Se il Pecorino Toscano ha ancora una speranza… Daniele Francioli

Parco naturale della Maremma. Alberese. In quella che una volta era la natura più incontaminata e in quella che adesso ha addosso quella veste buocolica, con un filo di rossetto turistico e quella voglia di scrollarsi di dosso la riforma fondiaria, le bonifiche e la povertà. Bellezza ce ne è ancora tanta, così come quei viottoli che portano alla marina, quei miraggi dell’orizzonte, le mandrie al pascolo, le gradazioni nelle tonalità di colori che non possono fare altro che mutare durante le stagioni e, in ultimo, quei butteri, così scenografici e affettati nelle fiction agiografiche di oggi dì, ma così rari e salvifici nel paesaggio e nel mantenimento di un biotopo realmente a rischio. Continue reading Se il Pecorino Toscano ha ancora una speranza… Daniele Francioli

Tartufi e tartufai… Emilio Gherlone

Sulla strada per Rinco nei pressi di Montiglio Monferrato, non troppo lontano da Murisengo. Una radura si apre, appena sotto un bosco, nella maniera di qualche figura geometrica sconclusionata. Tigli, querce e pioppi. Nulla di meglio da chiedere. Il pranzo finito da poco e un sentore di tartufo che spazia verso tutto il Monferrato. Tuber Magnatum Pico di trentacinque grammi appena degustato e appena raccontato.

Chi, dove, come fattura, quanto guadagna, quanto ricarica, da dove arrivano questi tartufi (Alba?), sono tutte domande fuori bersaglio. Monferrato Valleversa, la zona di degustazione, le colline e i prati circostanti, quella di raccolta, i trifolai e i venditori, i brutti ceffi che fanno il prezzo e nascondono la mano fatturante. Questo è tutto ciò che percepisco. Continue reading Tartufi e tartufai… Emilio Gherlone

Sicurezza e creatività… Carmelo Sciampagna

Marineo. Provincia di Palermo, in mezzo a qualcosa di indefinibile, sulla strada per Corleone ma non del tutto. Diramazione dalla statale per Agrigento, ma cinque kilometri per i nostrali sono un pellegrinaggio, vicino al bosco della Ficuzza, anche se l’aria fresca rimane posticcia e un un po’ distante. Questo è uno di quei posti dove il siciliano rimane invischiato nell’inerzia. Di non sapere di avere un passato e di non tentare la strada della valorizzazione. Su tutto, troneggia la Rocca, una sorta di oasi di biodiversità, nel cui sotto-roccia crescono specie rare (i locali mi riportano la presenza dell’Iris dal gambo corto). Continue reading Sicurezza e creatività… Carmelo Sciampagna

L’alpeggio e le sue donne… Francesca Monaci

Strada che sale verso il Rifugio Calvi. In mezzo alle montagne, ai boschi e alle cascate, è disperso l’Alpeggio Mersa Ca’ Bianca. L’ultimo paese è quello di Carona. Alta Val Brembana. Il fiume Brembo, appena nato, rigoglia con forza, quasi maestosa, su una vallata che mantiene in vita i lembi del sogno. L’Azienda Agricola della famiglia Monaci rimane placida nel territorio di Branzi. Lì, la madre di Francesca e sua sorella continuano la vendita estiva e la caseificazione dei formaggi freschi. Il resto della famiglia, composta da tre cugini, più il padre, lo zio, qualche cane e qualche faccia rapsodica, si trasferiscono in alpeggio. Anzi per la precisione, negli alpeggi. Continue reading L’alpeggio e le sue donne… Francesca Monaci

La pecora Brigasca e le sue contraddizioni. Aldo Lo Manto

Casello autostradale di Albenga. Dopo meno di un kilometro, tra rotonde e stradine di campagna, iniziano ad apparire campi coltivati a basilico, non terrazzati ma piani. Le mosche e l’afa distruggono la suscettibilità. Le strade si stringono e, in lontanzanza, tra qualche albero di fico e qualche prugno, scorgo un piccolo ammasso di casette, stamberghe e capanne. Qualche balla di fieno avvolta da un non fierisimo tetto in simil eternit e molti animali che non rassicurano sullo stato di cose.
La Liguria della riviera e degli agriturismi, quella dei turisti e delle vallate piovose, è lontana anni luce. Qua c’è lavoro, resistenza casearia e rapsodiche maniera. Continue reading La pecora Brigasca e le sue contraddizioni. Aldo Lo Manto

Un puntino tra le pecore… Roberto Gaboardi

Magari fossimo a Vesime! Mi fermo in un “pittoresco” bar di paese e chiedo. Dove le indicazioni per il bagno han bisogno di tempo e dove Tony Manero, in dolce compagnia e in lizza per il concorso “Non si uccidono così anche i cavalli”, pensa, entrando nella trama di Footlose e spedendomi direttamente verso sinistra. Mentre le varie partite di tre sette sono commistionate ad improperi.
La macchina inizia a salire. Supero Agrilanga (che mi persuade il giusto…) e arrivo in una fattoria tenuta in maniera disgraziata. Un accento non piemontese mi rimanda dove avevo provato a sfasciare la macchina. Continue reading Un puntino tra le pecore… Roberto Gaboardi

Il Morlacco e il Grappa abbisognano di tempo… Ivan Andreatta

Malga Gasparini. Lontano dall’abitato di Solagna. Estreme propaggini del vicentino. In mezzo a quella che è la storia della resistenza italiana. In una di quelle vallate che guardano il Monte Grappa, che nascondono ossari, trincee, pullman turistici e campi estivi.  Molta mediocrità tutt’intorno. Ristoranti un tanto al kilo, birrerie ben posizionate sui crinali acchiappa-turisti-in-cerca-di-una-vista-mozzafiato e alpini engagèe anacronistici che invocano l’etica di una terra e di un sotto terra per cui hanno scavato, creando una nazione… Tutto ciò è un’immagine di salita. Quella che parte dall’abitato di Solagna e percorre buona parte dell’ascesa al Grappa. Quella che lascia l’asfalto e procede sullo sterrato. Un paio di kilometri. Abitazioni e strade scompaiono. Nei punti giusti, quelli non invasi dal traffico domenicale dei classici “vicini di casa”, rimangono solo abeti, vacche al pascolo, margherite con steli lunghi quasi mezzo metro e anfratti sinuosi verso cui rivolgersi, attraverso l’ipocrisia-fascinosa del “come sarebbe la vita qui?”. Continue reading Il Morlacco e il Grappa abbisognano di tempo… Ivan Andreatta

L’allegoria del Buon Pastore… Andrea Preci e Annarosa Nonne

Montefiore Conca. Estreme propaggini della provincia di Rimini. In quellI che erano avamposti dei Malatesta. Abbastanza distante dalla rocca che domina il borgo, l’azienda del Buon Pastore non ha indicazioni che la determinino e nemmeno strade così suadenti o ampollose che la raggiungano. È isolata nella sua bellezza, fatta di rimandi al passato, di recupero di materiali di scarto e di solitudine. La stessa che porta, ogni giorno, la figlia diciassettenne, di Andrea e Annarosa, a prendere la corriera (con quel fascino tutto meridionale che si nasconde ed esplode in un nome e in un oggetto così desueto…) per andare a studiare ad Urbino e per uscire con le amiche… Continue reading L’allegoria del Buon Pastore… Andrea Preci e Annarosa Nonne