Chivasso. Cintura torinese pre-collinare. Un mix ideologico di fabbriche automobilistiche, Monferrato appena abbozzato, noccioleti affinché il Piemonte non si infanghi mai e centro storico dissolvente, con anziani riluttanti e giovani consumati. Chivasso è un luogo comune, normale, dove crescere, esporsi, investire e rimanere incartocciati in una vita borghese tendente all’operaio. Le chiese in latta, ripristinate ad una modernità meno consona, riecheggiano nel passato di cittadini che nelle campane han sempre manifestato la propria appartenenza. Si è mantenuto un decoro di case basse, sguardi bassi e portici bassi, perché l’intimità, in queste zone, rimane il cardine attorno a cui ruotare superstizioni e dicerie. I chivassesi passano oltre, guardandosi in tralice e definendosi al di là della campagna e al di qua dell’industrializzazione. Un po’ meno nascosta, Bruna Milanesio, insieme ad una gioventù illuminata, sta provando a raccontare qualcosa di più.
Una vita dietro le assicurazioni e una decina di anni fa la voglia di cambiare professione. L’adolescenza era ancora scuola dell’obbligo e così la solitudine ha portato avanti un tempo libero un po’ più confinato. Chivasso era ed è la patria di un biscotto tipico, minuscole meringhe alla nocciola: nel 1850, quando sono stati inventati da Giovanni Podio, Noasetti e diventati celebri nel mondo, nel ‘900, con il nome di Nocciolini. Simbolo di una città e perdizione ripetuta. Una di quelle cose per cui la qualità non deve mai prescindere dall’abbondanza. Uno tira l’altro e così anche Bruna ha pensato di partire da lì.
Poi sono arrivati canestrelli canavesi, ostie schiacciate alla piastra, la torta di nocciole, le paste di meliga, i baci di dama, le meringhe e i torcetti, tutti figli di quella tradizione piemontese che deve essere storia ma soprattutto affinamento. Così quando entrano in azienda Francesco e Giovanna, rispettivamente figlio e nipote, lei può tornare ad occuparsi anche della clientela, della vendita e dell’accoglienza. Giovanna frequenta il liceo artistico, si diploma in Cast Alimenti, fa lo stage da Fabrizio Galla e si realizza in un laboratorio a produrre i biscotti del territorio; Francesco servirebbe ad un sacco di artigiani italiani che non sanno come sviluppare mezzo progetto. Idee a profusione, negozi monomarca da aprire a Torino, marketing poco studiato e un’innata propensione alla compravendita.
Ognuno secondo le proprie possibilità, hanno portato strutture, sovrastrutture e pulizie, i prodotti sono tutti tra il buono e l’eccellente, nella meliga c’è troppo limone e ai torcetti manca un filo di friabile, per il resto c’è una territorialità distesa, senza compromessi, dove arrivano le nocciole biologiche che nel medio periodo verranno sostituite da quelle prodotte sui loro terreni, ci sono burri da sistemare e aromatizzazioni contenute, c’è una pasticciera alla base che, nell’adattamento, ha trovato la leggerezza della tipicità. Tra pochi anni i nocciolini torneranno a chiamarsi noasetti…
IL DOLCE CANAVESE
VIA SAN MARCO 24
CHIVASSO (TO)