Alta Val Brembana. Isola di Fondra è un paese che non esiste, le anime sono in disfacimento. Forse un centinaio, forse una cinquantina. Frazioni e molto abbandono. Una straordinaria conca dove il sole si vede poco, dove i larici si alternano agli abeti, garantendo all’autunno la propria appariscenza, e l’acqua, tra il Fiume Brembo e le cascate laterali, intacca la pietra, le chiese e i ruderi rimasti ormai corrosi dal giallo. Ormai c’è solo vista. Ci sono le stagioni, sì, c’è qualche lavoro, ci sono i versanti ripidi della Pietra Quadra che si abbattono sulla possibilità di continuare a richiamare persone e poi c’è quell’opportunità vana di restarci o di passarci. Lì, nel rombo dell’acqua che mette tutti i dolori a posto, in quella vista esoterica che va a sfiorare la prima neve autunnale, turisti dello sci e malgari si dividono il passaggio ulteriore, quello verso la montagna vera, o almeno quello che le Orobie hanno ancora da offrire. Questi paesi, ad ottocento metri d’altezza, sono l’anima perduta di quell’Italia che non ha l’aspetto laccato dei pascoli felici e dell’accento teutonico, che non ha saputo re-inventarsi un modo per portare il decadimento, le centrali idroelettriche e l’intransigenza delle scuole con il predellino al di là del secolo breve. Così le sparizioni diventano più fughe che morti ed Isola di Fondra rimane lì già nella memoria di un passaggio e di quei muri scrostati che hanno reso celebre l’Italia nel mondo. Così, senza nemmeno accorgersene. Continue reading Il Formai de Mut senza patine… Gianfranco Paganoni
Mese: dicembre 2014
L’anima scura del Carrobiolo (!!?!?)… Pietro Fontana
Monza è una città grigia, senza eminenza, quasi sepolta. I viali alberati portano realtà più che realismo, le rotonde hanno attorniato il parco e le strade divelte hanno reso più facile il vassallaggio nei confronti di una provincia mai sentita come tale. È una città borghese in decadimento, con gli acciottolati, gli accenti anti-melodici e le abitudini a considerare il passato come l’unica fede nella sparizione delle brutture. La Feltrinelli si chiama ancora Ricordi e il Palazzo dell’Upim troneggia enciclopedico per una resistenza diventata vilipendio. La Monza da bere ha portato poco alla gastronomia, sicuramente meno delle sue appendici brianzole e sicuramente più di quello che la gente del Campari pensa di avere tra le mani. In una di queste piazze senza destinazione d’uso, Pietro Fontana ha deciso di trasferire il suo opificio brassicolo dal convento che l’ha ospitato per anni. Il Carrobiolo si è rinnovato e ha creato un luogo che qui, prima e qui, dopo, non c’è mai stato e mai ci sarà: un brewpub di una bellezza contemporanea, mattoni a vista, legno e vetro. Continue reading L’anima scura del Carrobiolo (!!?!?)… Pietro Fontana
La trasformazione del frutto antico… Paolo Pagani e Anna Maria Messetti
Comune sparso di Curino. Bordo della Val Sessera. Qui le prealpi non sono nemmeno più una definizione. Questo è un pezzo di provincia biellese, nascosto, disabitato, in cui la conoscenza rappresenta un vezzo di pochi abitanti e procacciatori di uccelli. Umido e buio fanno il resto. Il navigatore si perde in mezzo a quelle frazioni e a quei cantoni che di un paese hanno lasciato una memoria fatta di accenti agonizzanti e affreschi su pietra. Qui, le dominazioni hanno reso tutto meno manifesto. Dall’imperatore alla curia, gli abitanti di questi luoghi, che dei Celti si portano ancora dentro la morfologia emotiva e la fisiognomica della ribellione, rimangono schivi ad aspettare la somiglianza con il giorno prima. L’identità è un principio di qualità nascoste. Posti selvaggi che hanno ancora il pregio di stupire con una vista senza obbligo. Equidistante da tutto, dalla Valle d’Aosta come dalla Baraggia, Quirino può accoglierti con una strada senza uscita oppure con la vista della casa di Paolo Pagani e Anna Messetti. Un frutteto in discesa, delle manze al pascolo in mezzo agli alberi, una vista rudimentale e una vegetazione che ha terminato di declamare. Il tutto sotto un sole che illumina e non scalda. Una meraviglia in cui rilassarsi è molto più che dovuto. Continue reading La trasformazione del frutto antico… Paolo Pagani e Anna Maria Messetti