Il silenzioso cammino della nocciola di Lu… Ferdinando Trisoglio

 

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Sempre Lu ma questa volta campi. I colori sono sempre gli stessi verdeggianti della primavera inoltrata. La svendita è sempre la stessa degli stessi paesi. Il Monferrato è sempre lo stesso e continua a non essere Langa. Il turista è lo stesso che continua a non essere. Perché latita o perché non c’è mai stato. Il tartufo è stato rubato, il vino è stato privatizzato, i cereali sono stati dati in concessione poco regia e le nocciole sono arrivate per dei motivi poco filologici e molto economici. Qui, non ci sono le macchine decappottabili, non ci sono i foulardHermès e gli occhiali Dior, qui ci sono facce solcate e facce rilassate. Lo stress non è del mestiere e non è dell’accoglienza. Chi passa, potrebbe anche non fermarsi o non riuscire a trovare un posto patinato con scritte in inglese e inviti lascivi. Qui, si coltivava la nocciola già nel 1500 ma il suo dogma salutistico è stato lentamente oscurato dall’ebbrezza. Così qualche decina di anni fa, Luigi Meda è stato il primo che ha creduto in una nuova conversione economica (i finanziamenti erano molto più che interessanti…) e geografica. Continue reading Il silenzioso cammino della nocciola di Lu… Ferdinando Trisoglio

Dal chicco all’alveolatura contenuta… Gina Bisoglio

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Lu. Un paese invecchiato. Uno di quei luoghi lasciato nelle mani di nessuno e così ritrovato centinaia di anni dopo la sua fondazione. Un colle di proprietà, una vista che non lascia requie, delle strade senza macchine, ma soprattutto una serenità anziana che riporta tutto alla sacralità. Ecco, Lu è un paese uscito da una fotografia neorealista a colori. Nessun dialetto, molta accidia, una determinazione per affrontare il nemico, luoghi messi in vendita per pochi denari, continuo cambio d’abito nelle colture, una postazione di difesa, la cantina sociale più antica della provincia di Alessandria, dove un tempo conferivano quasi 400 agricoltori e dove ora sono rimaste a terra le briscole, ma soprattutto una quantità di colori totalmente privi di turismo. Tonalità di marrone e giallo che non sono mai state vendute oppure, con meno poesia, che non sono mai riusciti a vendere. Continue reading Dal chicco all’alveolatura contenuta… Gina Bisoglio

Sofisticatori di valle

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Questo doveva essere un articolo su una scelta di vita, sulla decisione, fuori da qualunque logica commerciale, di aprire la propria possibilità e la propria attività in mezzo alla natura, lontano dal clamore, lontano dalle logiche quotidiane della concorrenza e del prezzo, vicino al prodotto che guarda pascoli, prati e campi. E invece no. Cazzo. La delusione ha bloccato la mia dedizione e mi ha costretto alla banalità. Le valli sono un luogo tipico da prodotti tipici. Continue reading Sofisticatori di valle

La pasionaria del Macagn e l’anima dell’alpeggio… Emanuela Ceruti e Livio Garbaccio

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Civiasco. Alpe Lincèe. Novara. Tre luoghi e tre tempi diversi. Paese invernale dove mungere e caseificare il formaggio di stalla; alpe estiva dove monticare le proprie vacche e i propri bambini, abbandonare le sovrastrutture, prendere atto dello “spartanesimo” rurale e produrre formaggio ed erba; città indefinita, retaggio di un passato economico ed epitome dei mercatini necessari per comunicare e vendere il proprio lavoro. Il paese è un’immagine tenue-pastello tra le righe dello Zicchinèe; l’alpe è una mia azione incosciente in mezzo a curve, foglie di quercia e di castagno, macchina da fondo troppo basso, una sbarra ad interrompere l’asfalto, una discesa nello sterrato di poche decine di metri e un ritorno al senno; la città è una festa di bambini che si lanciano dall’alto, di montagne solo raccontate e di prodotti tipici che del fondovalle si portano dietro tutte le contraddizioni. Continue reading La pasionaria del Macagn e l’anima dell’alpeggio… Emanuela Ceruti e Livio Garbaccio

