Tempo senza ricerca… Ugo Prina Mello

ANDRIANA

Sandigliano. Una strada e poche villette basse. Il far west biellese da porte sbattute in saloon desolati si riappropria di un hinterland quasi sepolto, dove la cappa di diffidenza e sfortuna è arrivata a prendere tutto quello che non ruotava intorno al tessile. Una provincia poco attrattiva e anziana, che vede i giovani in fuga verso lidi di cemento che non hanno altre ragioni che la sicurezza, lontano da quelle acque, da quel pudore e da quei vicoli che sono rimasti sempre ai margini di un’industria che ha catalizzato attenzioni e libidini. Il licenzioso era la fuga del weekend, adesso il familiare è diventato il ritorno nel weekend, in quel cortocircuito che non ha lasciato per strada che briciole di senso e schegge di disapprovazione. E luoghi come Sandigliano seguono a ruota una maniera riservata di stare dietro le quattro mura domestiche. Continue reading Tempo senza ricerca… Ugo Prina Mello

Cascina Aris: formaggi di capre in libertà… Raffaele Denk

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Monale fa parte di quel Monferrato sereno che ha smesso di concorrere e di fare gare. Qualche noccioleto, qualche vigneto, tanti boschi e molto silenzio. La pace è il filo rosso che lega tutti i movimenti di uomini e animali. Non c’è fretta e non c’è patina, manca quell’urgenza di rimostranza e di dimostrazione così facile in certe colline italiane. Sono luoghi come questi che ti s’incidono dentro, non lasciando scampo alla prigionia. L’amore è un finestrino abbassato in mezzo al selvatico e una sosta in cui ascoltarsi, spiando agri fruscii e vite terminate in lande dissepolte dove la fuga è stata per anni il modo di essere delle barbe lunghe e degli strumenti d’ottone. Queste dispersioni non hanno ottenuto raggiungimenti di benessere, ma sono rimasti per poter procedere al loro tempo, con quei ritmi naturali che son sempre stati sbeffeggiati dai colti metropolitani dalla gita con la tovaglia a quadri. Al di là dei fuggiaschi, questa rimane una terra di crescita e di singolarità, e così è capitato che un titolare di una ditta di impianti elettrici e sua moglie abbiano deciso di trasferirsi da Torino per far crescere i propri figli in mezzo al verde, senza filosofie indiane e senza dogmatismi di credo, ma nella semplicità dell’evidenza. E tutto questo è successo in una strada senza uscita di Monale, in fondo al bosco, qualche decina di anni fa. Continue reading Cascina Aris: formaggi di capre in libertà… Raffaele Denk

Savoia: una desiderabile fattoria dove il Beaufort è di casa… Ferme Cartier

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Saint-Avre è un luogo dove si può trovare tutto. Basta chiedere. Montagna, ruralità, autostrade, industrie, formaggi, rotonde, benzinai, ponti, approdi, fascino e antitesi. È una Savoia che prende le distanze dall’Italia, portandosi dietro le nuvole e il cattivo tempo. Queste valli non hanno ancora la lontananza ma non hanno mai perduto la produttività. Qui si sono create varie leggende, tra queste vette Pantani ha generato e ucciso la sua. Ancora tutto innevato, i passi sono chiusi, i nomi sono ancestralmente legati ad un passato di tutti. L’Italia è dietro l’angolo, i regimi dorati anche. E così nascondersi viene facile, soprattutto in luoghi che hanno mantenuto i formaggi come baluardo di un’appartenenza e di una cultura che si ferma al Frejus. Continue reading Savoia: una desiderabile fattoria dove il Beaufort è di casa… Ferme Cartier

Le Saiotte: il tempo che non passa…Melissa Sacellini

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Berzo Inferiore. Un luogo devoto in fondo ad una valle lacerata. Manufatti di pietra, miracoli e superstizioni alla base di una Val Grigna che difficilmente si può pretendere più contadina. Dove diradano i boschi, le stalle nelle proprie brutture prendono possesso di un piè di monte che lascerebbe intatto il tempo, se ci fosse qualche ponte e più silenzio. Il Trentino è distante e così la tracotanza della costruzione deve arrivare in mezzo ai castagni rendendo tutto meno sintomatico e più presente. E si guarda in su per trovare nella torre delle Saiotte quel minimo di decenza che fa ancora aprire i polmoni per dedicarli al respiro, al sospiro e all’abbandono. In questi luoghi si è sempre prodotto e lavorato, l’estetico si è sempre ritrovato chiuso e frastornato tra le mura delle case. E così storie di aziende agricole virtuose si son sempre manifestate come resistenza. Agli urti, agli anni, alle cadute e ai fallimenti. Melissa Sacellini è una di quelle ragazze che ha continuato una tradizione per trovare una strada che le permettesse di non trascurare: se stessa e il territorio. Continue reading Le Saiotte: il tempo che non passa…Melissa Sacellini

Il Gorgonzola e le sue dubbiose anse… Gianluca Arioli

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Ozzero è una casualità a pochi kilometri da Abbiategrasso, un paese racchiuso in una strada di case basse e sguardi sepolti, con le cascine ad aprire le varie direzioni e le abbazie a chiudere perversioni e pentimenti. La verdeggiante valle del Ticino. Eccoci qui. In questo emblema di terra industrializzata, dove si vedono gli alberi e si trattengono i fumi, dove i paesi vengono dimenticati sui cartelli stradali, disinteresse agnostico di chi non si è mai posto troppe domande. Eccoci qui. Finalmente posso dare alla mia voglia di Gorgonzola la stessa voglia di rettitudine. Ad Ozzero per provare a sondare l’irrealtà delle denominazioni d’origine protette italiane.

