Tortai e farinotti tra i caruggi… Sà Pesta

Genova. Città vecchia sempre a rischio autenticità. Passata la compulsione per la bellezza borghese e signorile delle città mantenute, superati gli anni civili delle passeggiate gradevoli, la puzza di urina, i dedali, i porti, la decadenza e le persiane incrostate dalla salsedine sono diventate l’emblema stesso di un’identità copiata, quella di migliaia di persone perdute e battute, che nella non curanza han rimesso a posto l’idolo. Genova è per noi più che per loro, è un apprezzamento contemporaneo che sta vivendo il periodo storico giusto in cui la puzza diventa il profumo della differenza. I tossici possono fare i tossici, le prostitute le prostitute e gli extracomunitari gli extracomunitari. È tutto folklore, poesia, decadenza, fascino ma soprattutto è tutto distanza. Da lì si può dimostrare e farsi sedurre, così nella risata, nell’aria sbarazzina e nel borghesismo di convinzione laica. Il troppo dentro rimane a chi ha la necessità o alle insegne storiche. Una di queste è il motivo del mio labirinto. Continue reading Tortai e farinotti tra i caruggi… Sà Pesta

Qualità dentro la quantità: la storia e il desiderio… Panificio Menchetti

Cesa (frazione di Marciano della Chiana), la provincia di Arezzo, buona parte della Toscana e oltre. Una piana che si apre verso l’appennino e delle colline basse che non riportano l’idea della palude, della sua bonifica e delle sua razza da lavoro, la Chianina. Qui ci sono lunghi rettifili, poche curve, molto spazio, frutteti (pesche e mele) non troppo dispersivi, i soliti cipressi ad ammantare il fascino di déjà-vu e rinascimento in lontananza a chiudere un quadro dissestato e disomogeneo, dove l’industrializzazione si è ben completata e la ricchezza diffusa è stata costretta in mezzo alle rotonde e a qualche prefabbricato di troppo. Qui si produce anche, il turismo non è sempre un girasole e i filari non si esauriscono nell’autarchia. Eppure Marciano è un piccolo gioiello dove basta l’italiano. Qui si è sviluppata, negli anni, l’attività della famiglia Menchetti, qualcosa al di fuori dei confini… Continue reading Qualità dentro la quantità: la storia e il desiderio… Panificio Menchetti

Markthalle Neun: il pane in una Berlino che c’è ancora… Alfredo Sironi

Kreuzberg è il più classico dei crocevia. Da Berlino americana a Berlino turca, passando per una controrivoluzione punk-dada salvifica dal degrado e finendo per rappresentare una frontiera che è centro in quanto movimento e tessuto sociale. Il muro dietro l’angolo è invasivo folklore di un tempo che non è mai stato privamento di possesso e così Kreuzberg sopravvive agli hipster, ai palazzoni, ai mercati urbani, ai kebab, alla socialità come forma d’arte, alla gentrificazione che ha trasformato tutto in un wurstel, in un caffè e in un risvolto. Dalle farmacie alla decadenza, la trasformazione è stata voragine che ha mantenuto le sedute in legno, la scomodità della cultura e il ribrezzo verso il conformismo. Così, il nero dark è diventato colore, sorrisi e biologico, uno Straight Edge alla berlinese meno cupo e con quei sorrisi barbuti che ormai sono in mezzo tra la deferenza e l’anacronistico. Qui si passeggia, si va in bici, si sta bene e si aggirano i tempi morti attraverso il tepore delle sere impegnate, quelle calorose, che anche se vendi passeggini sei comunque un locale… Continue reading Markthalle Neun: il pane in una Berlino che c’è ancora… Alfredo Sironi

Bonne Vallée: filiera agricola valdostana con spiragli… Fratelli Chappoz

Donnas. Dal Piemonte sfumato, appare una Valle d’Aosta affaticata, alle spalle ci sono quell’assenza d’identità e quelle ombre che il verde non riesce ancora a riflettere. Qui non si punta diretti verso la montagna, si prova a creare qualche virtù attraverso il tempo dedicato e attraverso la battaglia delle capre. È un tutto più piccolo e più univoco, i paesi sono arroccati nella necessità di proteggersi e di essere produttivi. E il tempo dedicato non è mai un tempo da braccia conserte e pensiero consumato, simbiotico ed emotivo, a Donnas bisogna inventarsi una Valle d’Aosta riflessiva, come se si fosse in un al di là di tutto… Continue reading Bonne Vallée: filiera agricola valdostana con spiragli… Fratelli Chappoz

