Coggiola. Val Sessera. Un luogo remoto, plumbeo, dove hanno permesso ai boschi di diventare boschi. Un verde convinto, scuro, ingombrante e un paese rimasto. Così come dovrebbero rimanere tutti i paesi. L’Oasi Zegna e la Valsesia la racchiudono come a dimenticarla, rilasciando al mondo la bellezza di un selvatico domestico che qui è ancora rito di passaggio di pastori e autoctoni. I paesi sono rimasti fermi ad uno sviluppo industriale demotivato. Quando si dava lavoro a migliaia di persone e i telai tradizionali erano l’anima marchiata a fuoco della fuliggine quotidiana. Il laniero e i suoi dipendenti erano il contraltare della Paletta, salume povero per un proletariato suburbano da pranzi suadenti. E così si è arrivati fino all’oggi, a quella bellezza candida da cinque del pomeriggio e da tranquillità al di là delle siepe. Perché qui il tempo non è più un intralcio. Continue reading La certezza della panificazione… Luca Piantanida
Categoria: Artigiani del gusto
Sogni e progetti di un macellaio gastronomo… Alberto Mosca
Biella. Una strada che taglia e una piccola città che gli ruota attorno. La borghesia avviluppa il centro e di quel distretto industriale, che ha sempre goduto delle seconde case e del sabato libero come raggiungimento di uno status elettivo, rimane la voglia iconografica di filanda. Qui il tessile, il settore laniero su tutti, ha cortocircuitato l’intellettuale, comprandolo e rendendo tutto fruibile. L’economia è stata quella forma di cultura che ha tirato fuori le possibilità e il pensiero unico. La borghesia subalpina ha rallentato i ritmi, non ha permesso lo sviluppo del tempo e della rivoluzione. E una volta morente, ha continuato a sonnecchiare nella risata e nel dileggio. Perché questa è veramente un’enclave di stile e di scarpe basse, nonostante il secolo. E così, arrivare a Biella, attiene al grigiore di ogni giorno e al riguardo verso la suggestione, quella da deferenza, da sogno mancato e da Principe di Galles accarezzato appena sotto l’orecchio. Il conservatorismo è dietro l’angolo e l’abitudine ha provato ad essere deflagrata dalla grande distribuzione organizzata con risultati alterni. L’Esselunga fa capolino dietro i portici, ci si entra ma sempre con sospetto. Perché la svendita non è più appartenenza. E così può resistere, nel suo mondo semi-monopolistico, il paradigma di quelle gastronomie italiane che hanno traguardato l’oggi, decostruendo la guerra, colorando gli anni ’60 e rampando negli ottanta: la gastronomia Mosca, un Bon Marchè ai tempi di Rossi e Grassi, con quello straordinario artigianato, base per qualunque vendita. Continue reading Sogni e progetti di un macellaio gastronomo… Alberto Mosca
La lunga strada della pasta fresca… Maria Luisa e Ivan Bosio
Zogno. I tetti dei muratori brembani si alternano a quell’industria attira folle che ha sempre regnato incontrastata qui in fondo valle. E i giovani restano legati pedissequamente a quel metà strada tra il capoluogo e quelle montagne inseguite dai turisti e abbandonate dai locali. Qui si può ancora decidere la direzione del bivio. Perché c’è ancora la bellezza industriale delle centrali idroelettriche e perché i padroni non hanno indotto alla fuga, lasciando più urbanesimo che ruralismo, in quella storia che si è impiantata come un’imposizione all’assenza. Il liberty delle scuole si dirime impacciato dall’ansa del fiume che curva provando a portarsi via la dedizione. Ma qui non ci sono voglie particolari per provare il ritorno, così bisogna tentare con il torno… magari per la prima volta…. magari da una nazione straniera… Continue reading La lunga strada della pasta fresca… Maria Luisa e Ivan Bosio
Prati Parini è un luogo lontano… Marco e Lorenzo Fustinoni
Sedrina è quel fondovalle che ormai si è dimenticato di sé, dei suoi terreni agricoli, dei suoi agricoltori e dei suoi allevatori. È una diramazione fuori dalla strada principale che non è più che un inconveniente. Una conca difficile anche per il pensiero di fuga dove la natura non ha ancora la struttura della montagna, dove il passo è più semplice e chi ha deciso di rimanere si è scontrato con l’indifferenza al passaggio. Così si è dovuto ricreare un sistema di interessi che permettesse la fatica. E Prati Parini è quel luogo di fiori e vista che, attraverso il cammino, non obbliga più. È un desiderio di alpeggio morbido dove la famiglia Fustinoni ha deciso di finalizzare il suo lavoro di azienda agricola, proponendo un lavoro agrituristico che non ha bisogno né del complimento né dello stupore. Qualcosa di rurale e di reale in cui il controllo è un tempo morto di dissuasione. Continue reading Prati Parini è un luogo lontano… Marco e Lorenzo Fustinoni
