Cremeria Capolinea: un freddo appagamento… Simone De Feo e Monica Fantuzzi

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Reggio Emilia. Ci sono delle somiglianze nella borghesia cittadina italiana che non possono lasciare indifferenti. Quello che accade non accade per caso: le stesse torri, i portoni simili, gli absidi sporgenti nella stessa maniera e i campanili nella medesima posizione lasciano indifferenti. È un abbandonarsi lascivo delle stesse persone agli stessi riti e agli stessi miti. C’è un’impostazione borghese che raglia la pianura padana, rimandando sempre la stessa immagine. Continue reading Cremeria Capolinea: un freddo appagamento… Simone De Feo e Monica Fantuzzi

Assenzio, luppolo e fumisterie… Saverio Denti

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Roncadella, frazione di Reggio Emilia sulla strada per Modena. Case base, villette agricole, qualche vacca nascosta dietro il legno, erba, qualche vigneto in via di sviluppo e tanta terra rovesciata. È una campagna appena accennata, senza strepitii e case di villeggiatura. Qualche pensionato borghese con il suo orto da famiglia allargata e qualche cane in mezzo alla strada, unico ridente rumore, fanno da sfondo al desiderio contadino da fuga dalla città. Questa è l’immagine più corroborante di provincia italiana. Continue reading Assenzio, luppolo e fumisterie… Saverio Denti

Un pizzaiolo di strada… Giò Mandara

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Reggio Emilia. La borghesia va blandita lentamente. In quelle strade, tra quei teatri, tra quegli acciottolati e in quelle scarpe con il tacco in gomma che circoscrivono l’autorità, i cani sono ancora avvolti in copertine anti-freddo, mentre fuori esplode la primavera del sarcasmo. Così impiego una buona mezz’ora a cambiare piazza, a guardare getti d’acqua e a sbirciare tra gli aperitivi rimasti classici nelle noccioline e nel Crodino. Un sabato mattina senza fretta mi porta di fronte allo Spazio Gerra, un posto che non avrei pensato, contemporaneo e luminoso. Qualcosa di più simile ad un bistrot, da artista squattrinato ripulito giusto in tempo per la mitologia della foto a tutti i costi. Ma quando Giovanni Mandara è arrivato qui, a fine anni ’80, questo sfavillio non era così definito. Prima della rivoluzione, qui c’era un vecchio albergo. Poi, a metà anni ’90, Giò, pizzaiolo di Tramont Continue reading Un pizzaiolo di strada… Giò Mandara

Uova di Selva sotto la neve… Massimo Rapella

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Morbegno è una buona rappresentazione della Valtellina. L’Adda, le case color pastello, la vista sulla costiera dei Cech, l’influsso delle Alpi Retiche e delle Prealpi Orobiche, le rupi del vino, il torrente Bitto che apre la storia della Val Gerola e del formaggio, i sentori d’alpeggio, i terminali del grano saraceno, pizzoccheri e bresaola come principio e i Fratelli Ciapponi che, con le loro straordinarie cantine di stagionatura e di affinamento, interpretano bene il ruolo di rappresentanti di questo pezzo di mondo: un po’ imbonitori, un po’ salvatori, un po’ venditori. Continue reading Uova di Selva sotto la neve… Massimo Rapella

Formaggio di capra d’alpeggio… Giuseppe Giovannoni

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Piagno di Cosio Valtellino. Appena terminato il nuovo tratto di tangenziale che taglia la bassa Valtellina. In mezzo tra Orobiche e Retiche, le frazioni sono una realtà ben al di là delle provenienze. Ognuna ha le proprie funzioni e le proprie latterie, i vicoli diventano ciottoli e le case non son altro che un guazzabuglio di facce conosciute, per cui, ormai, nemmeno il cenno della mano alzata vale come riconoscimento. I boschi sono funzionali agli animali e ai castagni, ma in mancanza di un accompagnatore al di là dell’apparenza, fermarsi a quelle case in costruzione è più che la normalità. Continue reading Formaggio di capra d’alpeggio… Giuseppe Giovannoni

Una patina meritata… Marcello Panizzi

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Courmayeur. Ormai un non luogo. Alcune frazioni, molte costruzioni fuori luogo, troppi turisti dalla casa chiusa in settimana, strade sporche, piste da sci, miniere abbandonate, puzza sotto il naso, targhe disparate, facce abbronzate, labbra imburrate, colori cacofonici di predizione post-godimento, giovani abituati a frugare nelle tasche dei genitori, cadaveri grondanti rughe, la polenta da Filippo, le edizioni Fantozzi, gli azzurri di sci, Calboni e i caccia-balle, colbacchi marzottiani e, su tutto, quel Monte Bianco che fa alzare la vista e non la fa più abbassare. Il resto è triviale portualità marina, ma è come se non ci fosse. Una sensazione impenetrabile di dominio rende bene l’idea di montagna. È tutto bianco, anche quando non nevica. Continue reading Una patina meritata… Marcello Panizzi

Se si recuperasse un po’ di Valle… Diego Segor

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Villeneuve. Un paese a metà strada tra la città e la montagna. Un piccolo acciottolato che ha una rappresentazione da centro e un ponte sulla Dora Baltea catturano in un massimo di lucidità. Qui, qualche anno fa, c’erano negozi e c’erano turisti. Si fermavano per poi ripartire. Ora non rimangono e non ripartono. Poi la politica lo ha svuotato di senso, rendendolo un po’ più di un dormitorio e un po’ meno delle sue frazioni. Il freddo fuori stagione copre tutto anche le assenze. Continue reading Se si recuperasse un po’ di Valle… Diego Segor

Alchimie e fitocosmesi contemporanee… Andrea Nicola

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Courmayeur/Aosta. Tra una baita ricostruita che ricorda una stube senza stufa e una farmacia in centro città. La strada potrebbe essere breve o potrebbe essere un panorama. Opto per la seconda. Tempo incerto e neve a bordo strada. Tanta neve, troppa neve. I miei pantaloni hanno ben compreso il concetto. Un senso di solennità pervade la vista nonostante un assembramento di nuvole non permetta la vetta. Qualche tornante spezza la monotonia bianca che non riesce comunque a rifrangere nulla. Continue reading Alchimie e fitocosmesi contemporanee… Andrea Nicola