Un panificatore sulla strada… quasi alla meta… Enrico Giacosa

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Alba. Una delle capitali gastronomiche del nostro gaudioso Paese. Piena di turisti, di mercati, di imbonitori, di commercianti, di studiosi, di professionisti, di produttori di tajarin, di mistificatori di tajarin, di sublimatori di tajarin, di panificatori, di chef, di pasticcieri prestati alla resistenza e di pasticcieri prestati alla prostituzione, di turisti con il cappellino a visiera e la carnagione diafana, di rotonde, di case nuove, di tradizioni culinarie, di vista sulle colline, di abbandono dei cereali antichi, di acciottolati, di tranquillità, di slow food, di osterie programmatiche, di canaline di scolo piene di vino al metanolo, di personaggi dall’accento azzardato e di vialoni compendio di tutto un viaggio a metà strada tra le vigne, i tartufi e le nocciole. Alba è una città improvvisa, tra il Tanaro e la Ferrero, con quella codardia industriale costretta a guardare conche, avvallamenti e colline, per togliere la mano dal portafoglio e provare a rilassarsi alla ricerca di uno spunto gastronomico. Continue reading Un panificatore sulla strada… quasi alla meta… Enrico Giacosa

La nocciola e la sua trasformazione… Cascina Azii

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Feisoglio è uno dei tanti comuni dell’Alta Langa tra curve e noccioleti. La vista spazia e trova filari, un po’ di boschi, qualche rotonda e molte aziende agricole. Gli abitanti del paese, da oltre cinquant’anni, tendono pericolosamente verso lo zero. È un paese di passati, di contadini, di lavoratori che hanno abbandonato i campi per andare alla Ferrero, di venditori di nocciola in guscio, di presente limitato e senza un futuro, né auspicabile né paventato. Trecento abitanti e spicci, una fetta di collina, una campagna che non ha accenti stranieri a cui vendere e una bellezza depressa sempre ottenebrata dal luogo d’elezione. Una letteratura spiccia, molto coerente, fatta di nuvole basse, verde insostenibile, rugiade, piogge sporche, crinali sospesi, affacci marini, una quantità incontrollabile di coltivazioni, di possibilità di coltivazioni e di aborti di coltivazioni, cascine diroccate, cascine dismesse e cascine riprese. L’Alta Langa è un luogo dove tutto è concesso, perché non è più “Langa”, non è ancora Liguria e i ristoranti sono ancora bar-trattorie. In questo luogo da pagina sbiadita e da Olivetti 22, l’accettazione della modernità è qualcosa di familiare dai tempi biblici. Continue reading La nocciola e la sua trasformazione… Cascina Azii

Langhe in 2 giorni

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Scusate il pressappochismo, è che le Langhe hanno una quantità di produttori fuori da ogni logica, molti sofisticatori e molti artigiani seri…
PRIMO GIORNO

La Morra: farine e grani del Mugnaio per antonomasia Renzo Sobrino

Alba: gli straordinari tajarin di Mauro Musso (grani antichi e ricerca ossessiva)

Lequio Berrria: nocciole di Langa di Josè Noè (Papa dei Boschi)

Borgomale: formaggi e pecore delle Langhe di Silvio Pistone, uno dei più bravi di tutti… Continue reading Langhe in 2 giorni

Il silenzioso cammino della nocciola di Lu… Ferdinando Trisoglio

 

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Sempre Lu ma questa volta campi. I colori sono sempre gli stessi verdeggianti della primavera inoltrata. La svendita è sempre la stessa degli stessi paesi. Il Monferrato è sempre lo stesso e continua a non essere Langa. Il turista è lo stesso che continua a non essere. Perché latita o perché non c’è mai stato. Il tartufo è stato rubato, il vino è stato privatizzato, i cereali sono stati dati in concessione poco regia e le nocciole sono arrivate per dei motivi poco filologici e molto economici. Qui, non ci sono le macchine decappottabili, non ci sono i foulardHermès e gli occhiali Dior, qui ci sono facce solcate e facce rilassate. Lo stress non è del mestiere e non è dell’accoglienza. Chi passa, potrebbe anche non fermarsi o non riuscire a trovare un posto patinato con scritte in inglese e inviti lascivi. Qui, si coltivava la nocciola già nel 1500 ma il suo dogma salutistico è stato lentamente oscurato dall’ebbrezza. Così qualche decina di anni fa, Luigi Meda è stato il primo che ha creduto in una nuova conversione economica (i finanziamenti erano molto più che interessanti…) e geografica. Continue reading Il silenzioso cammino della nocciola di Lu… Ferdinando Trisoglio