Zicchinèe: fare le cose bene e con calma… Mauro Ponzetto

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Civiasco. Valli plumbee tra il lago d’Orta e la Val Sesia. Qui, quando piove, la strada diventa foglia e i boschi, giungla. Non ci sono paesi intermedi, se non frazioni e musei dedicati alla rubinetteria. La strada principale non invita alla deviazione e nemmeno i curatori di piastrelle alla sosta. I bar che avevano buoni prodotti si sono trasformati in atmosfere modificate. Così nella mia ricerca, incrocio uno dei decani del paese. L’innegabilità di aria e acqua di sorgente distende le rughe e fa proseguire una vita di viuzze. Civiasco è così, è il presagio dei suoi vicoli, dei suoi colori pastello, delle sue fontane e delle pareti affrescate che ricordano antri vittoriani con giardini in perdita. Qui, la gente va ancora a comprare generi di prima necessità in bottega, pena l’estinzione di un servizio e un luogo. Così il paese può continuare a esistere, nelle sue case su quattro piani, nella sua pietra scoscesa e in qualche parete a graticcio. L’estetica di un posto del genere è talmente silenziosa da risultare disturbante. Generando pensiero, genera paura. E il passaggio non lascia il tempo di ragionare sulla futilità del punto di partenza. Civiasco è un paese talmente fuori dalle rotte turistiche, da rimanere meraviglioso. Con i suoi ciottoli, le sue botteghe di artigiani e quelle vie che non sai se ti porteranno altrove. Qui, ha deciso di costruire il suo laboratorio, Mauro Ponzetto, che alla serialità ha preferito il tempo.

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Una piadina fuori da qualsiasi previsione… Fresco Piada

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Riccione venendo da Rimini. Un’estetica di semafori e rotonde mancate. In mezzo tra la collina e il mare. Dove non ci vuole andare nessuno e dove vogliono andare tutti, troppi, anacronistici. Rimini è talmente nascosta da non avere una vendita. Tra i Romani e i Malatesta, la storia è stata portata via dagli stabilimenti balneari e dalle frazioni con i nomi più rutilanti. Riccione non ha un segreto, ha dei corsi e un centro storico che sono stati sventrati dalla voglia di silicone. Ci si allontana dal mare e si trova il cloro dei parchi acquatici e la selvatichezza dei parchi a tema. La sponsorizzazione attrattiva è il claim “vieni a vedere le lontre”. Ma chi va a vedere le lontre??? Così la zona industriale diventa quasi un lenitivo. Rotonde, rotonde, lavori in corso, caselli autostradali e il prodotto più tipico nel posto più tipico. La Piadina. Continue reading Una piadina fuori da qualsiasi previsione… Fresco Piada

Concettuali gelatieri di frontiera… Paolo Brunelli

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Agugliano. Quella collina da cui ti aspetteresti di più. Il cuore delle Marche è una definizione d’intenti e di urbanizzazione. Le strade lasciano posto alle corsie uniche, alle curve e alla natura più contaminata, quella degli agricoltori. Ulivi e vigne, i Monti Sibillini in lontananza, il Conero sullo sfondo e un paese che non ha provato a schivare la modernità. Unico luogo rimasto ai tempi di Philippe Noiret, con le sedie portate da casa, è il cinema che è insieme circolo sociale, ritrovo per anziani, sede del Festival del Gelato, probabilmente conciliabolo politico ma soprattutto luogo dove innalzare a leggenda le proprie virtù: dalle carte al sesso fino al cortile. Continue reading Concettuali gelatieri di frontiera… Paolo Brunelli

Lièvita nel deserto senza ombrelloni… Alessandro Battazza

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Riccione. Viali alberati di un sabato a pranzo con il sole in crescendo. Tra l’autostrada e il mare non si riescono ancora a cogliere tutte le essenze di un luogo senza amore. Il turismo di massa ha lasciato sulla strada la faccia degli albergatori, costretti a vendere le camere fuori stagione manco fossero delle enciclopedie fuori tempo massimo, cittadini locali convinti che agosto possa perpetrarsi dodici mesi all’anno, pastry chef copioni che dei ristoranti d’alto bordo si sono portati dietro la mancanza di strutture, comunicatori del “si può fare anche senza siringa”, parchi acquatici fuori stagione dall’aspetto sinistro e cigolante, viali di tendenza dagli occhiali a specchio, la pelle irrancidita dalla sveglia alle due del pomeriggio e tanti troppi stabilimenti balneari. Continue reading Lièvita nel deserto senza ombrelloni… Alessandro Battazza