Terre di Sarizzola: la nobiltà del salame… Mattia Bellinzona

sarizzola

Costa Vescovato, località Sarizzola, laddove le gelate invernali non lasciano mai spazio, eccezion fatta per un po’ di fortuna in mezzo alle brume. Sul crinale della Valle Ossona, vista edulcorata rimasta povera, frazioni quasi abbandonate, case che non hanno riportato in vita il fulgore del turismo, tranquillità assoluta e legami che si percorrono e ripercorrono dalla notte dei tempi. In questi paesi si fa un’Italia scrostata e pura, i colori pastello decadono e si stagliano scheletri iper-realistici di un passato che non è mai diventato presente. In questo crepuscolo dei luoghi, dove i concetti di patria e di nicchia sono inscindibili dalle rivoluzioni culturali, dagli addii, dalle messe in opera di pensieri realistici e relativisti, le valli tortonesi s’incagliano in mezzo ai loro detriti, denunciando un decadimento rappresentativo che ben si riconosce in quella metà strada tra il maiale e il Timorasso. Lì in mezzo si è fatta la leggenda ed è compito progettuale non lasciar sì che altri se ne facciano vanto. E così giovani evoluti come Mattia Bellinzona, sulle strade non tracciate dai decani del pensiero debole, sta ripensando, insieme ad un altro manipolo di temerari, un territorio che deve avere un assoluto tradizionalista come genius loci e una possibilità di futuro che non sia né perversione né arbitrio. Continue reading Terre di Sarizzola: la nobiltà del salame… Mattia Bellinzona

Ca’ Bella: progetti di confine… Riccardo Rosa e Alessio Pozzoli

CA BELLA

Tra Dernice e San Sebastiano, in quel crinale dove la Val Curone diventa Val Borbera, dove i paesi superano difficilmente i mille abitanti e dove le frazioni definiscono molto più di qualunque fotografia. Ad ogni luogo appartiene una terra, un prodotto o una dichiarazione d’intenti. E così il Montebore, formaggio su cui proditoriamente si sono create leggende e gabelle, su cui i cultori del giusto han creato fantomatici produttori, adottando pecore e nascondendo vacche, e su cui storicamente si è addirittura trovata una connessione con Leonardo Da Vinci, acquisisce in quei declivi i propri natali, rappresentando povertà, un po’ di Liguria, i colori pastello delle pareti, le persiane verde foresta, i ponti ad arco su alvei di scorrimento privi di elementi d’origine, e una bellezza socchiusa in stradine che discendono verso un nulla di partite a carte e pascoli infiniti. Qui le frazioni definiscono finanche le cascine. Continue reading Ca’ Bella: progetti di confine… Riccardo Rosa e Alessio Pozzoli

Cascina Capanna: il benessere sembra così semplice… Lorenzo Bonadeo

capanna

Montegioco è un incrocio di frazioni con nomi improbabili, popolazione dispersa, straordinari birrifici e ritrovi al benzinaio di personaggi inattendibili spersi in lande texane, cappelli di paglia e lenti movimenti di macchina. A riprendere l’orizzonte e quella Val Grue che si apre e che si chiude in una rapsodia discontinua che non mostra mai la stessa faccia. Qui il paesaggio ha lo spazio del dissenso, il salame è una religione laica e l’agricoltura si basa da sempre sulla vite e sul maiale. In quella filologia, cercare l’apocrifo è un intento che sprofonda. C’è tanto terreno, troppo terreno che ha concesso la noia al prezzo. E così chi ce l’ha, se lo tiene, lasciandosi marcire dietro ad una sussistenza fatta di norcini infreddoliti, di rituali invernali e di un’estate troppo lunga da far passare. Perché quando la polvere non rimane in mano ad un Faulkner ma ad un settebello, la vecchiaia incrosta anacronismo senza diventare esempio. E così i giovani si ritrovano per parlare, maledire e tenere il più lontano possibile la sorte non avversa. Perché è sì in luoghi come questi che si fa l’Italia ma è altresì che il cerino corto della scelta non lo vuole nessuno. Perché l’indefinito è sempre più facile. Salame, vino e qualche salma. I rivoluzionari ci sono, profumano di lievito e auto-sostengono con una scuola una delle agricolture più incredibili di questa terra acre. Continue reading Cascina Capanna: il benessere sembra così semplice… Lorenzo Bonadeo

Un macellaio che non si accontenta… Angelo Bergamini

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Poncarale è stato una pieve, si è trasformato in un borgo, è diventato un luogo dove coltivare la vite ed è rimasto un sistema di abitazioni dalla sola rilevanza demografica. Il pomeriggio invernale rimane chiuso dietro tapparelle e immigrazione costretta ad uscire per darsi un tono e dimostrare di avere un paese. Perché una pianura che prova a nascondersi non ha più nulla da ridare indietro. E qui la gente va avanti e indietro e difficilmente sa dove fermarsi. Soprattutto quando le feste finiscono, le luci si spengono, il fragore del Mella continua a non affascinare e la Bassa a nascondere i suoi allevamenti dietro estensioni di stalle senza pace, l’unico bagliore rimane acceso nelle fucine degli artigiani che prendendosi il tempo, investono tempo alla ricerca di un’eccellenza lontana dalla città, per modi e volumi. La Macelleria Bergamini è uno di questi luoghi, anche e soprattutto dopo le violenze subite. Continue reading Un macellaio che non si accontenta… Angelo Bergamini

