Come affogare una giornata storta… Oreste e Mauro Salaorni

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San Martino Buon Albergo. Trasformazione socio-economica di una città che ha deciso di delocalizzare le brutture. Per ogni capolavoro disvelato, qualcosa di più sporco e di più profondo rimane nascosto. Rotonde, centri commerciali, centri direzionali, spianatoie per le autostrade, hotel pro-convegni missilistici ma soprattutto una zona industriale dove il drifting sembra l’ultima moda della detenzione illegale di materia grigia. Proprio lì, all’interno di uno dei capannoni prefabbricati da noia e avarizia, i fratelli Salaorni hanno costruito i loro impianti brassicoli per la produzione della loro birra. Il birrificio Mastino II o Mastino o Scaligero (sul nome la mia confusione è stata direttamente proporzionale alle birre bevute), nato a Mezzane di Sotto, dove c’è ancora la pizzeria di famiglia (La Fonte), nel 1997, agli albori della mania del fenomeno, si è spostato, allargato e raffinato nella pianura meno tenue ma più funzionale.

“Speziata, agrumata, luppolata, beverina” sono aggettivi talmente decisi da non avere un interesse. Se utilizzo uno Styrian Golding, mi gioco tutto sul bosco di conifere altoatesino in bocca… Sillogismi birrai da cui rifuggire…

Mettere a punto uno stile è un discorso di spazio più che di tempo. Chi della generazione della panza fermentata è sopravvissuto alle Beck’s, ha provato a cercare lieviti e luppoli dal sapore esotico, quasi sempre tradotti a Bamberga in una ripetizione sempre uguale a se stessa. Le materie prime del territorio sono più un nascondimento che un progresso. La scelta della birra deve avere un senso e un’esposizione. La territorialità non fa parte della nostra tradizione e non aiuterà a formarne una. I fratelli Salaorni hanno definito poche birre di stili tradizionali che hanno un certo non so che di studiato.

Una “bianca” messa a punto, conto terzi, con un grano tenero non maltato di montagna, coltivato in Lessinia: il classico lievito che si utilizza per le blanche è molto forte e, con un grano eccessivamente proteico, come questo coltivato a 1000 metri d’altezza, ha un effetto irruento e una fermentazione difficilmente controllabile. Oreste ha capito di dover cambiare lievito, di doverne prendere uno più debole e che gli desse un’attività fermentativa più controllata. Il risultato è una birra bilanciata nelle acidità e negli aromi, senza residui e con ritorni quasi mielosi.

La loro Wit, Beatrice, con grano, avena e scorze d’arancio di un agricoltore calabrese, è speziata, chiaramente agrumata, pochissimo luppolo in bocca, una punta acidula e particolarmente beverina, come tutte le loro birre.

La lager è estremamente interessante, ha qualcosa di alcalino, di salato, che ricorda in qualche modo una Gose, luppolata ma senza quelle amarezze che ormai cancellano tutto.

La Ipa rossa, Alboino, è stranamente abboccata, con un finale di zucchero caramellato che non invade ma equilibra il malto.

Il locale attrezzato davanti ai loro impianti ha qualcosa da tramonto di un’epoca, di figure paesane che non possono che caratterizzare la nostra ricerca di parole, di giornali sepolti, dialoghi semplici, voluti da Dio, ritorni alla storia, indole dialettale che richiama i borghi, la territorialità ma soprattutto i mestieri, e sul finire del giorno, anche un’araldica ben delineata dai nomi delle loro birre e del loro birrificio. Mastino, Mastino II, Alboino, Beatrice, Cangrande… come quella discendenza scaligera che ha i migliori sentori negli omaggi e nelle deferenze. Da Comune a Signoria a Birrificio. Un percorso veronese che Oreste ha mutuato nel garbo.

Impianto da 30 hl, tini, filtri, maturatori orizzontali, fermentatori, celle di stoccaggio, un impianto brevettato dai fratelli e messo in produzione insieme a Brew Tech, qualche polemica sui blog, i classici concorsi vinti, l’empatia brassicola che crea sistema con i “si conoscono un po’ tutti”, e le nuove barrique della Distilleria Marzadro, un po’ di vaniglia e un po’ di vinacce al naso. Il compendio è una casualità serale prima di cadere in disgrazia e di maledire la rogna con cornetti e strizzate. Oreste ha avuto il ruolo salvifico di risollevatore morale. Per sovrammercato ha dato al suo prodotto una chance di banalità diversa…

 

BIRRIFICIO SCALIGERO (MASTINO II)

VICOLO CADUTI SUL LAVORO 6

SAN MARTINO BUON ALBERGO (VR)

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