La granita come non la fanno più… (o quasi…). Aurelio Licata

Sciacca. Maioliche, medioevo, facciate barocche, odore di pesce, puzza di porto, casermoni tinta unita, posizione strategica, pesca, cultura e agricoltura. È tutta una questione di prospettiva. Qualunque sia il punto di approdo, Sciacca riveste colori e luci diversi, a volte lontani, a volti deprimenti, nella maggior parte dei casi interlocutori. Culla del dolce far niente. Venendo da Menfi, la città appare sovietica e periferica. Interpretata dal cuore, dalle sue viuzze, dalle ringhiere infiorate e dagli azulejos sulle scalinate, riluce di una bellezza segreta. Continue reading La granita come non la fanno più… (o quasi…). Aurelio Licata

Un pezzo di storia che ogni tanto si rinnova, ogni tanto no… Santo Musumeci

Randazzo. Qui ci troviamo di fronte ad un mistero. Vicoli deserti, turisti latitanti. Certo, il mare non è vicinissimo, ma la bellezza sì. Te ne accorgi, percorrendo i tornanti che diradano da Floresta. Il greto del fiume Alcantara, chiaramente vuoto, lo cinge, lasciando scoperta la roccia che si confonde con la pietra, al cui crepuscolo appaiono le antiche abitazioni. Un’immagine rinascimentale con le finestre riverse nel vuoto e nell’abbandono.
Randazzo è la città dei campanili. In un non quantificabile passato, erano centotre, quasi uno ogni cento abitanti. Dio era l’espressione cacofonica di centinaia di scampanii.  Continue reading Un pezzo di storia che ogni tanto si rinnova, ogni tanto no… Santo Musumeci

Quando gli agricoltori non mollano. Le arance di Ribera di… Paolo Ganduscio

Ribera. Profondo sud. Dove non si muovono le foglie e dove la politica ha rappreso gli animi e gli intelletti. Superata la zona dei resort per impupati belletti salubri, un filo modaioli e idiosincratici al dispendio intellettivo, si prende un bivio che porta verso l’interno. Da qui, si alternano quei paesi, già apparsi tra queste righe, che dedicano la propria istanza e la propria vocazione ad un prodotto tipico. Pistacchi, pesche, formaggi e arance. Quelle bionde, quelle che popolano, in maniera proditoria, i mercati di mezz’Italia. Continue reading Quando gli agricoltori non mollano. Le arance di Ribera di… Paolo Ganduscio

Il mugnaio contemporaneo… Filippo Drago

Castelvetrano è un’anima di un pomeriggio agostano dove il sole strappa la pelle di dosso. Non mi persuade la vista e nemmeno l’udito. Quella campagna siciliana, che arriva da Menfi portandosi dietro i suoi profumi tipici e quei rumori di cicale così fragorosi e cacofonici da lasciarci il cuore a mezza via, lentamente dirada fino al cemento. Spariscono gli alberi di ulivi, i campi di angurie e le strade tortuose.
I viali, alle due del pomeriggio nel profondo sud-ovest, non riflettono che loro stessi, i loro miraggi e l’asfalto che si scioglie. Continue reading Il mugnaio contemporaneo… Filippo Drago

Quella pasticceria che ti distrae dal mare… Santi Palazzolo

Cinisi. Piccolo borgo, tra il mare e la montagna, tra la città e l’aeroporto. Assurto agli onori delle cronache per nomi semplici, ormai entrati nella memoria comune e nella normale dialettica cittadino-mafia. Impastato e Badalamenti, ecco quello che giunge alle orecchie facoltose e pauperiste dei progressisti che non si conformano: quelli che giudicano e rimangono manichei inscalfibili. La protesta è sempre qualcosa che segue… ma nel mentre… o non si poteva o non si era ancora nati oppure si stava facendo una partita a biliardo. E così si analizzano le sconfitte. Le stesse della vacca Cinisara, appartenente al gruppo delle Podoliche, ma sostanzialmente scomparsa. Continue reading Quella pasticceria che ti distrae dal mare… Santi Palazzolo

Tra il sonno e la veglia… Ottavio Guccione

Palermo. L’Antico Forno San Michele. In mezzo ai palazzi di una borghesia sonnolenta, abitudinaria e restia a fare entrare il nuovo da quelle porte di ingresso che sono rimaste chiuse per decenni. Poi capita che un giorno un enfant du pays decida di ritornare alla sua città. Così, senza una motivazione passionale o rinascimentale. Per una necessità di allargarsi, economicamente e idealmente. Come se una differenza, creata nelle lande lontane, affacciate sul canale di Sicilia, tra un gambero rosso e un saluto libico, di Campobello di Mazara (dove ci sarebbe tutto per smettere di fare qualunque cosa, dedicandosi all’ozio), non bastasse più ad un’immagine sbiadita di un prodotto, che stanno cercando di difendere, procrastinando una delibera all’imbarbarimento pronta ad accadere.  Continue reading Tra il sonno e la veglia… Ottavio Guccione

Una luce in mezzo all’olio… Alessandro Montalbano

Castelvetrano. Un pomeriggio di agosto. La mia guida (che troveremo come protagonista altrove…) mi conduce al Frantoio di Campagna, non prima di un tour, fin troppo realistico, tra il cemento e l’abbandono di quest’angolo di Sicilia. Il paese appare come traccia di una bellezza antica, coi suoi lasciti normanni e spagnoli. Un arco. Il palazzo dei Pignatelli, qualche concittadino illustre, come Giovanni Gentile, infiltrazioni mafiose da film anni ’70, troppe brutture, cementificazioni edilizie e una popolazione che, lentamente, si sta assottigliando. Continue reading Una luce in mezzo all’olio… Alessandro Montalbano

La vacca Cinisara e la sua speranza… Salvatore Polizzi

San Giuseppe Jato. Qui, c’è stato un tempo dove era meglio non conoscere e non vedere. Tirare avanti, con la consapevolezza di non potere. Qui è meglio non scavare, né con la metafora e nemmeno con la pala. La Mafia ha stravolto le normali logiche di appartenenza e di percezione. Ormai è rimasto un paese defraudato, in mezzo ad un’arteria che collega Sciacca con Palermo. Tutt’intorno, ci sono posti più o meno famigerati e bellezze che di latitanza non ne possono più. Han bisogno di occhi e di mani infiorate di gelsomini e avvinghiate ad una gonna prosperosa… Continue reading La vacca Cinisara e la sua speranza… Salvatore Polizzi