Tenuta degli Angeli: balsamico lombardo… Acetaia Testa

ANGELI

Carobbio degli Angeli è uno sguardo diviso tra un campetto di calcio, dove i bambini provano a crescere in quel vivaio orobico che ha portato in giro per l’Italia tacchetti e metodi arditi, e quei cimiteri con criterio che avanzano placidi al di là di qualunque svista. E così anche il Castello degli Angeli, da fortezza inclusiva, si è normalizzato in sala meeting con piscina. Il resto lo fanno i vigneti e quel senso di pace che ti pervade in mezzo ai ciottoli e che ti fa rimanere in silenzio nel rispetto della fissità locale, che rimane intatta nella sua processione di giardini, villette e strisce pedonali. Carobbio è un luogo manifesto, dove rimanere per fare cultura e dove addentrarsi tra le varie curve per scoprire che non c’è nulla se non una strettoia. Continue reading Tenuta degli Angeli: balsamico lombardo… Acetaia Testa

Tenuta Maria: un luogo nascosto dove la bellezza non basta…

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Cenate Sopra. Imbocco della Val Cavallina. Territorio senza legami, molto compito e altrettanto devoto, dove fuoriuscire dalle righe, finanche attraverso la bellezza, è una forma mancata di rispetto che non riesce nemmeno più a scuotere. Qui si va per boschi, si vedono i cambi delle stagioni, si va a messa e ci si conosce un po’ tutti e un po’ poco. Escursioni semplici, sentieri selvatici senza paradigmi, i rami s’intersecano sempre nei piedi e gli alberi chiudono più che aprire. Cenate Sopra è un posto tranquillo a metà strada. Senza fascino e senza attualità. Di una bellezza spoglia ma assolutamente quotidiana. E così bisogna uscire dal paese, sbagliare strada, inerpicarsi e tornare indietro. Tenuta Maria è un luogo fuori, esteticamente perfetto in un nascondimento profondo, quello della provincia bergamasca e quello di una gestione che ha provato ad arrivare attraverso il silenzio.

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Se la macinazione avesse un futuro… Michele De Cristofaro

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Albano Sant’Alessandro è un paese a metà strada tra l’hinterland e la fuga. Sulla strada verso il selvaggio, è rimasto un cenno di storia, attraverso le pievi che sono diventate sagrati e che son ritornate chiese. È un paese di resti e di rogge, di un clima modesto e di colori appiattiti dove il tanto al kilo si mette in luce sotto forma di agrituristici porti per matrimoni e dissuasioni dalla realtà. La provincia italiana è un luogo comune dove le antitesi didattiche si consumano dietro le mura di camerette indipendenti che rimangono svezzate dalla voglia di diverso. Ed è da lì che bisogna attingere, da quel bisogno di un verosimile che sembri quantomeno accogliente per una vita senza luci, in mezzo a nebbie che non riescono più nemmeno a stagionare un salame. Perché se i donnaioli sono diventati caprai per ritornare donnaioli, in una sintesi molto più determinante della cultura, il genius loci è rimasto comunque un tamarro da marmitta truccata e da musica che non è più nemmeno un atto di convenzionalità tanto è assimilabile alla merda. E così i tavoli di nozze con i titoli delle canzoni d’amore di periferici commerciali gruppi italiani campeggiano nefasti sulle possibilità di un giovane, che ha studiato lo sviluppo del design agricolo, e che a venticinque anni ha le idee oltremodo chiare: vuole fare il mugnaio, coltivare i suoi campi e recuperare le pietre francesi della sua famiglia. Continue reading Se la macinazione avesse un futuro… Michele De Cristofaro

Un pasticciere al passo con i tempi… Mariano Massara

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Morazzone è un paese innocuo, uno di quei luoghi che porta via pure il prosaico. Perché qui è la strada provinciale a dettare ritmi, leggi e ingordigie. Qui si sfreccia ancora con i motori truccati e le palazzine di paese sono diventate villette in attesa di omicidio e di popolarità. È un luogo semplice sia da vivere che da descrivere, non ha angoli e nemmeno lati oscuri, è una pruriginosa meta per chi non vuole vivere in città e l’ennesimo borgo oltre che rappresentativo del nostro artigianato, dove rifugiarsi, pagare i giusti soldi e avere il tempo per sbagliare, riprovare e continuare a sbagliare. idanin che l’immagine inizia a prendere un senso. Ecco, qui, in una di queste palazzine a due piani, facciate giallo tenue e rifiniture in verde scuro, Mariano Massara e sua moglie Sara hanno trasferito nel 2007 la loro pasticceria, aperta cinque anni prima in centro paese. Continue reading Un pasticciere al passo con i tempi… Mariano Massara

