Un pizzaiolo di strada… Giò Mandara

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Reggio Emilia. La borghesia va blandita lentamente. In quelle strade, tra quei teatri, tra quegli acciottolati e in quelle scarpe con il tacco in gomma che circoscrivono l’autorità, i cani sono ancora avvolti in copertine anti-freddo, mentre fuori esplode la primavera del sarcasmo. Così impiego una buona mezz’ora a cambiare piazza, a guardare getti d’acqua e a sbirciare tra gli aperitivi rimasti classici nelle noccioline e nel Crodino. Un sabato mattina senza fretta mi porta di fronte allo Spazio Gerra, un posto che non avrei pensato, contemporaneo e luminoso. Qualcosa di più simile ad un bistrot, da artista squattrinato ripulito giusto in tempo per la mitologia della foto a tutti i costi. Ma quando Giovanni Mandara è arrivato qui, a fine anni ’80, questo sfavillio non era così definito. Prima della rivoluzione, qui c’era un vecchio albergo. Poi, a metà anni ’90, Giò, pizzaiolo di Tramont Continue reading Un pizzaiolo di strada… Giò Mandara

Uova di Selva sotto la neve… Massimo Rapella

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Morbegno è una buona rappresentazione della Valtellina. L’Adda, le case color pastello, la vista sulla costiera dei Cech, l’influsso delle Alpi Retiche e delle Prealpi Orobiche, le rupi del vino, il torrente Bitto che apre la storia della Val Gerola e del formaggio, i sentori d’alpeggio, i terminali del grano saraceno, pizzoccheri e bresaola come principio e i Fratelli Ciapponi che, con le loro straordinarie cantine di stagionatura e di affinamento, interpretano bene il ruolo di rappresentanti di questo pezzo di mondo: un po’ imbonitori, un po’ salvatori, un po’ venditori. Continue reading Uova di Selva sotto la neve… Massimo Rapella

Formaggio di capra d’alpeggio… Giuseppe Giovannoni

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Piagno di Cosio Valtellino. Appena terminato il nuovo tratto di tangenziale che taglia la bassa Valtellina. In mezzo tra Orobiche e Retiche, le frazioni sono una realtà ben al di là delle provenienze. Ognuna ha le proprie funzioni e le proprie latterie, i vicoli diventano ciottoli e le case non son altro che un guazzabuglio di facce conosciute, per cui, ormai, nemmeno il cenno della mano alzata vale come riconoscimento. I boschi sono funzionali agli animali e ai castagni, ma in mancanza di un accompagnatore al di là dell’apparenza, fermarsi a quelle case in costruzione è più che la normalità. Continue reading Formaggio di capra d’alpeggio… Giuseppe Giovannoni

Una patina meritata… Marcello Panizzi

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Courmayeur. Ormai un non luogo. Alcune frazioni, molte costruzioni fuori luogo, troppi turisti dalla casa chiusa in settimana, strade sporche, piste da sci, miniere abbandonate, puzza sotto il naso, targhe disparate, facce abbronzate, labbra imburrate, colori cacofonici di predizione post-godimento, giovani abituati a frugare nelle tasche dei genitori, cadaveri grondanti rughe, la polenta da Filippo, le edizioni Fantozzi, gli azzurri di sci, Calboni e i caccia-balle, colbacchi marzottiani e, su tutto, quel Monte Bianco che fa alzare la vista e non la fa più abbassare. Il resto è triviale portualità marina, ma è come se non ci fosse. Una sensazione impenetrabile di dominio rende bene l’idea di montagna. È tutto bianco, anche quando non nevica. Continue reading Una patina meritata… Marcello Panizzi

Se si recuperasse un po’ di Valle… Diego Segor

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Villeneuve. Un paese a metà strada tra la città e la montagna. Un piccolo acciottolato che ha una rappresentazione da centro e un ponte sulla Dora Baltea catturano in un massimo di lucidità. Qui, qualche anno fa, c’erano negozi e c’erano turisti. Si fermavano per poi ripartire. Ora non rimangono e non ripartono. Poi la politica lo ha svuotato di senso, rendendolo un po’ più di un dormitorio e un po’ meno delle sue frazioni. Il freddo fuori stagione copre tutto anche le assenze. Continue reading Se si recuperasse un po’ di Valle… Diego Segor

Alchimie e fitocosmesi contemporanee… Andrea Nicola

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Courmayeur/Aosta. Tra una baita ricostruita che ricorda una stube senza stufa e una farmacia in centro città. La strada potrebbe essere breve o potrebbe essere un panorama. Opto per la seconda. Tempo incerto e neve a bordo strada. Tanta neve, troppa neve. I miei pantaloni hanno ben compreso il concetto. Un senso di solennità pervade la vista nonostante un assembramento di nuvole non permetta la vetta. Qualche tornante spezza la monotonia bianca che non riesce comunque a rifrangere nulla. Continue reading Alchimie e fitocosmesi contemporanee… Andrea Nicola

L’umanità silenziosa della Fontina… Sandro Bonin

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Gressan è le sue frazioni e le sue stalle. Quando scende la notte, rimangono meleti e vigneti che siscambiano ruoli e apparenze. L’odore è quello tipico della Valle. I retaggi sono ben configurati all’interno di radici che hanno la vacca come inizio e fine di tutto. Le latterie turnarie non si sono trasformate in caseifici sociali. Si è cercata un’identità nella salvaguardia. Ciò che è cambiato è il rapporto clientelare: una volta di mezzadria, adesso di compravendita.

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En Barlet: la pecora Frabosana in mezzo alla neve… Maria Maddalena Giorgis

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Chiusa di Pesio. Regione Cavanero. Le strade lasciano spazio alle lastre di ghiaccio e a i sentieri. Le case alle raccolte differenziate e ai boschi. Ogni diramazione può essere lo sbaglio decisivo che ti lascia davanti solo la possibilità di spingere la macchina. Gli alberi s’infittiscono con la neve. La presenza umana, già deificata tra le strade di paese una mattina invernale senza desiderio, si fa talmente rada da non lasciare che i solchi del trattore e qualche orma sulla neve. Le Alpi Liguri sono talmente vicino da notarle di meno. Quelle Marittime, che segnano il confine con la Francia, ridanno un po’ d’immaginazione lontana. Gli alberi di castagno rubano la scena agli abeti. L’intorno è di un silenzio senza pace. Straordinario luogo dove perdersi o abbandonarsi. Due case terminano la strada. Se quella non è la meta, sei spacciato. Continue reading En Barlet: la pecora Frabosana in mezzo alla neve… Maria Maddalena Giorgis