Formaggi, gelosie e Appennino… Stefano Fogacci

Monteombraro. Il comune di Zocca si sente nelle curve, nelle braccia e nei cartelli che lo segnalano, a destra, a sinistra, in centro e a terra. Le strade si dissestano. Le arterie secondarie, quelle che tranciano frazioni definite da poche e rade case, da qualche albero di ciliegio che sale verso l’Appennino e dalla nostalgia di non aver mai pensato a come sarebbe l’indifferenza di Monteorsello se ce ne fosse un cantore, sono devastate dalle nevicate invernali e da passaggi rarefatti. Districandosi tra strade provinciali, crolli improvvisi e anziani coltivatori di princìpi ai bordi delle strade, ritrovo l’orientamento su una stradina che diventa una mulattiera, che costeggia degli alberi di antiche varietà di ciliegie di Vignola (poco produttive e assolutamente rapsodiche…) che sembrano querce da quanto sono imponenti. Continue reading Formaggi, gelosie e Appennino… Stefano Fogacci

La trasformazione della macelleria… Roberto Papotti

Fossoli di Carpi. Piccola frazione oltre il passaggio a livello. Tre mila anime per eccesso, case basse, una grande via che la taglia in tre direttrici che si dipanano verso Modena, verso Verona e verso Mantova. C’è un’eco, poco nostalgica, di un passato contadino, forse più campagnolo e forse meno lacerato di quello che è stato. Le grandi arterie industriali si sentono, l’Appennino è lontano come l’interesse a fermarsi per un motivo preciso. Dopo averlo salutato, Roberto Papotti m’invita a fare sette kilometri per farmi un’idea di cos’è stato il terremoto. Tra sensi di colpa, curiosità vampiresca da cercatore d’incidente, e turismo da cappellino-giubileo, percorro quanto chiestomi e mi trovo a Rovereto sulla Secchia. Continue reading La trasformazione della macelleria… Roberto Papotti

Le partiture della materia prima…. Filippo Stella e Gianna Benassi

Montagnana di Serramazzoni. A pochi kilometri da Maranello. L’Appennino, a causa del troppo spazio, diventa pianura, ritorna a essere collina, e non si lascia nemmeno catturare, decentemente, in un pranzo. Curve su curve, tornanti che non diventano mai rettilinei e fretta mi hanno sconsigliato una ripetizione delle strade sbagliate. Troppe. Anche perchè la vista, il silenzio e quella natura meriterebbero un fruitore diverso, forse migliore. La pianura è molto vicina, la montagna si estende attraverso creste, valli tributarie e pendici. I boschi ricoprono tutto, lasciando poco spazio alle rocce. Le pietre miliari segnano il passo. Arrivati a 10 km e 400 metri da Serramazzoni, in prossimità di una curva, una stradina porta verso il Museo della Rosa: pochi metri prima abitano e lavorano Filippo Stella e Gianna Benassi. Continue reading Le partiture della materia prima…. Filippo Stella e Gianna Benassi

L’esigenza di una tradizione… Matteo Maini

Pianello Val Tidone. In mezzo ad una di quelle terre che da sole non sono mai riuscite a salvarsi nè a mostrarsi. Tra quelle colline, quelle strade distrutte dalle nevicate, quelle viti, quelle trattorie così tipiche da non abbisognare più nemmeno di un cartello o di un’insegna, le somiglianze arrivano facili alla vista e all’udito, anche senza pubblicità. Le valli piacentine, prime propaggini di un appennino non sentito come tale, vengono tagliate da fiumi e torrenti e lasciano alla val Trebbia di Hemingway il compito di segnare il passo e di veicolare l’immagine. Continue reading L’esigenza di una tradizione… Matteo Maini

Bardini: una tradizione con un futuro diverso? Graziano Balduzzi

Piacenza. La bellezza è celata. Il resto dell’Emilia è un’eco dai sapori nostalgici e autoritari. La dipendenza da Parma e una velata sottomissione gastronomica l’hanno nascosta e la nascondono vieppiù. Eppure le vie ci sono, i parchi anche, chiese e palazzi stanno lì a rappresentare una storia millenaria. Il Gotico (Palazzo Ducale) è una rappresentazione antropica di una borghesia delimitata e limitata nel suo essere di passaggio. I castelli e gli orpelli ducali hanno nelle merlature e nei portici il loro quotidiano incedere e anche quello dello shopping, bardato nei cosueti abiti benpensanti del sabato pomeriggio. Continue reading Bardini: una tradizione con un futuro diverso? Graziano Balduzzi

Parmigiano Reggiano, finalmente…! Fratelli Brugnoli

Bardi. Sconfinato appennino parmense. Perdersi è nel fascino della normalità, non fosse per ritardi accumulati appuntamento per appuntamento. La Liguria, bloccata dietro le montagne/colline spira i suoi venti, togliendo maglioni e giornate di pioggia. Pare cha a Gennaio, nelle giornate di sole, si possa stare tranquillamente in maniche di camicia. I riverberi del mare si sentono poco, quello che torna sono solo le curve e le strade dissestate. Un pianto di polvere e buche. Tornanti che squarciano il cielo, regalando autunno, orizzonte e colori meticci. Il dialetto paesano è quello lento dell’assenza di stress e le risposte hanno ancora l’interesse per la meta da raggiungere. Bardi è un assembramento di frazioni che possono distare fino a trenta kilometri o un’ora di strada.  Continue reading Parmigiano Reggiano, finalmente…! Fratelli Brugnoli