I biscotti sono una cosa seria!?!?… Francesca Iseppato

furezze

Bovolone. Terre di torba e terre di sabbia, pievi, chiese e corti-castello ridotte a palazzi a cui sono state tolte le difese, lasciandole accumulatrici di prodotti agricoli. La coltura del riso e quella del tabacco hanno perennemente contraddistinto un territorio che nella pianura si è vieppiù nascosto e attorcigliato, come se non ci fosse un altro modo di vivere al di là della provvidenziale e operosa circospezione cristiana. Questa terra reticolata, incanalata, esaurita e sfruttata ha terminato le risorse dell’empatia, lasciando per strada scheletrici contadini convinti dalla propria abitudine, qualche esasperato modernista rinnovabile e tanti raccoglitori stagionali. Bovolone non è un luogo che richiama.

Poi però entriamo in un bar e cambia tutta la percezione delle cose. Peccato che non sia quello il mio obiettivo, ma solo il media dove svolgere una conservazione. La casualità ci porta lì. Puzza di ascelle sudate all’ingresso, bestemmie in dialetto, sala per le slot machine con gente che prende a pugni i muri, dialoghi svolti sotto la forma brada più comune, l’onomatopea, sguardi che della virilità hanno riscritto il decalogo e forme colloquiali da parole tronche, verbi tagliuzzati e imperativi a perdere. Il tavolino è infognato in una di quelle canzoni, a metà strada tra Pupo e Max Pezzali, che hanno reso l’Italia molto più vivida di così. Ecco la provincia italiana, il resto potrebbe anche sparire. Il ricordo mi congela il sangue. Motorini truccati, prostitute infreddolite, discoteche da balli sui tavoli e dimostrazioni di machismo. Ordinazione: un caffè, una tonica e una schweppes lemon. Arrivano, in un bicchiere senza lattine, un caffè annacquato, una tonica e un’aranciata. Senza spiegazioni. Così, come deve essere. E nessuno proferisce verbo. Nella giustizia di un’immagine che rappresenta troppo per continuare a renderla sterile, nel conformismo di un’indifferenza sarcastica, verso luoghi e persone bifolche, che ha distrutto il nostro essere di strada. Rappresentazione, rappresentazione, rappresentazione. Se ogni tanto si riabituasse il naso alla puzza di merda…

Comunque sono costretto a riprendermi. Francesca Iseppato, vittima/predatrice, non aspetta il mio frastornamento. Ma lo ha, insieme ai giudizi da Pizia delle tre del pomeriggio. Ha cominciato a produrre biscotti, affiancata da due amiche, da poco più di un anno. Poi ha proceduto per la sua strada con nuove strutturazione, in quel co-working, un po’ Portland un po’ Berlino, appena al di là dell’autostrada (Lugagnano di Sona), con Arnaldo Conforto, uno dei tecnici gelatieri con più autorità di bilanciamento. I biscotti sono suoi, le ricette sono sue, la maternità è sua. Lei è l’autrice, sta all’origine del giudizio. E così non può ingannare. Non esistono vecchi faldoni impolverati o imbellettate alchimie di pastry chef televisivi, esiste lei e quello che mette nell’impastatrice. La cultura naif-salutista ma senza dispregio, le farine del compromesso, le farine senza glutine, il burro chiarificato, i vari oli essenziali, il cioccolato Valrhona, il latte di riso, sono scelte decise non semplici punti di vista, da difendere con pervicacia. È possibile che il mio palato non si accordi mai su una nota, non si chiuda, percepisca vuoto, manchi la sapidità e la friabilità, rimanga sempre un passo indietro, anche nell’estrema pulizia, ma Francesca non oppone monoliti, ascolta senza dare per scontato. Le certezze sono una filosofia non un interesse. E così non la troveremo sotto un albero di pere ad aspettare che cadano, ma nemmeno per strada sempre con vestiti nuovi. Perché l’opinione non mi è parsa un suo abito. E non importano errore o verità, apodittica o fedi agnostiche, importa la dialettica della crescita, quella che guarda sempre negli occhi, senza subire critiche, affabulazioni od elogi. Prendendoli sempre con la concretezza della verifica. I suoi biscotti non mi hanno solleticato interesse, il mio concetto di buono probabilmente non è il suo, probabilmente lei troverà i suoi peana e le sue lente condotte che la porteranno sulla mano della nutraceutica, ma sono convinto che cadrà sempre in piedi…

 

LE FUREZZE

VIA SIENA 16

BOVOLONE (VR)

 

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