Monte Agrella: quando basta uno sguardo… Attilio Melesi e Mirko Vittori

Primaluna. Al confine tra una natura che ancora si adopera a mettere radici e un modello fabbrica tra lo sbiadito e il sepolto. La Valsassina è una valle incompleta che i milanesi hanno tentato in tutte le maniere di rendere più gretta mentre i locali l’adattavano ad un’operosità che, nel taleggio, nella sua promozione e nella sua irrispettosa prepotenza, ha avuto la sua più concreta rappresentazione. Queste, ormai, sono strade di compratori di formaggi padani, finte grotte e affinatori dal fermento lavato. Bisogna impegnarsi per andare oltre lo sproposito, tornando alle cose semplici, all’allevamento e all’agricoltura, bisogna mettere da parte la necessità del ritrovo comune, per fuoriuscire dal coro, magari attraverso coltivazioni tradizionali fatte con un garbo diverso, magari semplicemente con degli sguardi più autentici. E stavolta sono fortunato: ne trovo due. Quelli di Mirko Vittori e di Attilio Melesi, giovani rutilanti…

Hanno studiato, hanno fatto altro, si sono uniti, hanno fatto sistema con agricoltori montani lontani e stanno cercando un completamento che possa permettergli una sussistenza oltre il part-time. Attilio lavora nei boschi, Mirko ha un’azienda che produce tronchesi in maniera artigianale. Trovandosi, hanno applicato un recupero della montagna riguardoso ed essenziale. Qui, chi parte, chi recupera un po’ di terreno da genitori e zii, chi non ha un passato agricolo e chi compie una scelta contro il contempo, comincia bene con i frutti di bosco o con lo zafferano. E siccome, da queste parti, si vedono le vette, la scelta è andata verso i primi, la passione ha superato il guadagno e così hanno cominciato a cercare un oltre.

Mancando la tradizione, non hanno ereditato né vacche né cascine né stalle né ettari di terreno, ma hanno recuperato appezzamenti al paese, distribuendosi. Un rurale diffuso che va sempre più diffondendosi. Da una parte mirtilli e lamponi, dall’altra fragole, ribes e more, al limitare dei boschi le arnie per fare millefiori, tiglio e castagno, in Valtellina la trasformazione conto terzi, a casa dello zio le mele antiche, in alpe (a Chiarino) i campi di radicchio dell’orso e di asparago selvatico, su in Biandino le capre Orobiche, l’orgoglio di Attilio e probabilmente la futura realizzazione. Quel formaggio che in troppi hanno dimenticato.

Ora però è diverso. La centralità è data al mirtillo americano, alle sue sfumature, alla sua trasformazione e alla variabilità del tempo. I frutti di bosco sono discontinui, dipendono dalle mattine, dalle piogge, dal momento di raccolta. Le trasformazioni, fino a quando con l’amico Giovanni Nabacino non metteranno su le loro stanze confettiere, sono pedisseque, con pectina, senza esaltazione, succhi con buona acidità e ben fatti, lavorazioni sull’asparago e sul radicchio connotative, amare e in cui trovare lo spunto. Il miele, da pochissimo smielato, vira nel finale verso il castagno e mantiene una liquidità delicata, la frutta fresca è splendida e il contesto lieto. Attilio e Mirko, con la loro agricoltura biologica sussurrata, le loro pacciamature e quei familiari a completare il quadro di fatica, raccolta e controllo, appaiono dinamici dietro quei sorrisi decisi che solo la soddisfazione senza consuntivo può regalare. Storie del genere sono facili, è facile l’empatia ed è facile la condivisione. A casa le sovrastrutture e fuori le braccia dalle maniche… altrimenti l’artigianato diventa il mio di mestiere… vero intellettuali scalzi e mancati?

AZIENDA AGRICOLA MONTE AGRELLA

VIA VECCHIA PROVINCIALE 10

PRIMALUNA (LC)

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