Limonaie sul Garda e capperi sospesi a mezz’aria… Andrea Arosio

Gargnano. Alto Garda bresciano. Qui nella seconda metà dell’800 si producevano nove milioni di limoni all’anno. Il lago era un crocevia di venti e clima e gli inverni venivano a pesare nelle coperture e nel lavoro. Poi la fatica è stata soppiantata dall’ulivo, prima sostanzialmente assente. Stagioni più regolari e gestione più semplice. Il XX secolo ha visto i limoni di Gargnano assurgere al ruolo folkloristico di archeologia contadina, con una produzione odierna che non supera il qualche migliaio. In mezzo, in ordine sparso, ci sono state due guerre, una decadenza, un regime, la costruzione della Gardesana, l’approdo turistico e una Belle Époque lacustre e architettonica che, nel suo stringersi tra l’acqua e le Prealpi Bresciane, ha imposto al suo essere fiordo quel carattere imprescindibile da passeggiata senza tempo, con un declino più succinto di quel neogotico che, negli occhi cerulei degli spettatori, non ha mai perso il fascino della cortesia. Persiane verdi, colori pastello e pontili, il passaggio si stringe, il lago si fa vista e si presta a diventare vicoli e mulattiere selciate, dove i muri diventano il più impetuoso dei racconti.

Andrea Arosio, di origini brianzole, viene da una famiglia di produttori di pianoforti di Lodi che, prima di chiudere l’attività, ha acquistato una villa a Gargnano. 1925, tempo di limonaie in dissoluzione, di lunghe vacanze e di decisioni familiari. Nel 1950 la villa si è trasformata nella Pensione Gardenia e, nel corso degli anni, tra belvedere a picco sul lago, interni rifiniti e retaggi atavici, è diventato l’hotel di oggi con alla guida Andrea e i suoi fratelli Giorgio e Valerio. Qui la giornata tipo, tra la primavera, l’estate e le feste, poi le passioni e la valorizzazione del territorio. Il suo.

Andrea ci carica su un piccolo fuoristrada, l’unica macchina possibile, e imbocca Via Crocefisso. Da lì la sospensione dell’incredulità deve fare un ulteriore atto di fede. Da una parte muri a secco di quattro metri e piante rupicole di cappero che spuntano in una mezz’aria povera, dal substrato ricco di calce. Spinoso come a Pantelleria, da mettere sotto sale bocciolo o raccoglierlo frutto (cucuncio), strepitoso prodotto dimenticato e parte dell’immagine di un Garda mediterraneo, gonzaghesco, ebraico, mitteleuropeo e decadente. Dall’altra, spazi per palizzate in legno a reggere le viti che sfruttano lo spazio in altezza, completando quella che era l’alternanza territoriale del tempo che fu. Con l’alloro, i cedri e, per ultimo, l’ulivo. Così si arriva al Fondo Crocifisso.

Il verde privato e gli spazi agricoli riconvertiti tutt’intorno, qui le latitudini hanno scoraggiato e la fatica s’è portata dietro l’attitudine. Di limonaie non si parla più in ettari ma si contano in metri quadrati. “Terre e sapori dell’Alto Garda” è un’associazione nata con lo scopo di mantenere, riadattare e mantenere. 300/500 metri quadri di agrumi a testa, terrazzati e produttivi. In quattro o cinque coprono ancora con legno e vetro, le restanti limonaie rimangono all’addiaccio invernale dove il rischio caduta foglie è quasi il danno minore. Qui si entra nella mistica, in un’agricoltura archimedea che Andrea sta cercando di riportare alla luce. Canalette antiche per irrigare le piante (soppiantate dalla contemporaneità ma stupefacentemente didattiche…) e pilastri intonacati per mantenere le serre invernali: entro il 25 novembre bisognava e bisogna chiudere con fieno e paglia le varie fessure rimaste tra le assi e le finestre che sigillavano le serre. Così la limonaia diventa un’opera ingegneristica che guarda attraverso la stagione fredda, si ripara e lentamente fruttifica. Così fino alle soglie della primavera, quando si smantella e si ridà al pieno campo. Al di qua della casa, limoni autoctoni, giganti, femminelli e sfusati, lumie, cedri, arance, mandarini tardivi e avana, bergamotti, pompelmi, arance amare e chinotti. Poche piante ed enorme biodiversità, al di là della casa, le viti per mille bottiglie all’anno di un vino semplice con acidità appese e spremiture in grotte cantinate, gli ulivi altrove e quei profumi di zagara che non possono fare a meno di espandersi.

Così pensi di trovarti nel luogo più bello del mondo, nascosto, poco mostrato e ancor meno ripreso. In quel silenzio che è agricoltura sospesa e rupestre, ci sono persone che ancora non si sono arrese alla classificazione di folklore, a quelle riserve indiane che sono cenno, passeggiate e racconto al vicino di casa. Andrea è un agricoltore che si fa beffe della fierezza e che vorrebbe trasformare l’occlusione tipica da seconda casa disinteressata in forza originaria e ricordo. Prendere il verde privato e ristabilire l’agrume, la fatica e le limonaie, chiuse ed aperte, rispolverare le vecchie fotografie di fine ‘800 e ridefinire il lago al di qua dello specchio d’acqua, al di qua di quella Gardesana che si è portata via tutto, pazienza ed espressione…

TERRA & SAPORI D’ALTO GARDA

VIA PONTE 56

HOTEL GARDENIA AL LAGO

VIA COLLETTA 53

GARGNANO (BS)

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