Bleggio Superiore. Tra Fusine e Balbido. Streghe e croci di ferro, strade che diventano sempre più anguste e frazioni che riportano al silenzio e alla superstizione. Scene di vita quotidiana, fontane sempre aperte e chiese sempre chiuse, l’asfalto lentamente cede spazio alla terra e la vista si chiude in valli più strette con approdi dello sguardo che non spaziano più e rimangono balocchi su quelle vette che fan venir voglia di raggiungerle senza mezzi e con troppe speranze. Una fantasia di alberi di noce e meleti molto più che accennati, di patate di montagna e di apparenze molto oltre il rigore. Finché non metti piede a terra, fuoriuscendo dall’incanto delle curve, l’altopiano del Bleggio sembra molto più nascosto del mistero, e così la mia propedeutica la devo sudare su un campo volo improvvisato in mezzo ai frutteti. Continue reading Un allevatore iconoclasta in mezzo a terre irriconoscenti… Armando Bronzini
Categoria: Artigiani del gusto
Una stagionatura da portare fuori… Natale Iori
Frazione Bivedo. Bleggio Superiore. Un insieme di masi e frazioni dove è nata la cooperazione trentina, quella forma economica di sussistenza che ha reso grande una regione e che sta perdendo i pezzi a favore di un’autonomia funzionale al di là del vicino di casa. La collaborazione dal basso, tra contadini e artigiani, è solcata in queste strade sempre più strette e con una vista corroborante su un territorio poco conosciuto e assolutamente slegato dal turismo trentino per antonomasia. Qui, nella vicina Larido, nacque la prima cassa rurale, vita e morte di quella forma consorziata che ha reso il Trentino molto più di qualsiasi montagna. Famiglie cooperative, caseifici sociali, cooperative di consumo e cantine sociali. Qui, nel Bleggio, è scattata una scintilla rimasta più nella voglia di contributi che in quella di contribuire. Il modello Trentino e il modello Emilia stanno mostrando le rughe, i consorzi cambiano colore e la pelle al sole è sempre quella dei contadini. Così si è cominciato a pensare e a mettere in opera delle idee. Continue reading Una stagionatura da portare fuori… Natale Iori
Un botanico nella necessità di relative alchimie… Graziano Perugini
Vobarno. Località la Topa/Lizzane. Un punto sperduto forse in Val Degagna. Tra Treviso Bresciano e discese impossibili, in mezzo a quelle reti telefoniche che non sono mai arrivate e a quelle strade percorribili solo con la fortuna, in quel paesaggio di mezza montagna che è vista e un po’ abbandono, dove l’acqua non è così abbondante e dove il silenzio è assoluto. Qui c’è un ammasso di frazioni e qualche locanda che ti chiamano al riposo, c’è la leggenda dello spiedo bresciano, il tempo di sbagliare e di perseverare, di lasciar scorrazzare i bambini in mezzo al nulla e di anteporre la serenità all’opportunità. In località Lizzane bisogna chiamare ancora con i telefoni fissi. Non ci sono altre speranze, bisogna chiedere informazioni, chiedere aiuto, farsi ospitare, approfondire il dialogo e se la notte ha deciso di scendere molto presto magari rimanere a dormire Al Pojat, un’oasi senza distrazioni. Continue reading Un botanico nella necessità di relative alchimie… Graziano Perugini
Marsala: una storia che si rinnova lentamente… Famiglia De Bartoli
Marsala è il suo territorio, è la bellezza dei bagli e l’incompletezza delle serre di fragole, lo straordinario stupore di una solitudine fiorita, in mezzo a chiese di campagna nascoste dietro palazzi diroccati, e gli ammassi di sale dello Stagnone che guardano Mozia e Favignana. Qui la Sicilia è un’idea realizzata, soprattutto quando il sole non permette altro che l’ozio e le strade ritornano ad essere lontani ovest dove deporre le armi e cavalcare su un’orizzonte privo di un senso geografico. Qui è la contrada a farla da padrone, con il suo chianu, i suoi pozzi e la sua chiesa, quel piccolo centro in mezzo ad uliveti e vigneti che non è altro che territorio, sviluppo del territorio e valorizzazione del territorio stesso. Perché qui ancora si chiudono volentieri gli occhi sulle brutture a vantaggio di un paesaggio icastico e vividamente siciliano, nella sua natura di disinteresse e dominio. Il resto è quel che resta di un barocco punito dai bombardamenti e di un colore rappresentazione calda delle chiese e tenue del vino, tra un castagna e un terra bruciata. Dagli inglesi ai commercianti, dai Florio ai De Bartoli, si sono specchiati e riflessi trecento anni di storia tra industria e artigianato, tra vigne e alcol aggiunto, in quel paradossale che non sarò certo io dipanare. Anche perché ero giunto con la voglia di presente. Continue reading Marsala: una storia che si rinnova lentamente… Famiglia De Bartoli