Il caseificio Arioli è uno dei più piccoli all’interno della Dop, probabilmente quello che fa il Gorgonzola più interessante, sicuramente il più buono oltre i 5 mesi di stagionatura, rarissimo non incontrare concentrazioni saline e forti sensazioni trigeminali. Il latte viene preso da poche stalle dei dintorni, tra chi lavora bene e chi lavora meno bene, il siero viene smaltito ai maiali dell’azienda agricola di famiglia che lavora qualche ettaro di terreno e produce i pochi salumi di tradizione padana (dal salame al cotechino). Continue reading Il Gorgonzola e le sue dubbiose anse… Gianluca Arioli

Lavagè: l’eterno ritorno degli uguali… Mirella Ravera

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Rossiglione, pressoché Liguria. Parco naturale regionale del Beigua altrimenti detto Valle Stura. Quella manciata di terra al confine con lo sfruttamento culturale piemontese che prova a contenere la voglia di cacciarsi nel selvatico, mantenendo a distanza il mare, l’ipocrisia, l’ansia e le viste distensive. Il moderno che si staglia sull’orizzonte fotografico dell’antico è di una bruttura senza redenzione, qui gli allevamenti bovini sono sempre stati la priorità – le cooperative cooperavano e imbottigliavano latte per cercare un’identità – , hanno svenduto, sono andati in decadenza, hanno perso la successione e si son trovati senza più voce. Così in questi luoghi che una giustizia condivisa non l’hanno mai avuta, auspicando il passato per trasformarlo in passaggio, la possibilità di fare le cose per bene, lentamente, senza pressioni, recuperando senza leggende, è quella maniera rimasta per non dare l’idea di essere un disadattato in pomeriggi disadattati tra tavolini e macchine truccate. Il contraltare della fuga si chiama territorio e lì hanno insistito giustamente i fratelli Ravera. Continue reading Lavagè: l’eterno ritorno degli uguali… Mirella Ravera

Caprini mantovani in una terra dove tutto è conferimento…Francesca Borrini

viele weiße Ziegen stehen im Stall und schauen

Marcaria, frazione di San Michele in Bosco. Lembo di pianura bagnata da un Oglio senza nascondimenti, in mezzo a quelle statali padane che non hanno altro da offrire se non traffico e qualche fascinosa vista su un sistema cascine vieppiù abbandonato. Piccolo incrocio e si entra a San Michele. I volti scompaiono per diventare eponimi di una civiltà contadina che qui socchiude le porte e pensa ancora che i bar non siano altro che bar. E così l’unica strada finisce in un prato lambito da una villa sanitaria e il fascino angusto dei palazzi, rimasti in piedi al tempo delle forme di cortesia, è quello che resta di un luogo dove le vacche da latte sono state le uniche possibilità produttive per anni, lustri e decenni, fino a quando Francesca Borrini non ha fatto il suo rientro a casa con una laurea in veterinaria/etologia animale, convertendo, insieme ai suoi genitori, il conferimento di latte di Frisone per la produzione del Grana Padano in qualcosa di assolutamente innovativo, per quelle zone, per la pianura ma soprattutto per il tipo di abitudini e clientele chiuse in cucine dai pochi sussulti: un allevamento di capre Saanen e la trasformazione del latte stesso in formaggi. Continue reading Caprini mantovani in una terra dove tutto è conferimento…Francesca Borrini

Ca’ Bella: progetti di confine… Riccardo Rosa e Alessio Pozzoli

CA BELLA

Tra Dernice e San Sebastiano, in quel crinale dove la Val Curone diventa Val Borbera, dove i paesi superano difficilmente i mille abitanti e dove le frazioni definiscono molto più di qualunque fotografia. Ad ogni luogo appartiene una terra, un prodotto o una dichiarazione d’intenti. E così il Montebore, formaggio su cui proditoriamente si sono create leggende e gabelle, su cui i cultori del giusto han creato fantomatici produttori, adottando pecore e nascondendo vacche, e su cui storicamente si è addirittura trovata una connessione con Leonardo Da Vinci, acquisisce in quei declivi i propri natali, rappresentando povertà, un po’ di Liguria, i colori pastello delle pareti, le persiane verde foresta, i ponti ad arco su alvei di scorrimento privi di elementi d’origine, e una bellezza socchiusa in stradine che discendono verso un nulla di partite a carte e pascoli infiniti. Qui le frazioni definiscono finanche le cascine. Continue reading Ca’ Bella: progetti di confine… Riccardo Rosa e Alessio Pozzoli