Panificatori leggermente sfumati… Mirko Zenatti

Sommacampagna è un po’ diversa dal solito hinterland, anche qui si sono costruite rotonde, e conseguenti bar, case di tre piani, colori morti addomesticati e periferie brevi ma informi, ma qui, in quel collo di bottiglia tra la Pianura e le colline moreniche, il più classico dei luoghi di passaggio è diventato un luogo dove fermarsi, un recupero agricolo che ha ridato agio al suo centro storico, pesche e vigne in simbiosi quanto basta a non appassire e un’umanità che nel paese non ha visto una forma insana d’invidia. E così, anche se freddo e nebbia costituiscono lo scheletro dell’indifferenza e della diffidenza, basta una campagna a risollevare l’umore, un incrocio sbagliato, una chiacchiera fuori posto, un insensato accenno di nostalgia… Questi sono luoghi che fortificano i concetti e l’assenza di velleità, qui Mirko Zenatti ha da poco rinnovato il suo locale. Continue reading Panificatori leggermente sfumati… Mirko Zenatti

Il Buratto: panificazione lieve, luoghi neo-medievali… Elena e Stefano Campanello

Grazzano Visconti. Vigolzone. La Gardaland del Medioevo, un luogo da bambini in gita, con botteghe artefatte, finte fucine e venditori di ammennicoli. Uno straordinario castello di fine ‘400 e, tutt’intorno, costruzioni anticate di inizio ‘900 per portare giullari e mangiafuoco ai limiti dei centri commerciali. Un luogo fuoriuscito dal tempo e poco scavato, dove la furbizia è pari alla mestizia dei venditori con orari rapsodici, un qualcosa di mantenuto che nella società conformista va ad incocciare il bisogno di gruppi, pullman e di una storia raccontata da divulgatori delle due del pomeriggio. Tra un rabbocco di materia grigia e l’altro, sorseggiando un The Infrè con le Macine, si può sognare acquamarina e zirconi, dame e nani; la bigiotteria del Medioevo, dove tutto è al proprio posto perché quel posto non l’ha mai avuto. Qui, i fratelli Campanello, sulla strada provinciale con dietro un parcheggio dove salvarsi dall’oggettività, hanno deciso per un panificio, un forno a legna, travi a vista e una possibilità. Continue reading Il Buratto: panificazione lieve, luoghi neo-medievali… Elena e Stefano Campanello

Tortelli con la coda e un limitarsi poco oltre… Harry Vallavanti e Donatella Piazza

Gropparello. Località Sariano. Val Riglio. L’ennesima spaccatura piacentina che va verso un Appennino rintanato, in una metà strada, tra la Pianura Padana e le terre del Parmigiano, che non è mai andata troppo oltre con la fantasia. Strade che si rimpiccioliscono, castelli d’origine protetta, qualche vigneto, curve sussiegose, stagioni troppo nette per pretendere la Toscana, uno dei primi oli piacentini per dirimere il confine tra la brezza e la montagna, e una necessità al quotidiano fatta ancora di bar, alimentari, edicole, panini con la coppa e parrocchie coercitive. Queste sono valli oscure e diafane, dove il cambiamento cittadino è molto spesso un ritorno e dove i ruoli sono ancora perfettamente rispettati. Qui la pasta fresca fa parte di qualunque giornata. Continue reading Tortelli con la coda e un limitarsi poco oltre… Harry Vallavanti e Donatella Piazza

Gofri: commerciare una familiarità… Marzia Jourdan

Pinerolo. Un punto di transito tra le valli Valdesi e la pianura, un luogo di industriosità borghese e di aristocrazia appannata, l’ennesimo retaggio torinese con i suoi porticati, l’acciottolato morfologico, le piazze chiare e il cielo opaco dai colori sbiaditi dove la notte è lunga e il risplendente è sempre una compromissione con l’uggia degli abitanti. Poche parole, molti riguardi, scenografia algida di luoghi che, appena voltate le spalle, rimarranno intatti nel pensiero ma decostruiti come emozioni. Sono luoghi poco empatici, dove s’inventano cagliate lattiche, gianduia e panettoni bassi e dove si cerca la città nonostante le dimensioni e il benessere di avere le Alpi a portata di macchina. Qui i colori pastello hanno ceduto il passo agli stabili di tre piani, funzione alogica di un Italia che ha accettato e ha provato a ricostruire, stipando le proprie risorse umane in una facile combinazione televisore-divano. In mezzo, insieme all’artigiano indeciso, quello che rientra dalla montagna o quello a cui manca il coraggio di esplorarla, l’incedere geografico dei gofri. Continue reading Gofri: commerciare una familiarità… Marzia Jourdan