Un panificatore che mi ha fatto cambiare idea… forse… Massimo Grazioli

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Legnano è sempre un luogo di avventure e di redenzioni. Il cavalleresco deve spingersi oltre la sua sfida, la tenzone è un momento nevralgico del passaggio all’età adulta. E così abbandono le sicurezze per del tempo libero da impiegare. Non mi sposto molto dalla periferia e ci metto poco ad arrivare alla mia soluzione: non troverò mai nessuno. Mi accontenterò del pane. D’altronde c’è sempre stato qualcosa che mi ha frenato al viaggio. È sempre mancato un centesimo per arrivare al dollaro. Così mi presento, ma senza una grossa aspettativa. Massimo Grazioli lo conosco e mi sono sempre bloccato di fronte alla sua vulcanica panificazione. Continue reading Un panificatore che mi ha fatto cambiare idea… forse… Massimo Grazioli

Gli hinterland frollano… Famiglia Guiotto

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Legnano è un luogo che si preclude la sincerità. Chiusa in se stessa, parla il suo dialetto e continua a guardarsi negli occhi. Eppure sarebbe un luogo da ammirare. L’industrializzazione ha portato il senso di necessità, togliendo un po’ di ingenio. Così un posto archeologicamente piacevole è stato trasformato in una passeggiata da fine settimana. Il resto è periferia e piccole botteghe di commercianti sempre in lotta con il bisogno della concorrenza. Uno snodo commerciale che è riuscito a mantenere in vita, o a permettere la creazione, di alcune eccellenze assolutamente non programmatiche. Tra villette e case basse, con i colori insaturi sprecati a dimostrare ignoranza, alcuni produttori hanno portato avanti una tradizione molto lontana dalla normalità. Qui, la famiglia Guiotto sta rendendo alla Piemontese l’inopinata possibilità di un quotidiano. Continue reading Gli hinterland frollano… Famiglia Guiotto

Salumi in mezzo ai fontanili… Famiglia Zanaboni

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Corte Palasio. Sponda sinistra del fiume Adda. Il più classico dei non paesi di origine alluvionale. Un migliaio di persone sparse dedite all’agricoltura e all’allevamento di Frisone da latte. Poca inventiva e una strada che finisce nel nulla, in una piazzetta dove abbandonare il pudore e dove scontrarsi contro un ristorante ormai chiuso. L’Adda, lì a pochi passi, genera quella rigogliosa natura che non regala più nulla all’immaginazione. Sottesa dietro cumuli di trinciato, lascia da parte il fluviale per dedicarsi tranquillamente al languore. Le cascine recuperate han tolto verità e le costruzioni per biciclette hanno portato la cultura del solido al punto di non ritorno. Questa è zona di fiumi e di fontanili, di quei retaggi agricoli da marcita e di quella Pianura Padana che ha ripreso l’acqua del Po rifiutata dalle stratificazioni e l’ha rimessa tiepidamente in circolo per creare quelle leggende che, quando la nebbia non la tagli nemmeno con l’immobilità, fuoriescono misteriose e affascinanti. Dissidi, lamenti e feste sull’aia. La cultura è andata talmente lontano da portare verso casa qualche fuggiasco ancora alla ricerca del folklore. Così i quarantenni di Corte Palasio erano i ventenni di Corte Palasio e l’agricoltura è solo diventata più sostenibile, cercando vie alternative a porcilaie coi letti a castello e fermentazioni acetiche per bovine iper-produttive. Continue reading Salumi in mezzo ai fontanili… Famiglia Zanaboni

Un panificatore che ha recuperato tradizione e contemporaneità… Mentore Negri

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Pomponesco è un tuffo nelle radici contadine di chi la Pianura Padana l’ha dentro ed è stato investito dalle sue brume come se non ci fosse un domani o un luogo migliore dove esistere. Qui Bernardo Bertolucci, tra i portici del Gonzaga, la garzaia e le golene, ambientò alcune delle monumentali scene del suo Novecento, come retaggio agricolo di chi ha un borgo meraviglioso, per quanto piccolo, e lo tiene nascosto dalle industrie e dalle invidie. Perché qui la conoscenza è un pezzo di bravura che non a tutti è concessa. Triangolo di terra tra l’Oglio, il Po e quattro provincie che non scandiscono l’egemonia, questo è un luogo appartato e separato, di uomini di fiume, senza un centro unificatore ed equidistante da tutto, soprattutto dalle critiche di appartenenza che tendono ad esiliarlo come straniero. Qui la modernità è soprattutto all’interno di un terreno esausto che ha visto svolgersi povertà e non ha mai saputo da chi andare a fare la questua. Perché la sincerità di non avere un padre, non sempre paga. Anzi. Pomponesco ha la mitezza dell’opulenza di chi tiene tutto ancora nascosto dentro il materasso. Il ganassa rimane al di là di un Po che delimita e decide da quale parte devi stare, in quale regione versare solitudine e contributi. Continue reading Un panificatore che ha recuperato tradizione e contemporaneità… Mentore Negri