Dal chicco all’alveolatura contenuta… Gina Bisoglio

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Lu. Un paese invecchiato. Uno di quei luoghi lasciato nelle mani di nessuno e così ritrovato centinaia di anni dopo la sua fondazione. Un colle di proprietà, una vista che non lascia requie, delle strade senza macchine, ma soprattutto una serenità anziana che riporta tutto alla sacralità. Ecco, Lu è un paese uscito da una fotografia neorealista a colori. Nessun dialetto, molta accidia, una determinazione per affrontare il nemico, luoghi messi in vendita per pochi denari, continuo cambio d’abito nelle colture, una postazione di difesa, la cantina sociale più antica della provincia di Alessandria, dove un tempo conferivano quasi 400 agricoltori e dove ora sono rimaste a terra le briscole, ma soprattutto una quantità di colori totalmente privi di turismo. Tonalità di marrone e giallo che non sono mai state vendute oppure, con meno poesia, che non sono mai riusciti a vendere. Continue reading Dal chicco all’alveolatura contenuta… Gina Bisoglio

La pasionaria del Macagn e l’anima dell’alpeggio… Emanuela Ceruti e Livio Garbaccio

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Civiasco. Alpe Lincèe. Novara. Tre luoghi e tre tempi diversi. Paese invernale dove mungere e caseificare il formaggio di stalla; alpe estiva dove monticare le proprie vacche e i propri bambini, abbandonare le sovrastrutture, prendere atto dello “spartanesimo” rurale e produrre formaggio ed erba; città indefinita, retaggio di un passato economico ed epitome dei mercatini necessari per comunicare e vendere il proprio lavoro. Il paese è un’immagine tenue-pastello tra le righe dello Zicchinèe; l’alpe è una mia azione incosciente in mezzo a curve, foglie di quercia e di castagno, macchina da fondo troppo basso, una sbarra ad interrompere l’asfalto, una discesa nello sterrato di poche decine di metri e un ritorno al senno; la città è una festa di bambini che si lanciano dall’alto, di montagne solo raccontate e di prodotti tipici che del fondovalle si portano dietro tutte le contraddizioni. Continue reading La pasionaria del Macagn e l’anima dell’alpeggio… Emanuela Ceruti e Livio Garbaccio

Zicchinèe: fare le cose bene e con calma… Mauro Ponzetto

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Civiasco. Valli plumbee tra il lago d’Orta e la Val Sesia. Qui, quando piove, la strada diventa foglia e i boschi, giungla. Non ci sono paesi intermedi, se non frazioni e musei dedicati alla rubinetteria. La strada principale non invita alla deviazione e nemmeno i curatori di piastrelle alla sosta. I bar che avevano buoni prodotti si sono trasformati in atmosfere modificate. Così nella mia ricerca, incrocio uno dei decani del paese. L’innegabilità di aria e acqua di sorgente distende le rughe e fa proseguire una vita di viuzze. Civiasco è così, è il presagio dei suoi vicoli, dei suoi colori pastello, delle sue fontane e delle pareti affrescate che ricordano antri vittoriani con giardini in perdita. Qui, la gente va ancora a comprare generi di prima necessità in bottega, pena l’estinzione di un servizio e un luogo. Così il paese può continuare a esistere, nelle sue case su quattro piani, nella sua pietra scoscesa e in qualche parete a graticcio. L’estetica di un posto del genere è talmente silenziosa da risultare disturbante. Generando pensiero, genera paura. E il passaggio non lascia il tempo di ragionare sulla futilità del punto di partenza. Civiasco è un paese talmente fuori dalle rotte turistiche, da rimanere meraviglioso. Con i suoi ciottoli, le sue botteghe di artigiani e quelle vie che non sai se ti porteranno altrove. Qui, ha deciso di costruire il suo laboratorio, Mauro Ponzetto, che alla serialità ha preferito il tempo.

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Un pasticciere territoriale… Fabrizio Giamello

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Vesime. Langa Astigiana. Tra Roccaverano e Cortemilia. Capre, nocciole e moscato d’Asti. Una zona definita dai suoi prodotti tipici, dalle sue aziende e dagli immancabili imbonitori. La nocciola è un sentore di alberelli che gli sgusciatori hanno reso in quantità. Tutto ruota intorno al territorio, le scelte sono sempre improvvisazioni su un tessuto di abitudini cristallizzate da secoli. Così nascere da queste parti è una fuga o un obbligo all’apologia. Quello che si può creare è già dato. Eppure la bellezza tutto fa pensare tranne che alla monotonia. Delle risposte, delle colture, delle dedizioni. Continue reading Un pasticciere territoriale… Fabrizio Giamello