I grissini come cento anni fa… Daniele Richiardi

Perosa Argentina. Pietra d’argento. Sicuramente. Una volta. Ora, a miniere esaurite e a strade asfaltate che tagliano in mezzo aziende e montagne in lontananza, paesi come questo sono rimasti dedicati a qualche piccola produzione al di fuori di rotonde e centri commerciali che ormai non hanno più nemmeno il vezzo di inaugurare. C’è una cappa di detrimento che non giova allo stare… il tempo massimo per una scoperta, per un racconto sui regnanti industriali, uno sguardo laconico a quelle baite che si sono trasformate in “stazioni d’osservazione esseri umani” e Perosa Argentina si è ritrovata indifferente nel retaggio poetico del nome e in quel sistema di transizione che nelle stagione si è via via velocizzato. La Val Chisone e le Alpi Cozie hanno un fascino da pochi raccolto e da ancor meno messo in opera. Così, portare tradizioni all’interno di una bottega e salvarle dalla morte delle gallerie trincianti, è stato il compito conservatore della famiglia Richiardi, che nel grissino ha intravisto l’origine.

Nasce tutto tra quei borghi, tagliati fuori dalle gallerie della valle, che sono rimasti a simboleggiare la morte di paesi abbandonati per colpa delle troppe curve. I grissini funzionavano. Il padre di Daniele li faceva bene, in maniera semplice. Sua moglie si occupava del contesto mentre il figlio provava a fare altro. Ma il tempo, la necessità di trasferirsi a Perosa Argentina e di subentrare al padre, hanno spinto Daniele ad occuparsi di quello e di quello solamente. Piccola bottega con dietro il laboratorio. Il grissino stirato come fine e la lavorazione totalmente manuale come maniera. Qui non si srotola, non ci sono spezzatrici, qui i grissini, un quintale a notte quasi, vengono allungati a mano, cotti e tagliati in due sempre a mano, senza spezzatrici e aiuti meccanici. Pollice, indice, lavoro di spalle e di avambracci. Il tempo passa e le infiammazioni diventano l’ordine del giorno. Nessun grasso, poco lievito, cotti a fondo per eliminare tutta l’umidità residua. Estremamente friabili, retaggio culturale sabaudo di un tempo in cui al re la mollica veniva pesante e i cuochi pensavano a soluzioni in accordo con i medici. E così il grissino nasce nobile e prosegue sulla strada della conservazione, quella povera, quella che mantiene intatta nel tempo fragranze e friabilità. E così dovrebbe essere anche nelle intenzioni di Daniele e di sua madre, pochi e chiari biscotti, dalla meliga al bacio, con qualche aromatica da rimettere a posto e quel po’ di contestuale che a un trentenne serve molto più degli insegnamenti.

E così, nonostante le farine e nonostante la contemporaneità fuori dal Piemonte veda il grissino come una nota di colore, qui il consumo settimanale rispecchia la povertà e il gusto di una valle che nell’indigenza ha trovato la sua unione. Al di là di ristoranti dalle tovaglie stirate dove i grissini affiancano lieviti lattici e macinazioni a pietra, qui nella quotidianità, grazie a Daniele e alla caparbietà di non mollare una lavorazione, tremenda nella ripetizione ed evanescente nella creatività, lo stirato può continuare a sussistere fuori tempo massimo…

LA BOTTEGA DEL BUON GRISSINO

LOCALITA’ SAN SEBASTIANO 9

PEROSA ARGENTINA (TO)

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