Oleificio Gulino: la magnificazione della Tonda Iblea… Fratelli Presti

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Chiaramonte Gulfi è il suo olio e la sua cultivar. Qui tutto è indissolubile, non ci sono privazioni, ci sono solo sofisticazioni da mercato della sansa. Oltre mille produttori di olio, più di dieci tra frantoi e oleifici. Ci sono molti più ulivi che persone. Qui l’olio è un business, un retaggio del passato, la prospettiva di un lavoro, il mantenimento di una posizione, una vendita da pietra in bella vista, un’intrusione turistica, un autunno senza pietà, lavoratori stagionali, una sussistenza al di là di tutto, ma soprattutto molte (o troppe) olive magnificate e arrivate con camion dalla Valle del Belice. Continue reading Oleificio Gulino: la magnificazione della Tonda Iblea… Fratelli Presti

La magnificazione del maiale… e non solo. Massimiliano Castro

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Chiaramonte Gulfi. Tornanti e piante di ulivo a perdita d’occhio. Il paese è stato nascosto da anni di ingerenze edili e costruzioni frangi-vista che non richiamano nemmeno alla scoperta. La salita è un luogo stanco di case affacciate sulla strada, di anziani di paese e di confine. Qui, arrivano l’influsso dei Monti Iblei, i profumi di timo, un po’ di upper class alla ricerca dell’eremo dove etichettare i prodotti agricoli poco “prodotti” e un retaggio con la provincia di Catania che appare subito dietro l’angolo, con le sue fruizioni paesane e la sua noncuranza afosa. Chiaramonte ha una storia pre-ellenistica, dei villaggi rurali, dei santuari, case basse in pietra e balconi in ferro, una vista illimitata ma soprattutto dei gioielli nascosti. Questa è un’enclave di saperi, ritorni e vicoli medievali. Si produce l’olio e si magnifica il suino. La terra d’elezione di scrittori e pittori è diventata un luogo dove è necessario chiedere per non rimanere fregati. Ma quando si trova, tutto si rasserena. Così, in una piazzetta dal parcheggio facile, dietro una porta senza insegna, va cercato, a discapito della facilità, un norcino-macellaio dalla parlata spuria: Massimiliano Castro, un uomo con delle idee… Continue reading La magnificazione del maiale… e non solo. Massimiliano Castro

Artigianato e professionismo (o L’elogio dell’errore)

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Il paradosso della téchne ha vinto. David Foster Wallace e Philip Dick avevano preconizzato quasi tutto. Se un esito destinale doveva essere, al di là dell’esistenzialismo e del nostro passaggio sulla Terra, è stato. Se gli oggetti, e qui Heidegger ci ha portato fuori e nessuno ci potrà più far rientrare, esistono, esistono come uso prima che come valore. L’utilizzabilità ha creato il bisogno, allontanando il “fine per il fine” e dando al “mezzo per il fine” l’ultima spendibilità di maniera. L’orizzonte è stato oscurato da una massa di formatori di portata eccezionale. E così l’era del benessere si è trasformata nell’era delle continue domande e delle continue risposte, nell’inadeguatezza al sapere totalizzante e nel sofismo come prima forma d’essere. Così, la poesia della natura si è riadattata nella certificazione biologica, nel preparato 500 dinamizzato, nella difesa degli alberi, nell’indignazione per gli orsi uccisi, nel veganismo dilagante, nella lotta alle emissioni di anidride carbonica e a quello che fu l’allargamento del buco dell’ozono, nel benessere animale impossibile, nella vecchiaia come unica forma di morte giusta e nel rispetto verso colui che il rispetto non lo può mai contraccambiare visto che ne è privo: un’elemosina figlia dei tempi e del fatto di dover trovare per forza una fede alternativa al Cristianesimo. L’anima della bestia è hobbesiana non gandhiana. E cazzo, l’animale non è perfettibile, non è migliorato, non ha letto Marcuse e non ha deciso di trasferirsi in città dalla Marsica, lamentandosi poi dell’inquinamento. Non ha mai “imparato” una tecnica per produrre qualcosa. Continue reading Artigianato e professionismo (o L’elogio dell’errore)

