dipendenti, figli di ex dipendenti, nipoti di ex dipendenti, che ruota tutta intorno alla Eni. C’è una tangenziale, ci sono delle concessionarie, qualche industria, una stazione della metropolitana e un cane a sei zampe che contempla tutto dall’alto. San Donato è un posto privo di qualunque diceria. È tutto lì, talmente chiaro da essere quasi programmatico. È una definizione metonimica che prende Metanopoli e la fa diventare una città talmente ideale da renderla distopica. Continue reading Esistono ancora i gelatieri… Alberto e Anna Sogaro