Banon al profumo di Lavanda

lavanda

Alta Provenza al confine con il Plateau d’Albion. Qui luglio ha un’unica ragion d’essere. La fioritura della lavanda. Il turismo efferato non ha tolto nulla al discreto. Qui passano le persone ma il sole non le fa fermare. Qualche foto e via. Lo straordinario colore viola e la precisione geometrica dei filari coltivati sono qualcosa che va ben oltre qualsiasi cartolina. Bisogna immergersi per capire la realtà dei contrasti. È la stessa attrazione che ci porta verso il pomodoro giallo, la melanzana rossa, la carota nera. È l’inclinazione verso il diverso che nel lilla scuro di questi sciami di api dirompe in maniera assolutamente irrazionale. E la commozione di trovarcisi in mezzo non ha un controllo definibile. Creare un interesse turistico richiamando un voyeurismo cromatico è qualcosa di assolutamente unico. E probabilmente solo i francesi potevan riuscire a commerciarlo così bene. Perché è tutto un altezzoso susseguirsi di paesini fiabeschi senza necessità. Il tempo per una volta è veramente galantuomo. Perché qui basta una nuvola torva e tutto cambia. La magia diventa impressione di novembre… Continue reading Banon al profumo di Lavanda

Agriturismo Serec: un’accoglienza al di là di tutto… Francesca Corona

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Tra Angolo Terme e il Lago Moro, in quella Val di Scalve bresciana che non lascia più nulla all’immaginazione. Tranquillità, vacche al pascolo, periodiche campane e un luogo dove lasciarsi andare all’ecologismo spinto, in uno di quei laghi pedemontani che per un attimo fanno dimenticare l’ossessione possessiva della Val Camonica che ha un presente sempre più lontano dall’ortodossia. In questi luoghi è bello trascorrere una giornata, provare a non vedere e lasciarsi sdilinquire dai passaggi della natura che permetterebbe tutto se solo ci fosse accortezza. Il problema sul lungo periodo è la quantità di poesia da trasformare in vendita. E lì si rimane sempre troppi o troppo pochi. Dipende da che lato si guardano gli alberi. Perché per avere dell’autorevolezza, è necessaria un po’ di programmazione e quel minimo di disagio culturale che ti fa venir voglia di mettere la testa fuori e provarci. Queste valli hanno fagocitato le proprie produzioni, lasciando per strada qualche eretico e qualche agriturista innamorato delle proprie possibilità. Continue reading Agriturismo Serec: un’accoglienza al di là di tutto… Francesca Corona

Iconici frutteti in mezzo all’indifferenza… Romano Micheletti

MICHELETTI

Bolgare. Tra l’autostrada e la strada statale. Ricordi da piantagioni di gelsi. Il granoturco e il frumento hanno lascito spazio all’industria e a quell’artigianato da rotonda che ha sempre minimizzato il ruolo del capannone. Paese placido con ritrovo mattutino e un susseguirsi di incoerenze al di qua e al di là del contemporaneo. Quella che è vista sulla Valcalepio è molto meno di un fine settimana, il resto si nasconde nei cartelli stradali dietro qualche sparuta vigna e dietro qualche rotonda che è lì per aprire e non per chiudere. Sì perché la pianura conforme diventa in un attimo polvere territoriale e frutteti sotto vista, in quel concorso esistenziale che ha reso l’agricoltore più forte e con più possibilità. L’assenza di assuefazione visiva ha messo in circolo delle idee e delle rivoluzioni. E il perno è quel Romano Micheletti, alfiere del buono e del giusto, e simbolo di una frutticoltura diversa, più pregna. Continue reading Iconici frutteti in mezzo all’indifferenza… Romano Micheletti

Il vitello sanato, una forma disillusa di tradizione…

sanato

Viverone è un lago diviso da tre principi, il nascondimento dell’autostrada e dei boschi, il turismo lacustre che non lascia scampo e la dolcezza di colline coltivate a kiwi e vigneti. Come prolungamento dell’Erbaluce e di una vinificazione sepolta da anni dissidenti che non han portato altro che uno stato di cose in transizione, questi luoghi han resistito al verde scuro. I boschi sono stati messi in riga dagli allevatori e dai raccoglitori di legname, da quelle persone che hanno invaso con circospezione e costanza, che han fatto della natura un mestiere senza necessariamente tradirla. Sono sentieri con poche indicazioni e ancora meno strutture recettive. C’è quell’unico ristorante che ha visto sposarsi, cresimarsi e battezzarsi tutti i membri delle famiglie agricole. Perché qui la vicinanza è più che fondamentale e l’abbandono non è nemmeno un cenno di resa. 365 giorni all’anno al lavoro. Perché gli animali non aspettano il decoro. Continue reading Il vitello sanato, una forma disillusa di tradizione…