La pizza e il tempo dell’ascolto… Luca Mariani
Campagnola Cremasca è uno di quei paesi della Pianura Padana che non sono più che un passaggio per andare altrove. Allevamenti intensivi, ricordi d’infanzia, la cascina come forma territoriale d’inclusione del mondo e la possibilità di fuggire come unico modo per riformarsi e ricordare quei posti come un barlume d’indecisione. Queste sono terre disilluse, dove ritornare è più facile che restare, e la città non ha fatto altro che solcare una differenza sociale che le ha definite per sempre come campagne. E così, chi ha deciso di rimanere e di fare l’artigiano, prima di andare oltre, deve per forza essere passato dal lato oscuro, quello della gastronomia da un tanto al kilo e della pizza come forma veloce di pranzo sul divano. Continue reading La pizza e il tempo dell’ascolto… Luca Mariani
Una famiglia dedita a fare le cose per bene… Famiglia Patelli
Gaverina Terme. Colle Gallo. Luogo di collegamento tra la Val Seriana e la Val Cavallina e luogo di ciclismo. La valle del Lujo è un susseguirsi di pericoli a due ruote, passione e discese senza verecondia. Nemmeno il tempo di contemplare un ciliegio e lo sguardo è dietro le sbarre. Il rischio è fisico, la solitudine l’unica risposta. Ogni tornante è un’improvvisazione. Qui le macchine non sono le benvenute e così l’attenzione non è mai troppa. Al culmine, la Madonna dei Ciclisti è rifugio e imprecazione. Ma solo se la fortuna è stata dalla tua parte. Altrimenti gogna. La vista fino al Lago d’Endine ripaga un po’ il nervoso e concede l’assenza di preoccupazioni. Perché il ciclismo è uno sport selvaggiamente meraviglioso ma il nostro non è un paese per ciclisti. Non essendoci divisioni, la miscellanea va sempre dalla parte del più debole. In questo caso la mia pazienza. Continue reading Una famiglia dedita a fare le cose per bene… Famiglia Patelli
L’azoto come mezzo e non come fine… Marios Gerakis
Bergamo bassa. Quel luogo a metà strada tra l’oltranzismo nichilista di chi si trova ad essere capofila delle sue valli, con un pensiero tanto prosaico quanto progressista, e il disorganico borghese che in quelle valli cerca formaggi e verdure biologiche, ma che pesta i denti dal freddo dell’assimilazione. Così rimane un reticolo di viali sospesi, portici dalla multa facile e attività imprenditoriali in attesa dell’arrivo del passeggio pomeridiano. Bergamo ha l’atteggiamento bobo del parigino annoiato e del borghese che ha venduto tutto ai russi. La bellezza estrema, di una città antropicamente nata sui suoi borghi e quindi filologicamente destinata ad avere una puzza di canfora sotto il naso, lascia sempre per strada i suoi figli minori, con gli anziani dal cappello in mano e pianoforti antiteticamente privi di senso. E così si continua a passare e a trovare artigiani che artigiani fino in fondo non sono. La colpa dell’invidia non è più neppure conforme. C’è stato bisogno della provincia, di una comunicazione patinata e di una novità da naso storto per farmi ritornare sui miei passi. E sono partito con delle premesse da rissa al centro del ring… Continue reading L’azoto come mezzo e non come fine… Marios Gerakis
La leggenda del 1753 Nero della Nona… Michele Andrioletti
Confine tra la Val Seriana e la Val Cavallina, in quel nulla bergamasco che è rimasto talmente isolato da non lasciare nemmeno il sollievo di mantenere la tipicità qualcosa di tradizionale. Bianzano è un luogo con dei ciottoli, un centro, un castello, il disinteresse di portare gente a 600 metri d’altezza con una vista riflessa sul lago d’Endine e quella lontananza dal divertimento che non è nemmeno passeggiata. La Valle Rossa è un lunga strada con qualche stalla e un paio di bar non arrivati nemmeno all’estetica del passaggio. C’è una natura incoerente, selvaggia, con quel nascondimento da azienda agricola rimasta sepolta dal passare del tempo, senza l’essere notabile di qualcuno che ce l’ha fatta, che ha dato in pasto questa valle al mondo. Qui è tutto non proibitivo e privo di mistero, c’è ancora il fascino di qualche castagno, ma è tutto estremamente docile. E allora si poteva ricorrere al giallo o alla leggenda. E una stradina a lato della provinciale, che si inerpica qualche centinaio di metri in mezzo all’umido, è il luogo per il racconto di qualcosa che ha fatto voltare più di uno sguardo. Continue reading La leggenda del 1753 Nero della Nona… Michele Andrioletti