La ricerca dell’Asiago continua… Riccardo Rela

Asiago. Estate. Nella via principale, la montagna è un’eco lontana e piuttosto nascosta alla vista. Negozi turistici, torte “orgoglio cittadino” a base di aromi, margarina e, giusto per non farsi mancare nulla, anche burro, pasticcerie che sembrano ripostigli, negozi in finto legno con le marmellate prodotte dallo scoiattolo, funghi finferli ovunque, accenti della pianura e tanto, troppo vecchiume. Si va dal decorticato dalle rughe modellate dal sole e dalla moglie in stile champagne ad Ermanno Olmi, che ha scelto questa piana per il suo quotidiano e per la vicinanza con il fu Rigoni Stern (uno dei tanti soprannomi per identificare il cognome più noto di tutto l’altopiano). Continue reading La ricerca dell’Asiago continua… Riccardo Rela

La decisione di dolci sorprendenti… Lucca Cantarin

Arsego di San Giorgio delle Pertiche. Pianura Padana. Pochi kilometri da Padova e dall’autostrada. Un fiume, qualche fiumiciattolo, qualche torrente e il massiccio del Grappa all’orizzonte. Un fruttivendolo, qualche bottega, degli incroci, macchine transitorie, qualche siepe a nascondere la borghesia, dialetto marcato, assolato e poco adorno alla chiacchiera, volti periferici da mode passate per le metropoli e arrivate fuori tempo massimo, ma ben definitorie della provincia. Non c’è null’altro, non fosse per un angolo di strada dove un prato inglese inclinato cinge un locale dal nome perfettamente in linea con l’anacronismo topografico. Continue reading La decisione di dolci sorprendenti… Lucca Cantarin

Il pane esce e prende vita… Nicola Trentin

Cittadella. Pianura Padana, clima torrido, pranzo inoltrato, morte civile. Il clima post-atomico crea illusioni ottiche all’orizzonte e miraggi nelle orecchie. Delle mura difensive, totalmente avulse dal contesto, cingono quella che rimane di una delle fortificazioni medievali meglio tenute in Europa. Torri, torrioni, porte, fossati sono il riassunto italico di un posto del genere in un luogo del genere: assoluta privazione sia del fascino che della memoria. I posti da un tanto al kilo, senza una tipicità sincera, abbondano, così come le ricostruzioni proditorie. Cittadella è un paese dalle tinte chiare, poco persuasive e poco evocative. È un luogo fisico, di indubbia attrazione, che non trova un corrispettivo emotivo. Al di fuori è un incedere nefasto di costruzioni basse, prefabbricati marroncini e centri commerciali. Il tutto sempre sotto effetto di una Fata Morgana che ha preso le mie parole e le ha gettate nella nebbia. Continue reading Il pane esce e prende vita… Nicola Trentin

La Pecora Brogna e i posti al sole…

Badia Calavena. Le contrade si susseguono con etimologie cimbre, case abbandonate, beccatelli di connessione tra case e tetti di vecchiette con aie domestiche e un’assoluta deferenza verso il paesaggio. Ogni tanto dei puntini bianchi in mezzo ad un verde estenuante dimostrano l’esistenza della pecora. In una Lessinia dove le malghe e le vacche sono da sempre la necessità e la tradizione. Le finestre delle case, come le famiglie locali, sono assolute ed antitetiche. Al turismo e al belletto. Rustici, abitazioni, locali e nessun’altro. Qui, nella valle d’Illasi, in questa pianura che non è ancora montagna e non più collina, con gli alberi di ciliegio e di castagno a dominare il paesaggio, sono sparsi la maggior parte degli allevatori di un’antica razza autoctona: la pecora Brogna. Continue reading La Pecora Brogna e i posti al sole…

La Grisa della Lessinia e la contemporaneità…

Val di Mezzane. In mezzo a non so più quale distretto. Vicino ad un torrente, con una chiesa a scandire il passo e un manto di ulivi e ciliegi a ricoprire tutto il territorio. Non ancora Lessinia e non più pianura. Trovarsi quella natura, fatta di rimandi, di vicinanza al mare, di pendii blandi, appare come un fuori luogo in tutto quel vociare che mi ha fatto perdere l’orientamento. C’è qualcosa di antico nei prati e nelle marne. Ma non ho nemmeno il tempo del retrogusto. È tutto troppo vicino. E così è anche la pioggia. Arriviamo in una struttura di cemento dove la strada deve avere termine. Continue reading La Grisa della Lessinia e la contemporaneità…

La disinvoltura di valorizzare un territorio scomparso… Carlo Alberto Menini

San Giovanni Lupatoto-Soave.

Il primo è il luogo delle basi, dove rimanere, dove costruire e da cui partire. In quelle strade che ormai non fanno altro che alienare due pareti di case che le contengono, con quegli sguardi furtivi e fuligginosi dai balconi, quegli aperitivi sempre un filo fuori moda e quel tempo libero da scacciare, riempendolo di pericolo, toni alti, minigonne stracciate e macchine truccate. Continue reading La disinvoltura di valorizzare un territorio scomparso… Carlo Alberto Menini

Il mandorlato di Cologna Veneta e i suoi misteri… Fausto Bertolini

Cologna Veneta. In quella Pianura Padana che non lascia scampo alla vista e al dissapore. Strade dritte, costruzioni molecolari di prefabbricati che, nascosti sotto provocatori colori antichi, come il grigio e il rosa, si pavimentano fino ai cancelli, sempre uguali, tutti in serie, di officine, ditte e industrie che dei capannoni hanno fatto la loro bandiera, la loro laboriosità e il loro modo di essere in crisi. A partire dall’architettura. Docile, nefasta, sbiadita, quasi nebbiosa. Continue reading Il mandorlato di Cologna Veneta e i suoi misteri… Fausto Bertolini

Verona, l’Adige e la Lessinia in due giorni

Primo giorno (al di sotto della Serenissima):

San Giovanni Lupatoto: Macelleria Carlo Alberto Menini (dal cavallo, alla Piemontese fino al recupero delle antiche razze della Lessinia: la gallina Grisa e la pecora Brogna)

San Giovanni Lupatoto: Pasticceria Lorenzetti (Daniele ha la cortesia delle vecchie pasticcerie di paese… lievitati sublimi…)

Cologna Veneta: mandorlato Bertolini (quello che resta della fama e di un posto vendutosi al commercio…)

San Bonifacio: cena a I Tigli di Simone Padoan (la sua fama ha una rispondenza nella realtà…) Continue reading Verona, l’Adige e la Lessinia in due giorni