La certezza della panificazione… Luca Piantanida

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Coggiola. Val Sessera. Un luogo remoto, plumbeo, dove hanno permesso ai boschi di diventare boschi. Un verde convinto, scuro, ingombrante e un paese rimasto. Così come dovrebbero rimanere tutti i paesi. L’Oasi Zegna e la Valsesia la racchiudono come a dimenticarla, rilasciando al mondo la bellezza di un selvatico domestico che qui è ancora rito di passaggio di pastori e autoctoni. I paesi sono rimasti fermi ad uno sviluppo industriale demotivato. Quando si dava lavoro a migliaia di persone e i telai tradizionali erano l’anima marchiata a fuoco della fuliggine quotidiana. Il laniero e i suoi dipendenti erano il contraltare della Paletta, salume povero per un proletariato suburbano da pranzi suadenti. E così si è arrivati fino all’oggi, a quella bellezza candida da cinque del pomeriggio e da tranquillità al di là delle siepe. Perché qui il tempo non è più un intralcio. Continue reading La certezza della panificazione… Luca Piantanida

Sogni e progetti di un macellaio gastronomo… Alberto Mosca

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Biella. Una strada che taglia e una piccola città che gli ruota attorno. La borghesia avviluppa il centro e di quel distretto industriale, che ha sempre goduto delle seconde case e del sabato libero come raggiungimento di uno status elettivo, rimane la voglia iconografica di filanda. Qui il tessile, il settore laniero su tutti, ha cortocircuitato l’intellettuale, comprandolo e rendendo tutto fruibile. L’economia è stata quella forma di cultura che ha tirato fuori le possibilità e il pensiero unico. La borghesia subalpina ha rallentato i ritmi, non ha permesso lo sviluppo del tempo e della rivoluzione. E una volta morente, ha continuato a sonnecchiare nella risata e nel dileggio. Perché questa è veramente un’enclave di stile e di scarpe basse, nonostante il secolo. E così, arrivare a Biella, attiene al grigiore di ogni giorno e al riguardo verso la suggestione, quella da deferenza, da sogno mancato e da Principe di Galles accarezzato appena sotto l’orecchio. Il conservatorismo è dietro l’angolo e l’abitudine ha provato ad essere deflagrata dalla grande distribuzione organizzata con risultati alterni. L’Esselunga fa capolino dietro i portici, ci si entra ma sempre con sospetto. Perché la svendita non è più appartenenza. E così può resistere, nel suo mondo semi-monopolistico, il paradigma di quelle gastronomie italiane che hanno traguardato l’oggi, decostruendo la guerra, colorando gli anni ’60 e rampando negli ottanta: la gastronomia Mosca, un Bon Marchè ai tempi di Rossi e Grassi, con quello straordinario artigianato, base per qualunque vendita. Continue reading Sogni e progetti di un macellaio gastronomo… Alberto Mosca

La lunga strada della pasta fresca… Maria Luisa e Ivan Bosio

casoncelli

Zogno. I tetti dei muratori brembani si alternano a quell’industria attira folle che ha sempre regnato incontrastata qui in fondo valle. E i giovani restano legati pedissequamente a quel metà strada tra il capoluogo e quelle montagne inseguite dai turisti e abbandonate dai locali. Qui si può ancora decidere la direzione del bivio. Perché c’è ancora la bellezza industriale delle centrali idroelettriche e perché i padroni non hanno indotto alla fuga, lasciando più urbanesimo che ruralismo, in quella storia che si è impiantata come un’imposizione all’assenza. Il liberty delle scuole si dirime impacciato dall’ansa del fiume che curva provando a portarsi via la dedizione. Ma qui non ci sono voglie particolari per provare il ritorno, così bisogna tentare con il torno… magari per la prima volta…. magari da una nazione straniera… Continue reading La lunga strada della pasta fresca… Maria Luisa e Ivan Bosio

Prati Parini è un luogo lontano… Marco e Lorenzo Fustinoni

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Sedrina è quel fondovalle che ormai si è dimenticato di sé, dei suoi terreni agricoli, dei suoi agricoltori e dei suoi allevatori. È una diramazione fuori dalla strada principale che non è più che un inconveniente. Una conca difficile anche per il pensiero di fuga dove la natura non ha ancora la struttura della montagna, dove il passo è più semplice e chi ha deciso di rimanere si è scontrato con l’indifferenza al passaggio. Così si è dovuto ricreare un sistema di interessi che permettesse la fatica. E Prati Parini è quel luogo di fiori e vista che, attraverso il cammino, non obbliga più. È un desiderio di alpeggio morbido dove la famiglia Fustinoni ha deciso di finalizzare il suo lavoro di azienda agricola, proponendo un lavoro agrituristico che non ha bisogno né del complimento né dello stupore. Qualcosa di rurale e di reale in cui il controllo è un tempo morto di dissuasione. Continue reading Prati Parini è un luogo lontano… Marco e Lorenzo Fustinoni