Gastronomia al tempo delle periferie… Famiglia Cottone

COTTONE

Bandita. Palermo. Il mare al di là della strada, l’edilizia popolare, che ha cancellato le zagare preferendogli il cemento, appena dietro l’angolo. Qui, il turista passa per un caso, più o meno fortuito, o perché vuole ripercorrere le strade che hanno portato alla santificazione di martiri e di carnefici. Lo sguardo d’insieme è quello di un mare abbandonato, di orti rapsodici, di venditori di quarume, stigghiole e milza, di mulunari, di urlatori infermi, di costruzioni che un senso non l’hanno mai avuto se non nella resistenza dei volti di chi non ha voluto cedere. Qui, tra la Bandita, Romagnolo, Brancaccio e lo Sperone, la città ha edificato anni e anni di dimenticanze e abbandono. Ma a Palermo si sta dove si nasce, un po’ per scelta un po’ per necessità. E così, la famiglia Cottone è sempre rimasta un presidio e una memoria di questi luoghi, con semplicità, con la velleità di restare… portando finezza. Ecco, Emanuele e la sua famiglia, attraverso la macelleria e la gastronomia, semplicemente, sono rimasti lì e hanno fatto alla loro maniera. Continue reading Gastronomia al tempo delle periferie… Famiglia Cottone

Pasticciera domestica evoluta… Lidia Calà

LIDIA CALA

Tortorici. Uno di quei paesi che hanno disturbato l’immaginario dei Nebrodi. Un luogo di bellezze estreme, di scalinate, di noccioleti, di natura rigogliosa, di bombe al mare, di minacce licenziose, d’inseguimenti senza senso, di sparatorie, di anni ’90, di malavita nascosta e di malavita palese. La tranquillità di quei monti è sempre stata una definizione imprescindibile da quel cimitero, dalla sua visione dall’alto, dai racconti che si espandevano a macchia d’olio sulla bellezza delle donne indigene e sulla violenza delle frange. Adesso è tutto finito, l’immaginazione ha cominciato a collidere con la realtà. Ci sono i guardiani dei boschi, gli allevatori di suino nero, i cercatori di funghi, i custodi dei musei etnografici, la bottega dei suicidi non riusciti, il classico centro storico in salita che mette a tacere tutt’intorno e i pasticceri domestici evoluti, quelli che il territorio non possono fare a meno di lavorarlo. Continue reading Pasticciera domestica evoluta… Lidia Calà

Olio denocciolato in una Sicilia perduta… Giovanni Manzella

MANZELLA

Ventimiglia di Sicilia. Sopra la diga Rosamarina, campagne adornate e campagne poco adorne. La strada che parte da Trabia è una curva continua di profumi e alberi da frutto. Questa terra non è mai stata al centro di un’attenzione al di là degli incendi e degli arresti illustri. Anche la Dop dell’olio è stata una conquista, perché, in questo luogo tenue di case paesane, di forestali in attesa di lavoro, di galline in mezzo alla strada e di poca attrattiva per il turismo, la cultura dell’ulivo ha sempre mancato la conoscenza necessaria per apparire. Così, chi la serietà la vive come una missione, tra Ventimiglia e Caccamo, può fare un olio che non esiste, fuori da qualsiasi logica, con quella tranquillità da assenza di concorrenza e mercati inesplorati che è già racconto. Continue reading Olio denocciolato in una Sicilia perduta… Giovanni Manzella

Un pasticciere al centro di tutto… Giuseppe Sparacello

cannolo

Castronovo di Sicilia. Paese. Tempi lunghi e dissolvenze in nero. Nessun desiderio di esistere, solo una necessità di rimanere che non porta da nessuna parte. Giovani seduti su sedie di plastica, un silenzio surreale e un po’ fastidioso, costruzioni in salita, macchine fuori tempo massimo, un anacronismo sincero di bisogni che per anni non hanno ritenuto necessario avere una bottega di pasticceria locale. Castronovo di Sicilia è l’unico paese, in mezzo ai Monti Sicani, a non avere un dolce tipico, una sagra che lo celebri e una possibilità di far ruotare un po’ d’eccellenza attorno a quattro uova e ad un kilogrammo di farina. C’è solo un modesto concorso per torte casalinghe che ai laboratori preferisce la televisione, la mitologia del prodotto firmato e quell’incoerenza del “fatto in casa” che zittisce tutti i dubbi e tutte le fragranze. Castronovo è la sembianza più attuale del luogo di conquista. Continue reading Un pasticciere al centro di tutto… Giuseppe Sparacello