Giolì: Piennolo del Vesuvio e realtà… Angelo Di Giacomo

Tra San Giorgio a Cremano, Ercolano, Massa di Somma e San Sebastiano. Sostanzialmente intorno al Vesuvio. Bisogna tenere lo sguardo fisso verso l’orizzonte e mirare oltre, verso Napoli, il mare, l’ineludibile. L’edilizia qui si è portata via gran parte del desiderio ed è rimasta la necessità di strutture sovraesposte, dove strade, macchine e regolamentazioni fai-da-te esprimono disapprovazione fino alle pendici del Vulcano. Lì tutto lentamente si rasserena, appaiono le prime coltivazioni, retaggi eruttivi, latrati di cani randagi, muretti, piante da frutta e quella forma di pomodoro unica nel mondo, che riscalda gli inverni abbandonando il popolare, sua realtà il Piennolo.

In mezzo all’attesa, arriva Angelo Di Giacomo, un giovane che sta provando a guardare attraverso l’agricoltura… semplicemente tornando a fare l’agricoltore. Un Eddie Vedder campano nell’incedere, assolutamente distante dalla borghesia e dal relativismo. Una persona concreta, reale, senza i luoghi letterari locali dove il racconto è il tutto prima della lettera. Angelo è profondo, non s’imbroda e non si lascia sopraffare dall’entratura. Gli occhi non ingannano mai la famiglia.

E così lavora un paio di ettari sparsi e diffusi, alcune varietà di Piennolo rosso, l’eponima Giolì la principale, e la varietà Giagiù (sostanzialmente coltivato siccagno) per il giallo. Cambiano i terreni, a volte più minerali a volte più sabbiosi, le piantine vengono cimate, trattamenti minimi e micro irrigazione, caldo di primavera/estate, pioggia d’autunno. Il Piennolo è il Vesuvio, soprattutto nella sua resistenza e nella sua conservabilità. La buccia, spessa e coriacea, permette di serbarlo tutto l’inverno appeso a grappolo tra balconi e soffitti, dove pendolano, cambiando consistenze, profumi e gusti. Dolce, sapido, acido, minerale e alla fine amaro. Il tempo è quello delle pizze tutto l’anno, della Regia Scuola Superiore di Agricoltura di Portici di fine ‘800 e del retaggio colturale che alla domanda “da quando” dà la risposta “da sempre”.

Così Angelo li produce freschi, li fa affinare, fa le passate e le pacchetelle, spaccandoli in due. Non è più un prodotto popolare, la fatica si paga e il piennolo è diventato il simbolo del regalo natalizio. Abbandonando l’acquisto da tutti i giorni, si è assecondata la velleità culturale di pizzaioli che, nella varietà dei pomodori, hanno creato, a volte proditoriamente e noiosamente, il pre-giudizio su una pizza di valore. Se si limitassero al desiderio dell’uno in più, forse il Piennolo non avrebbe bisogno di artate comunicazioni. La serbevolezza di un ortaggio che si asciuga è il paradosso della fermentazione nordica, apparato alla moda di qualunque tavolo di legno e parete scrostata. Qui, per la conservazione, tra la montagna e il mare, basta solo l’attesa, non c’è bisogno di un retaggio povero, c’è bisogno solo di capire. Angelo è al di là delle paranoie e si riempie ancora di soddisfazione. Definizione: contadini raffinati con la terra.

AZIENDA AGRICOLA GIOLI’

VIA TOGLIATTI 37

SAN GIORGIO A CREMANO (NA)

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