Distillati di radici in una montagna evanescente… Marisa e Patrizia Boroni

Spiazzo Rendena. Valli ampie, miracoli, corti chiuse, stagioni lunghe e inossidabili, di una convergenza contadina che lentamente si è scrollata la terra dalle mani, abbandonando la storia degli arrotini (moleta) erranti, stanziatisi in luoghi meno abissali dalla vendita più urbana, dei segantini e degli allevatori, e conducendo i topolini metropolitani verso l’imperiosa bellezza in cima alla valle, dove le Dolomiti di Brenta spazzano via tutto, ubbie e prolissità. Bisogna rimanere sulla strada principale, divincolarsi dai vizi invernali e provare a ridare alla montagna quello che lei ha tolto, in una forma di giustizia comparativa contraddittoria, dove la trasformazione è ancora mantenimento, calore e soprattutto conservazione, degli elementi, delle specie e della specie. Qui, oltre i bicchieri di grappe aromatizzate, le sorelle Boroni stanno portando avanti uno di quei posti per cui vale la pena…

Cesare Boroni, a metà dell’800, è stato il primo a trasformare le acquaviti, con all’interno erbe essiccate, in veri e propri distillati. La Val Rendena, negli anni, è diventata il mercato per le radici di genziana e di imperatoria, per le bacche di ginepro e per la rosa canina, il poco resto è fatto da edizioni limitate che vanno dalla difficoltà dell’aloe vera canarina al lampone. La distilleria, con processo discontinuo negli alambicchi di rame del bisnonno, è rimasta a Borzago. Per lustri in acquiescenza, Marisa e Patrizia, con l’aiuto del fratello Giovanni, e prima dei genitori Bruna e Giulio, all’inizio del nuovo millennio, hanno rispolverato la distilleria di famiglia, disperdendo cercatori di radici in mezzo alle valli e dando vita ad uno dei più straordinari distillati mai bevuti. Le radici fermentano, probabilmente con l’aiuto di zucchero (sotto i 20 grammi per kilo), e vengono distillate, le flemme si ridistillano e non si scende mai sotto i 40 gradi. La genziana è secca e piccante, l’alcol è come se nemmeno arrivasse, l’imperatoria, ombrellifera parente stretta dell’angelica, ha uno straordinario balsamico, persistenza e una punta di muschio, è un distillato fuori logica, fuori economia, fuori stabilizzazione e fuori tempo. Ricorda le credenze del passato (cit.), qualcosa che rimane lì, nell’implicita confidenza di Marisa e Patrizia, una dolcezza deferente e una lontananza poco paesana, remota e romita, di un romitaggio lontano dalla produzione e vicino ad un artigianato intimo, fatto di gesti portentosi, di pochi minuti di racconto e di ancora meno espressione, con sguardi unici, linguaggi rispettosi e una verecondia che ancora si schermisce di fronte alle richieste e oltre le provocazioni. Questo è un racconto di liquorini da rimettere in ordine, di alambicchi in rame, gli stessi di sessant’anni fa, di stanze che sono oltre le nebbie e oltre l’inverno, di case semplici, cancelletti, campanelli e leggende fatte di occhi fiordaliso, pelli diafane e pudore riservato che legge il paese al di là della valle…

…in questo mondo, in cui basta un assaggio per dissimulare il linguaggio, si va a fondo in pochi e beati…

A volte, realisticamente, bastano cinque minuti…

BORONI GIOVANNI DISTILLERIA GENZIANA

FRAZIONE BORZAGO 12

SPIAZZO RENDENA (TN)

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