La rivalutazione del millefiori… Massimiliano Pizzo

pizzo

Napola. Comune di Erice. Estensione di Trapani. Dimentica delle nebbie ericine, delle sue paste di mandorle, delle sue camminate in salita e della fatica ancestrale di guardare luoghi aderenti al turismo dall’alto dell’eremo più turistico di tutti, e quindi con la solitudine di frazione pianeggiante e senza spinte motivazionali, Napola è un fiorire di campagne e case basse, quasi dimenticate, dove approfondire un sonno conforme tutte le ore che non prevedano l’adescamento di qualche turista in qualche baglio fuori mano. Luoghi come questi, magari d’autunno, sono dimostrazione più che rappresentazione, sono la forza di rimanere concentrati sull’agricoltura e su quei prodotti tipici che non si devono mai tradire. Qui, Massimiliano Pizzo ha deciso di seguire le orme di suo nonno Francesco Bonaventura e di suo zio Vincenzo Bonaventura e di trasformare il miele in qualcosa di serio.

Api nere sicule (apis mellifera sicula), le loro di uno strano carattere protettivo e aggressivo, recuperate ormai da qualche anno grazie al lavoro del professor Genduso, e rimesse insieme da Massimiliano insieme a terra e a tradizione. Gentilezza e toni pacati, nonostante la percezione e la grande conoscenza della sua realtà, sono necessità primarie di chi ha a che fare giornalmente con la gratitudine verso un mondo animale che non può essere né tradito né sovvertito. Permettere l’agio e la possibilità di muoversi liberamente in fioriture intatte, lontano dal clamore e vicino ad un pudore e ad un silenzio che solo l’artigiano delle api può permettersi il lusso ancora di vivere. Anche senza nomadismo.

Massimiliano si oppone pugnacemente al far west delle denominazioni botaniche e dei mieli monoflora, quella pietra filosofale ormai fuori controllo che molti apicoltori hanno erto a limite valicabile oltre il buon senso e vicino allo scadimento. Rilasciando le straordinarie potenzialità del millefiori, quella gemma che caratterizza le varie stagioni e le varie altitudini, a banchi polverosi e commerciali. Millefiori di montagna, millefiori estivo, millefiori di collina. Lì si esprime intelligenza e contemporaneità, in quei bouquet floreali che Massimiliano fa colare direttamente dai favi appena prelevati. Esperienza di contatto che fa entrare nel mondo del miele come nessun’altra. I suoi millefiori arrivano da un centinaio di alveari condotti insieme a suo zio, per un miele pieno, ricco, che cristallizza quando deve cristallizzare, con presenza di sulla, di zagara, di aneto e di varie ombrellifere, di cardo e di eucalipto. Una persistenza aromatica senza dubbi e una smielatura molto armonica.

“L’apicoltura, nella sua evoluzione, ha inserito le api in arnie costruite artificialmente, ha inventato tecniche e strumenti per semplificare il lavoro dell’uomo ed aumentare la quantità di miele prodotto, ma non ha cambiato le api, le loro abitudini ed il loro comportamento. È seguendo la sua natura che l’ape riempie l’alveare di miele per cibarsene d’inverno… Vive e lavora indipendentemente dalle operazioni dell’apicoltore, il quale sfrutta il naturale istinto dell’ape ad accumulare miele e ne preleva la parte in eccesso per le proprie necessità”. Non serve aggiungere altro. Massimiliano ha scavato un po’ di verità…

APICOLTURA BONAVENTURA

VIA MILANO 107 – NAPOLA

ERICE (TP)

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