Un luogo ideale in trasformazione… Francesco Bedussi

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Brescia è la sua borghesia, con quel fare un po’ spento sempre alla ricerca di un classicismo da raccontare al vicino di appartamento, il naso spostato sui profumi ghiotti che circondano le passeggiate e che obbligano gli artigiani a trasformarsi in raffinati mercanti. E così i centri storici si svuotano di pasticcieri e si riempiono di costruttori edili mentre le periferie girano intorno al discorso degli affitti, puntando sempre più sul grande, sul caffè da rotonda, preconfezionato, prefabbricato e pronto ad allungare i tempi della dissolutezza fino a sera inoltrata, garantendo colazioni, pranzi, merende, aperitivi, cene e plausibili e futuristici letti a castello per ripartire l’indomani carichi a molla. Così chi percorre la strada totalizzante dell’offerta globale, si scontra con compratori congelati e compulsivi dell’acquisto unico, parvenu dell’estetica e figli di benestanti che alla fatica han preferito la ricreazione. Questa indubbiamente è la strada più difficile, è l’impostazione sartriana dell’egemonia intellettuale, di tutto un po’. Criticato dai filosofi, dagli sceneggiatori, dai romanzieri, dai letterati e dai drammaturghi ma sempre punto di riferimento. E così la famiglia Bedussi nasce in gelateria ed esplode i suoi confini su tutto lo scibile gastronomico. A Brescia! Continue reading Un luogo ideale in trasformazione… Francesco Bedussi

Una piadina che è rimasta una piadina… Simone Massenza

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Brescia non viene spazzata dall’inverno, non vede il cielo muoversi verso il terso, i bagnini ringalluzzirsi e tirarsi il fisico e i lidi riaprire i paraventi spaventati da quel salmastro che si è portato via, da troppi anni, i colori e le maniere di una riviera sotto vento. Brescia è una città statica in cui le tradizioni artigianali rimaste sono diventate un viaggio verso la provincia. Verso i laghi, verso la bassa e verso le valli. Qui è rimasto un concentrato di centri commerciali e di svincoli periferici, dove ruotare tutt’intorno un centro che non è mai un interesse fino in fondo. A parte candide e avvizzite eccezioni, gli artigiani han preferito rimirare le fatture lateralmente, in quel crescendo acritico che non ha mai posto il problema sotto gli occhi dei bresciani che han continuato a reiterare i propri riti e le proprie abitudini, rimbalzando da un luogo storico a un luogo storico, nonostante vendite, cessioni, fallimenti e accenti stranieri. L’indubbio è rimasto comunque un continuare a cercare, spendere e non smettere. Così ogni tanto qualcuno sbaglia strada e si accorge di come Brescia sia la città perfetta per non essere una città. Continue reading Una piadina che è rimasta una piadina… Simone Massenza

Un Parmigiano che ha intrapreso la strada della modernità… Famiglia Gennari

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Collecchio. In mezzo tra il Taro e i boschi di Carrega, in quella provincia parmense che si è dedicata in egual maniera ad industrializzazione e agricoltura, arrivando nell’empireo, sprofondando nel trinciato e riprendendosi in maniera dignitosa grazie alle facce degli astanti, di quelli che erano rimasti lì a guardare il progresso di una tradizione, tra facciate color pastello e piazze copiose di buone maniere, ritualità e chiacchiere. La provincia rubiconda, quella ingrassata dai silenzi e sempre più sanguigna verso il prossimo di passaggio, è stata l’ambiente ideale per la nascita di artigianalità uniche, di quel fazzoletto di terra riconosciuto nel mondo come paese del bengodi, dove vacche e maiali danno indietro il massimo del gusto raggiungibile. Collecchio ha una struttura romana deturpata e delle campagne che, senza mezzi termini, sono state portate a fondo nella scoperta e nello sfruttamento. Lì, a pochi metri dall’autostrada e dalla Parmalat, la famiglia Gennari ha creato una genealogia produttiva, rara anche da queste parti. Continue reading Un Parmigiano che ha intrapreso la strada della modernità… Famiglia Gennari

Conservare le proprie radici… Stefano Franzi

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Olgiate Comasco ovvero dove le colline moreniche ci sono ma non si percepiscono. In quella provincia comasca che, nel tempo, ha perso identità costruendo rotonde e rettifili. I palazzi storici restano adombrati dai centri commerciali e dalle gelaterie “hai 30.000 euro? Te li faccio investire io”, certo rimangono delle ville nascoste con i loro parchi, dove l’apoteosi aristocratica è diventata borghesia imprenditoriale e si è trasformata in location per cerimonie e conferenze, ma non son più che raffinata tappezzeria. Da queste parti le pinete definiscono e ostruiscono, fanno sognare i tifosi e sono emblema della fuga dalla metropoli. Ma è tutto molto affettato, quasi esplicito. Non ci sono più morali e non ci sono più nevralgie, le nebbie non affascinano più, danno solo fastidio e generano tamponamenti a catena. L’eterogenesi dei fini è l’unico dogma ridondante e a sfinimento mi ripeterò: in questi luoghi il dovere artigianale è una delle poche rivincite che il territorio dovrebbe pretendere. E così la famiglia Franzi, da molti anni, sta provando a portare avanti il proprio discorso. Continue reading Conservare le proprie radici… Stefano Franzi