Sarcastici salumi di pianura… Sandro Passerini

Hay bales on the field

Robecchetto con Induno ma potrebbe essere anche Cuggiono oppure “dove esistono ancora le cascine” o ancora “dove esistevano ancora le cascine”. L’antropizzazione non recede, così come l’asfalto. Le strade sterrate, percepite come un fastidio, sono ancora la salvezza di questi luoghi, così come le confusioni dei navigatori satellitari. Le autostrade sono vicine ma non si sentono. Il Ticino e il Naviglio hanno creato una campagna, con le sue coltivazioni e le sue aziende agricole. Qui, si nascondono alcuni produttori che avrebbero qualcosa da mostrare se non fossero troppo dediti al mutismo contiguo. Continue reading Sarcastici salumi di pianura… Sandro Passerini

Un pasticciere di territorio nella Sicilia più nascosta… Maurizio Di Gangi

madonie

Calcarelli di Castellana Sicula. Madonie. Un paese adagiato. Non si muovono molte foglie. Giorno settimanale, due del pomeriggio. Il silenzio non è nemmeno interrotto dalle cicale. La bellezza di Gangi, delle Petralie o di Geraci è lontana qualche kilometro e si sente. Questo è un posto di frontiera o di collegamento. Necessario per non morire di tornanti e per rifocillarsi tra muli e gentilezza. Frazioni e paese hanno la stessa necessità di rimanere isolati. Pecore al pascolo, qualche piazza, alcune palme sepolte, negozi che corroborano il senso di svegliarsi la mattina e una tranquillità talmente sincera da risultare urticante. Continue reading Un pasticciere di territorio nella Sicilia più nascosta… Maurizio Di Gangi

La provola delle Madonie e le sue donne… Marilina Barreca

barreca

Geraci Siculo. Il medioevo delle Madonie. Ruderi, castelli, chiese, conventi, abbeveratoi e strade acciottolate. La bellezza è un centro storico appena percepito e un’assenza delle masse, lasciate per strada da trenta kilometri di tornanti e sughereta. Il paese, al di là delle sue fonti, dei suoi “marcati”, dei suoi pascoli e dei suoi formaggi, è un dedalo di viuzze in salita in cui, una volta entrato per sbaglio con la macchina, il minimo che ti può capitare è bruciare la frizione. Curve a novanta gradi, strettoie senza vie d’uscita, salite ripidissime, portiere delle automobili messe a ferro e fuoco dai calcinacci delle mura, anziani dialettali che guidano ad entrare, a incazzarsi e ad uscire, e paesane al balcone dedite allo spettacolo dell’idiota che ignora i cartelli e poi cerca di non far sudare i denti. Geraci Siculo è un meraviglioso borgo che la sua posizione ha conservato per sempre. Continue reading La provola delle Madonie e le sue donne… Marilina Barreca

Dodici mesi di animali al pascolo… Santo e Giuseppe Neglia

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Contrada San Cristoforo, Geraci Siculo. Molte curve, troppe curve, un paese (di cui darò lode e improperi poco fuori da qui…) inizialmente bypassato, i bevai delle Fonti di Geraci che, oltre ad ammansire lo strabuzzamento da curve, fungono da indicazioni stradali e da punti di snodo. Il dialetto locale le traslittera in bivi e così la frittata è fatta. I consigli di padri e figli su piccoli trattori e guardie forestali in divisa mi portano al di là della vallata, facendomi sottintendere che la meta me la sarei dovuta guadagnare. Tre kilometri in Contrada Quacinara, la strada si sfalda, gli avvallamenti diventano fossi, ad un tornante bisogna prendere a destra, sperare che Dio te la mandi buona e poi arrivare fino in fondo alla strada asfaltata. Lì iniziano lo sterrato, le buche e le insidie per la coppa dell’olio. Un cancello rosso determina il percorso, fa prendere una boccata d’aria e ricompensa con una visione talmente estatica da bruciare la ragione. Continue reading Dodici mesi di animali al pascolo… Santo e Giuseppe Neglia

Un pasticciere territoriale… Fabrizio Giamello

nocciole

Vesime. Langa Astigiana. Tra Roccaverano e Cortemilia. Capre, nocciole e moscato d’Asti. Una zona definita dai suoi prodotti tipici, dalle sue aziende e dagli immancabili imbonitori. La nocciola è un sentore di alberelli che gli sgusciatori hanno reso in quantità. Tutto ruota intorno al territorio, le scelte sono sempre improvvisazioni su un tessuto di abitudini cristallizzate da secoli. Così nascere da queste parti è una fuga o un obbligo all’apologia. Quello che si può creare è già dato. Eppure la bellezza tutto fa pensare tranne che alla monotonia. Delle risposte, delle colture, delle dedizioni. Continue reading Un pasticciere territoriale… Fabrizio Giamello

Robiola di Roccaverano, grotte e altre storie… Enrico Rossello

Robiola_Roccaverano

Roccaverano. Secondo tentativo. Giornata di primavera e clima da tregenda. Temperatura tra i 2 e i 5 gradi. Seicento metri d’altezza. Braccia stravolte dalle curve e sguardo in controtendenza sulla quantità di orizzonte. Ad altezza paese (800 metri), la flora collinare inizia a vestire le forme di quella alpina. Abeti e querce tutt’intorno. Stradina che scende, si stringe, si dilania l’asfalto, aumentano le curve a dismisura, gli incroci ne fanno un labirinto, ripido fino quasi in fondo al bosco. Lì termina quella via, proprio all’interno dell’abitazione di Enrico Rossello, quello che non speravi più di trovare. Continue reading Robiola di Roccaverano, grotte e altre storie… Enrico Rossello

Il Chiosco: un pasticciere senza contraddittorio… Francesco Ballico

zucchero

Doverosa premessa. È la prima volta che provo questo numero senza reti di protezione. Il fallimento è dietro l’angolo, così come la morte cerebrale. Basta un piede messo storto e la mia faccia adesa al polvericcio risuonerà ciottoli e acufene.

Eppure una mail serale del venerdì mi aveva messo in allarme: febbre alta e difficoltà di parola.

Ho deciso di provarci lo stesso. Francesco Ballico non è mai arrivato ma io ho deciso di scrivere comunque. Nessuna telefonata e nemmeno delle domande (tipiche da giornalista sedia-girevole-stick ndr…) scritte via mail con cui fare un bel copia-incolla. Continue reading Il Chiosco: un pasticciere senza contraddittorio… Francesco Ballico

Come affogare una giornata storta… Oreste e Mauro Salaorni

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San Martino Buon Albergo. Trasformazione socio-economica di una città che ha deciso di delocalizzare le brutture. Per ogni capolavoro disvelato, qualcosa di più sporco e di più profondo rimane nascosto. Rotonde, centri commerciali, centri direzionali, spianatoie per le autostrade, hotel pro-convegni missilistici ma soprattutto una zona industriale dove il drifting sembra l’ultima moda della detenzione illegale di materia grigia. Proprio lì, all’interno di uno dei capannoni prefabbricati da noia e avarizia, i fratelli Salaorni hanno costruito i loro impianti brassicoli per la produzione della loro birra. Il birrificio Mastino II o Mastino o Scaligero (sul nome la mia confusione è stata direttamente proporzionale alle birre bevute), nato a Mezzane di Sotto, dove c’è ancora la pizzeria di famiglia (La Fonte), nel 1997, agli albori della mania del fenomeno, si è spostato, allargato e raffinato nella pianura meno tenue ma più funzionale. Continue reading Come affogare una giornata storta… Oreste e Mauro Salaorni