Rosso di Mazara: l’artigianato del gambero… Paolo e Nicola Giacalone (*scritto insieme a Vincenzo Mineo, profondo uomo di mare)
Mazara del Vallo è un luogo immigrato ed emigrato, con un guazzabuglio di stili degno di una storia di confine, di un sovrappopolarsi e di uno svuotarsi. Dagli arabi ai tunisini, il tempo sembra essersi bloccato in questa città che dentro la pesca ha infilato per sempre la propria discendenza e la propria formazione. Ma con un al di là, con qualcosa che potesse andare oltre l’imbarbarimento delle città di mare che hanno trasformato l’uniformità dei flutti in brutture architettoniche. Mazara, col vallo o senza vallo, dominatrice o dominata, ha mantenuto fiorite piazze e strade, portici e chiese. Il mare trasparente, che nel verde e nella voglia di fuga ha ritenuto coerente tutta la sua forza propedeutica, rimane lì arrendevole nella previsione di quello che là, in mezzo alla mutevolezza del Canale, diviene dispersione, paura e adesso controllo. Quando guardi il mare, la poesia torna velocemente dentro il cassetto, le onde diventano marosi e il barocco è un’eco lontana di tempo familiare. Trentadue giorni in barca e sette a casa. Il tempo è un’efferatezza che ha solo una fine. E così, al di là del porto, esiste quell’unico artigianato al mondo che forgia il proprio mestiere sul mare e non sulla terra. Continue reading Rosso di Mazara: l’artigianato del gambero… Paolo e Nicola Giacalone (*scritto insieme a Vincenzo Mineo, profondo uomo di mare)
Efri Bar: un cannolo straordinario… Enza Mazara
Trapani ha tante facce, può essere anche un’assolata periferia in cui avere fretta e trovarsi imballato in una serie di circostanze che non sempre sono risolvibili. Finite le frazioni e lo spazio dedicato ai bagli, la città pone la propria confusione al servizio di una viabilità che non è mai pudore. Qui i negozi sono i principi di un determinismo siciliano che non diventa succube di se stesso. E così si tralascia l’estetica ad una cultura ampia, ad un centro storico riadattato e a un bisogno turistico di cuscusu raffinato; il resto è manifesto solo per pochi, per quegli abitanti che scendono le scale e bevono il caffè sotto casa magari senza accorgersi dello stupore. Perché se è vero che il grande artigianato è grande ripetizione, è sì vero che non si deve dare mai nulla per scontato. E così da una frazione di Paceco dove è nata la mitologia, una donna, di una semplicità sopraffina, ha portato fuori il simbolo delle dolcerie siciliane innalzandolo a meraviglia. Continue reading Efri Bar: un cannolo straordinario… Enza Mazara
Il rinascimento dell’olio trapanese… Rosa Maria Ingardia
Paceco è un intrico di frazioni, contrade, bagli perduti, straordinarie distese di ulivo e assonnati anziani che contengono il paese dalla sua edificazione. È tutto molto chiaro, tra il bianco, il panna e il torroncino, in questa Sicilia recuperata che dà un’idea di sé confortante e turistica. Muretti a secco, coltivazioni di aglio e di meloni, case basse e tagliate, e un incedere di un cielo blu senza alcun tipo di nuvola o fastidio. Questa campagna appare nitida, senza sbavature, finalmente le è stata tolta la coperta di dosso ed è stata rimessa in circolo per persone meno avvizzite e più danarose. Da questi luoghi è difficile andarsene, c’è una bellezza manifesta che, al di là delle architetture e della noncuranza umana, chiamerà sempre al ritorno e sempre all’origine. Continue reading Il rinascimento dell’olio trapanese… Rosa Maria Ingardia
La rivalutazione del millefiori… Massimiliano Pizzo
Napola. Comune di Erice. Estensione di Trapani. Dimentica delle nebbie ericine, delle sue paste di mandorle, delle sue camminate in salita e della fatica ancestrale di guardare luoghi aderenti al turismo dall’alto dell’eremo più turistico di tutti, e quindi con la solitudine di frazione pianeggiante e senza spinte motivazionali, Napola è un fiorire di campagne e case basse, quasi dimenticate, dove approfondire un sonno conforme tutte le ore che non prevedano l’adescamento di qualche turista in qualche baglio fuori mano. Luoghi come questi, magari d’autunno, sono dimostrazione più che rappresentazione, sono la forza di rimanere concentrati sull’agricoltura e su quei prodotti tipici che non si devono mai tradire. Qui, Massimiliano Pizzo ha deciso di seguire le orme di suo nonno Francesco Bonaventura e di suo zio Vincenzo Bonaventura e di trasformare il miele in qualcosa di serio. Continue reading La rivalutazione del millefiori… Massimiliano Pizzo