La Borgogna del Sud e le Charolaise al pascolo

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Saona e Loira. Macon, capoluogo senza isterismo dove la tipicità francese si spoglia di raffinatezza per addossarsi le colpe di un meridione sapido e fascinoso, è una città che nel fiume lava tutta il suo multi-culturalismo. Viali larghi e poche persone, le pasticcerie sono l’ultima traccia di un rapimento tenue che in mezzo al verde non ha dilapidato le proprie ricchezze.Il cioccolato di Bernard Dufoux è di una bellezza quotidiana, da paese di ogni giorno, in modo che ogni angolo abbia la sua bottega, gusti pedissequi e la solita necessità di contrasto, la pasticceria di Joel Noyerie è fucsia, caotica e piena. Le monoporzioni sono raffinate e accatastate. Dacquoise perfette e l’Ideal Maconnais (dolce rappresentativo) ricco di una crema un filo troppo cotta. La città è l’ultima delle circostanze per trovare ancora legami e punti fissi, per riportare alla luce quella Borgogna fatta di filari millenari, di leggende assurde, di prezzi fuori dal mondo e di un’estetica assolutamente pulita e riguardosa. Qui, nella Borgogna del Sud, i vigneti sono meno catturati, i luoghi di confine che vanno verso il vino novello poco interessanti, i castelli chiusi, le rocche estreme unzioni turistiche e le stradine l’anima di una collina che lentamente inizia a farsi bosco e letame. I paesi hanno mantenuto intatti i colori della terra. Il rosa diventa marrone e le sfumature non sforzano mai, nemmeno nelle persiane o dentro i vasi. Appaiono meno e ovunque. Le cantine rimangono quasi stilizzate. Non c’è più una volontà se non quella della pioggia. Continue reading La Borgogna del Sud e le Charolaise al pascolo

Alsazia, lieviti, Munster e asparagi

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Alsazia. Una bellezza bella. Un luogo estremamente preciso, senza quella trasandatezza francese che tutto lascia immaginare. Un posto quasi liturgico, estremamente cattolico, con i tetti a punta, le case a graticcio e i vasi di gerani fuori dai balconi. Colori pastello mitteleuropei e persiane che non tolgono nulla. I paesi si susseguono alle città senza soluzione di continuità. È tutto delizioso, anche il territorio. Quei vigneti, che diventano vigneti e che sono ancora vigneti, non lasciano spazio alla natura. Le foreste riempiono i monti e sono lontane, sono più buie del buio e vivono di contesti da film horror di serie B. Senza macchine, con castelli che appaiono improvvisi, tra il medievale e il digitale. Quella natura povera da bestie al pascolo è riservata ai Vosgi che sono già montagna e non più stradine. Continue reading Alsazia, lieviti, Munster e asparagi

L’Alsazia e le sue pasticcerie

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Alsazia. Tra Strasburgo e Mulhouse. Un fazzoletto di terra dove è possibile non incontrare nemmeno una mosca oppure dove fingere una prenotazione mai fatta pur di mangiare al ristorante. Gli scarsi risultati di entrambi gli estremi, mi hanno spinto a rimanere nel centro. Tra l’autostrada e i Vosgi (questo lo documenterò in altra carta da consumare…) l’Alsazia mostra tutta la sua bellezza geometrica di regione di fuga. Il limite a metà strada tra confine e soglia. Limes e limen. L’Alsazia è una regione di frontiera che è stata inglobata e risputata. Dove gli uomini hanno disegnato confini, in quel luogo dove Marechal della Grande Illusione viene risparmiato per un passo oltre la frontiera svizzera, dove la natura continua a fregarsene di come l’uomo ha geo-politicamente determinato un filo d’erba e in quel luogo dove i lati continuano a sembrare congruenti, una nazione necessariamente deve diventarne un’altra. Continue reading L’Alsazia e le sue pasticcerie

Bretagna – Prima Parte

Sempre Luglio. Sempre vacche al pascolo. Ma qui non ci sono più contraddizioni. Qui tutto torna. Le coste e l’interno, le spiagge e la nebbia, gli artigiani e i borghesi. Qui è tutto pacificato. È un posto così lontano e così diverso che le antitesi non hanno più ragione d’essere. Città bombardate e ricostruite a caso non rivangano nel passato, lasciano direttamente spazio ai graticci di Quimper o di Vannes. Qui, la figura del produttore è sotto la tutela del tempo e della densità. Qui non si arriva per caso, non è un luogo turistico e non è un luogo di passaggio. La volontà è ripagata da subito. Continue reading Bretagna – Prima Parte

Normandia


Sempre Luglio. Sempre vacche al pascolo. La Normandia è impossibile da scrivere e ancora più impossibile da descrivere. Ha tante facce. Forse troppe. Vive nel terrore di essere dimenticata e dispensa memoria un po’ ovunque. Il meglio si trova nel rilassamento. In alcuni palazzi, in alcune scogliere e in alcune Ferme si percepisce ancora quel tempo bloccato dalle tele impressioniste e dall’anima di un popolo che ha invaso l’Europa, si è ritratto, ha costruito magnificenza e grandiosità, ed infine è stato invaso. Così la distruzione è diventata bellezza e la marea si è ritirata, scoprendo capolavori, trasformati, mio malgrado, in parchi divertimento.

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Champagne

Luglio. Vacche al pascolo. Pianura fastidiosa che inizia a lasciare spazio a qualche ondulazione. Vigneti messi a caso e odore di colza già tagliata. Una contea di passaggio, dove l’incanto di alcuni paesini estratti dai quadri di Guillaumin si alterna con rotonde nimesulidiche e sterminate strade senza orizzonte. In mezzo, quasi come orpello, appaiono le sue città più gloriose. Langres è magnificente nel suo splendore d’oro e assolutamente abbandonata a se stessa per la ricerca del formaggio eponimo. Nessun fermier e nessun piccolo caseificio. Consorzi e grosse produzioni. Ogni tanto, nelle vetrine, accanto a quella crosta lavata e arrossata di Rocou, tendente al molliccio e alla proteolisi spinta, appare la dicitura latte crudo. La rarità, però, è un assaggio che va provato… Continue reading Champagne